La convenzione di Ginevra del 22 agosto 1864: molto più di un testo giuridico 

Un ricordo di Solferino”: le memorie di Henry Dunant

"Nell'Ospedale e nelle chiese di Castiglione sono stati depositati, fianco a fianco, uomini di ogni nazione, Francesi, Austriaci, Tedeschi e Slavi, provvisoriamente confusi nel fondo delle cappelle.
Non hanno nemmeno la forza di muoversi nello stretto spazio che occupano. Giuramenti, bestemmie che nessuna espressione può rendere risuonano sotto le volte dei santuari. Mi diceva qualcuno di questi infelici “Ci abbandonano, ci lasciano morire miseramente, eppure noi ci siamo battuti bene!”.
Malgrado le fatiche che hanno sopportato, malgrado le notti insonni, essi non riposano e, nella loro sventura, implorano il soccorso dei medici e si rotolano disperati nelle convulsioni che termineranno con il tetano e la morte.
[...]
Benché ogni casa si fosse trasformata in una infermeria e malgrado che ogni famiglia avesse tanto da fare per curare gli ufficiali ospitati, sin dalla domenica mattina sono riuscito a riunire un certo numero di donne che fecero del loro meglio per soccorrere i feriti; non si trattava di amputazioni né di altre operazioni chirurgiche, ma bisognava assicurare il vitto e soprattutto soddisfare la sete di gente che moriva di stenti e di privazioni. Bisognava poi pensare alle loro piaghe, alle loro ferite e lavare dei corpi sanguinanti coperti di fango, di vermi e bisognava fare tutto ciò in mezzo a esalazioni fetide e nauseabonde, attraverso lamenti e urla di dolore in una atmosfera bruciante e corrotta.
Ben presto si formò un nucleo di volontarie, e le donne lombarde correvano da gridava di più, pur senza essere i più malconci. Cercai di organizzare il meglio possibile i soccorsi in quei quartieri che sembravano essere i più sprovvisti, e adattai particolarmente una delle Chiese di Castiglione, situata in una altitudine a sinistra venendo da Brescia e chiamata, se non erro, Chiesa Maggiore.
Vi sono raccolti quasi cinquecento soldati e ve ne sono almeno altri cento stesi sulla paglia davanti alla chiesa e sotto tende appositamente tese per preservarli dal sole. Le donne, entrate nell'interno, passano dall’uno all'altro con anfore e secchi pieni d'acqua limpida che serve a placare la sete e a umettare le ferite. Alcune di queste infermiere sono belle e graziose ragazze: la loro bellezza, la loro bontà piena di lagrime e di compassione le loro cure attente e premurose sollevano un po' il coraggio e il morale dei malati. Giovinetti del luogo vanno e vengono dalle case alle fontane più vicine con secchi, bidoni e recipienti più svariati.
[...]
Povere madri di Germania, d'Austria, d'Ungheria e di Boemia, come non pensare alle vostre angosce quando avete appreso che i vostri figli feriti sono prigionieri in paese nemico! Ma le donne di Castiglione, vedendo che non faccio alcuna distinzione di nazionalità, seguono il mio esempio e testimoniano la stessa benevolenza a tutti questi uomini di origine diversa e che sono per loro tutti ugualmente stranieri. ”Tutti fratelli!”, ripetevano con emozione. Onore a queste donne compassionevoli, a queste fanciulle di Castiglione! nulla le ha disgustate, stancate o scoraggiate, e la loro modesta devozione non ha tenuto conto né di ribrezzo, né di fatiche, né di sacrifici.
[...]
In ogni borgo situato sulla strada che conduce a Brescia, le contadine sono sedute davanti alle loro porte preparando silenziosamente filacce e bende: quando arriva un convoglio, esse salgono sulla vettura, cambiano le compresse, lavano le piaghe, rinnovano i bendaggi dopo averli inzuppati nell'acqua fresca; versano cucchiaiate di brodo, di vino, di limonata sulla bocca di quelli che non hanno più forza di sollevare la testa e le braccia
[...]
Brescia: questa città così graziosa e pittoresca è trasformata non in una grande ambulanza provvisoria come Castiglione, bensì in un immenso ospedale: le due cattedrali, le chiese, i palazzi, i conventi, i collegi, le caserme, in una parola tutti i suoi edifici, sono ingombri delle vittime di Solferino. Sono stati improvvisati quindicimila letti da un giorno all'altro; i generosi abitanti hanno fatto quello che non sarebbe stato possibile fare in nessun luogo di fronte a simili avvenimenti. Al centro della città c’è l'antica basilica chiamata Duomo Vecchio o la Rotonda che, con le sue due cappelle, contiene un migliaio di feriti. Il popolo li visita continuamente e le donne di ogni classe portano loro a profusione arance, gelatine di frutta, biscotti, dolci. La umile vedova o la più povera vecchia non si ritiene dispensata di portare il suo tributo di simpatia, la sua modesta offerta.

Le stesse scene si ripetono nella nuova cattedrale, magnifico tempio di marmi bianchi dalla vasta cupola, in cui sono raccolti centinaia di feriti, e si ripetono altresì negli altri quaranta edifici, chiese e ospedali che contengono fra tutti quasi ventimila feriti e ammalati."
 
Fonte: scuoladecs.ti.ch
 
 
La Convenzione per il miglioramento della sorte dei militari feriti negli eserciti in campagna, fu firmata a Ginevra il 22 agosto del 1864 dai rappresentanti sei seguenti paesi:
Baden,
Belgio,
Danimarca,
Spagna,
Francia,
Assia,
Italia,
Paesi Bassi,
Portogallo,
Prussia,
Confederazione Svizzera,
Würtemburg
(I rappresentanti di Inghilterra, Sassonia, Stati-Uniti e Svezia non avevano avuto i poteri di firma).

 

Ecco il testo, che rappresenta il primo decalogo del diritto internazionale umanitario:

Art. 1 - Le ambulanze e gli ospedali militari saranno riconosciuti neutrali, e, come tali, protetti e rispettati dai belligeranti, durante tutto il tempo in cui si troveranno dei malati o dei feriti. La neutralità sarà sospesa se queste ambulanze o questi ospedali saranno salvaguardati da una forza militare.

Art. 2 - Il personale degli ospedali e delle ambulanze, ossia la direzione, il servizio di sanità, l'amministrazione, il trasporto dei feriti, potrà godere del beneficio della neutralità durante tutto lo svolgersi delle sue funzioni, e fintanto che resteranno dei feriti da raccogliere e da soccorrere.

Art. 3 - Le persone designate nell'articolo precedente potranno, anche dopo l'occupazione nemica, continuare a svolgere le loro funzioni nel loro ospedale o nella loro ambulanza, oppure ritirarsi per raggiungere i Corpi a cui appartengono.

Art. 4 - Le persone addette agli ospedali militari non potranno, durante la ritirata, trasportare con sé altro che gli oggetti di proprietà particolare. Il materiale degli ospedali militari è infatti sottomesso alle leggi di guerra. Questa regola non vale invece per le ambulanze, le quali potranno così mantenere il loro materiale.

Art. 5 - I civili che soccorreranno i feriti saranno rispettati e avranno piena libertà d'azione. I generali delle Potenze belligeranti avranno per missione quella di appellarsi al senso d'umanità delle popolazioni civili, informandole sul loro diritto alla neutralità. Ogni ferito raccolto e curato in una casa dovrà essere rispettato. Particolari favori saranno concessi a chi si prenderà cura dei feriti.

Art. 6 - I militari feriti o malati saranno raccolti e curati, a qualunque nazione appartengano. I comandanti in capo avranno la facoltà di rimandare immediatamente agli avamposti nemici i militari nemici feriti in combattimento, allorquando naturalmente le circostanze lo permetteranno. Saranno rimandati nei loro Paesi coloro che, dopo la guarigione, saranno riconosciuti invalidi. Gli altri potranno ugualmente essere rimandati in Patria, a condizione di non riprendere le armi durante tutta la durata del conflitto. Le evacuazioni, insieme al personale che le dirige, saranno protette dalla neutralità più assoluta.

Art. 7 - Una bandiera distintiva e uguale per tutti sarà adottata dagli ospedali, dalle ambulanze e durante le evacuazioni. Essa dovrà essere, in ogni caso, accompagnata dalla bandiera nazionale. Il personale neutrale porterà anche un bracciale, che gli sarà rilasciato dalle autorità militari. La bandiera e il bracciale porteranno una Croce Rossa su sfondo bianco.

Art. 8 - I particolari della’esecuzione della presente Convenzione saranno regolati dai comandanti in capo delle armate belligeranti, in base alle istruzioni dei loro rispettivi Governi, e conformemente ai principi generali enunciati in questa Convenzione.

Art. 9 - Le Grandi Potenze che Sottoscrivono questo documento sono obbligate a Comunicare la presente. Convenzione ai Governi che non hanno potuto inviare dei plenipotenziari alla Conferenza Internazionale d Ginevra, invitando tali Governi a sottoscrivere essi stessi tale Convenzione.

Art. 10 - La presente Convenzione sarà ratificata a Berna entro quattro mesi da oggi.

 

convenzione

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti