merelli livio
 Fonte:  archivio UNIPI

 

Livio Merelli
Piacenza, 21 novembre 1886
Pisa 12 ottobre 1918

Profilo storico della Croce Rossa Italiana: Dott. Livio Merelli, Tenente medico C.R.I.; Socio perpetuo C.R.I. “alla memoria”; Medaglia d’argento al merito della Salute Pubblica “alla memoria”.

Nasce a Piacenza il 21 novembre 1886. da Giacomo e Anna Arata; poco dopo la sua nascita la famiglia trasferisce la propria residenza a Parma, città di origine dei genitori.
Nell’anno accademico 1905-1906 si iscrive al primo anno della facoltà di medicina e chirurgia della R. Università di Pisa, qui segue con pieno successo gli studi e nel 1911 consegue la Laurea “con lode” in Medicina e Chirurgia.


Poco dopo, a causa dell’epidemia colerica che colpisce Pisa, il giovanissimo medico presta servizio volontario come “interino”, esercitando il compito provvisoriamente assegnato presso la condotta medica di Lungarno Galilei a Pisa. Il Dott. Merelli si dimostrò un appassionato studioso, un attento osservatore e un prolifico relatore; la sua vocazione era quella di percorrere la carriera universitaria dedicandosi alla ricerca ed all’insegnamento, decise quindi di trasferire la sua residenza da Parma a Pisa, in Via Rigattieri, e di effettuare l’iscrizione obbligatoria all’Albo dei Medici Chirurgi di questa stessa Provincia.
Tra il 1912 ed il 1913 il dott. Livio Merelli si iscrisse al Comitato di sezione della Croce Rossa Italiana, si arruolò anche tra i volontari “a disposizione” per essere chiamati a prestare servizio in caso di guerra o di pubbliche calamità come Medico Assistente di 2^ classe, corrispondente all’epoca al grado di Sottotenente medico C.R.I..


Il 16 novembre 1913 iniziò la desiderata carriera universitaria conseguendo la nomina ad “Assistente volontario, confermato tacitamente di anno in anno sino a contraria disposizione”, presso la Clinica Medica Generale dell’Università di Pisa diretta dal Prof. Giovanni Battista Queirolo.


L’ 1 aprile 1914, il riconoscimento del suo impegno all’Università portò ad una prima sostanziale modifica, il Dott. Merelli venne nominato “Assistente in soprannumero”, con uno stipendio annuo di lire 1.200, e fu assegnato all’Istituto di Igiene della R. Università di Pisa, in questo istituto, sotto la direzione del Prof. Alfonso Di Vestea, in poco tempo divenne “Assistente effettivo” rimanendo con tale titolo a servizio della scienza medica fino alla sua prematura morte.


Di quei primi anni ci giungono interessanti pubblicazioni in campo medico scientifico:
“Sulla etiologia della parotite epidemica, ricerche batteriologiche e sierodiagnostiche” pubblicato in Pathologica: Volume 4, Istituto di Clinica Medica Generale della R. Università di Pisa, 1913.
“Cultura placentare in vitro, sulle culture pure di cellule neoformate, sulle leggi di blastotropismo generativo….” Istituto di Igiene della R. Università di Pisa. 1914.
“Vaccinazioni multiple simultanee, nota preventiva” Istituto di Igiene della R. Università di Pisa, Tipografia G. Schenone, Genova, 1915.


Con l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915, Livio Merelli, a 29 anni, viene chiamato in servizio attivo nel personale militare della Croce Rossa Italiana in qualità di medico assistente, con il grado di Sottotenente medico; viene assegnato all’Ospedale militare territoriale della C.R.I. a Marina di Pisa, in approntamento, che con l’ Ospedalino Militare di Migliarino Pisano, ubicato all’interno della Tenuta di Migliarino, entrarono in funzione il 28 luglio 1915; le due strutture erano poste agli ordini del Direttore Comandante, Prof. Antonio Cesaris-Demel, Maggiore medico C.R.I..


Nel gruppo iniziale dei medici assistenti chiamati in servizio, con il protrarsi della grande guerra, si registreranno numerose modifiche con l’acquisizione di nuovi elementi, con trasferimenti per altre destinazioni e, purtroppo, decessi. La squadra iniziale del personale medico era composta dal Tenente medico CRI Dott. Augusto Basunti, e dai Sottotenenti medici CRI: il dott. Vincenzo Sassetti, il Dott. Dino Bogi, e dal Dott. Livio Merelli; i chirughi furono: il Capitano medico CRI prof. Guido Ferrarini ed il Capitano medico CRI cav. Dott. Oreste Baciocchi.


L’impianto ospedaliero della Croce Rossa Italiana a Marina di Pisa, con 160 posti letto, per il ricovero dei soldati feriti evacuati dal fronte con i treni ospedale, risultò una struttura completa ad alta specializzazione chirurgica, cui si aggiungeva l’Ospedalino Militare nella Tenuta di Migliarino Pisano, con 40 posti letto iniziali, voluto dal Duca Salviati; nonostante la distanza quest’ultimo fu un reparto di degenza e convalescenza per i soldati feriti, ormai in via di guarigione, che lì venivano trasferiti da Marina di Pisa.


Nonostante i buoni successi riportati nelle cure si faceva appena in tempo a dimettere i fortunati guariti che purtroppo arrivavano altri treni ospedale con nuovi soldati feriti sgombrati dal fronte. Instancabili i medici operarono, amputarono e curarono, ma combatterono soprattutto contro le infezioni, riportate spesso a seguito dei primi interventi chirurgici effettuati sotto le tende degli ospedali al fronte e, non esistendo ancora gli antibiotici come li conosciamo oggi, con i rimedi dell’epoca era spesso una lotta impari che poteva portare alla morte.


All’interno dell’Ospedale a Marina di Pisa erano stati impiantati un laboratorio di ricerca batteriologico ed un laboratorio istologico, il Direttore Comandante, Prof. Antonio Cesaris Demel, volle affidarli al Sottotenente medico Dott. Livio Merelli in quanto già valente Assistente nell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pisa.


Il Dott. Livio Merelli, oltre ai suoi doveri di ufficiale medico, si adoperò quindi con dedizione e passione a tale incarico, riuscendo persino a coinvolgere colleghi, e insigni studiosi dell’Università di Pisa che offrirono la loro opera e, quando le ricerche esigevano maggiori approfondimenti, si ricorreva alle migliori strumentazioni dell’epoca messe a disposizione dall’Università stessa. Taluni casi curati in quelle tragiche circostanze divennero fonti per studi di medicina e chirurgia dell’Università di Pisa. La massima attenzione venne poi prestata in Ospedale all’igiene, alla pulizia della biancheria, alla lavatura ed alla sterilizzazione.


Proprio la dedizione e l’impegno, che al termine della sua vita gli saranno purtroppo fatali, a fine dicembre del 1915 salvarono la vita al Sottotenente Livio Merelli che mentre era impegnato in una ricerca di laboratorio a Marina di Pisa, per risolvere un caso clinico grave, avrebbe dovuto raggiungere l’Ospedalino militare a Migliarino Pisano per dare il cambio all’ufficiale medico di guardia; venne sostituito all’ultimo minuto dal collega Sottotenente Dott. Vincenzo Sassetti ma, l’automobile di servizio non giunse mai a Migliarino Pisano, durante il tragitto da Marina di Pisa, prima di arrivare nei pressi di San Piero a Grado ed imboccare il “Ponte del Re”, struttura sull’Arno che oggi non esiste più, l’automobile uscì fuori strada e si ribaltò più volte causando la morte del Sottotenente medico Vincenzo Sassetti ed il grave ferimento del conducente.
Il Sottotenente Livio Merelli fu anche l’animatore dei locali destinati al servizio di isolamento, per la profilassi e la cura nei casi di malattie infettive tra i soldati feriti e malati, dalle sue ricerche nelle cure ne trasse argomento per uno studio epidemiologico sulla Meningite cerebro-spinale, pubblicata nella sua qualità di Assistente dell’Istituto di Igiene della R. Università di Pisa nel 1916.


Sul finire del 1916, con decorrenza 31 agosto 1916, il Dott. Livio Merelli venne promosso per anzianità di Laurea al grado di Tenente medico C.R.I. “Medico Assistente di 1^ classe”.
Sul fronte italiano, Il 29 giugno 1916, avevano fatto la loro prima comparsa i gas asfissianti, allorché gli austro-ungarici attaccarono con massicce quantità, di una miscela di cloro e fosgene, le linee italiane a presidio del Monte San Michele; ora oltre al caro prezzo già pagato in morti e le sofferenze dei feriti ed i malati di guerra, lo sviluppo di questi nuovi metodi e mezzi di guerra aggiunsero altre sofferenze, oltre ad altre preoccupazioni; si dovette comunque provvedere alle cure per i sopravvissuti rimasti intossicati dai gas asfissianti.


Insieme alle contromisure per la protezione dalla nuova arma chimica, il Comando Supremo del Regio Esercito Italiano iniziò a preoccuparsi di altre insidie, per i nostri combattenti, che arrivarono dalle molte malattie che costantemente attentavano alla loro vita e che, nel logorio delle trincee, trovarono un terreno fertile dove diffondersi con potenza devastatrice. Venne presa la decisione di istituire dei “servizi batteriologi al fronte” presso i comandi di Corpo d’Armata, allo scopo di monitorare la situazione e dirigere l’esecuzione attenta delle norme di prevenzione indicate da quella branca della medicina che prende il nome d’Igiene; fu così che nel febbraio 1917 il Tenente medico CRI Livio Merelli, in qualità di specialista esperto, lasciò l’Ospedale Territoriale a Marina di Pisa e venne trasferito dal servizio territoriale alle unità mobili della C.R.I. presso l’esercito operante; venne destinato alla IV Armata, dislocata oltre l’Alta Valle del Cordevole, presso la Direzione di uno dei servizi batteriologici al fronte, il cui compito fu quello di combattere contro le malattie più diffuse e più pericolose negli anni della grande guerra: il tifo esantematico o petecchiale, il colera, la dissenteria amebica, la malaria, la tubercolosi. La formazione e l’esperienza del dott. Merelli si dimostrarono elementi utilissimi per il contrasto a queste malattie, e vennero adottate ulteriori misure di prevenzione per i soldati al fronte con la somministrazione di “vaccinazioni multiple simultanee”: un procedimento a cui, lo stesso Dott. Livio Morelli, aveva già dato notevole contributo in passato mediante pubblicazione di studi medico scientifici sull’argomento.


Questa attività durò fino al 24 ottobre 1917, quando avvenne lo sfondamento delle linee italiane da parte dell’esercito austro-ungarico: la sconfitta di Caporetto. Il R. Esercito Italiano, per non essere distrutto, dovette arretrare sul Tagliamento, con manovre disordinate, ed arretrò oltre fino a quando il 12 novembre 1917 si potette attestare su una nuova linea difensiva, quella del fiume Piave. In quei concitati e folli giorni l’Alta Valle del Cordevole, da sede del Comando del IV Corpo d’Armata, si venne a trovare in prima linea ed il Tenente medico Livio Merelli si prodigò, insieme agli altri militari C.R.I., come eroicamente poterono, alla cura dei numerosi soldati feriti che giungevano negli Ospedali da campo, i pochi rimasti operativi, in una situazione incerta e di pieno marasma. Mantenendo finalmente la nuova linea difensiva sul Piave, il R. Esercito, passato ora sotto il Comando Supremo del Generale Armando Diaz, in breve tempo si riorganizzava: il Tenente Merelli, ai primi del 1918, poté lasciare il “servizio batteriologico” e ritornare al servizio territoriale a Pisa.
Le ragioni di questa riassegnazione furono che presso la R. Università di Pisa venne istituito un corso per studenti militari del primo triennio di Medicina e Chirurgia, seguendo l’esempio delle Università di Padova e di Bologna, dopo la chiusura definitiva dell’Università Castrense – Scuola Medica, di San Giorgio di Nogaro, struttura rimasta sul territorio invaso dal nemico. Il Tenente Livio Merelli si divideva ora tra il servizio medico presso l’Ospedale militare territoriale della C.R.I. a Marina di Pisa, le ricerche batteriologiche di laboratorio e l’insegnamento al Corso per studenti militari quale Assistente di Igiene della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Pisa.


Dopo il rientro a Pisa il Tenente Merelli era rimasto in stretto contatto con un suo superiore nel “servizio batteriologico”, il Maggiore Medico Prof. Dott. Alberto Marrassini, libero docente ed Aiuto presso l’Istituto di Patologia Generale dell’Università di Parma, entrambi intenzionati a non disperdere il bagaglio medico esperienziale e le osservazioni scientifiche riportate al fronte.


Con il pieno assenso e sostegno del Direttore Comandante dell’Ospedale militare territoriale C.R.I. a Marina di Pisa, Ten. Colonnello C.R.I. Prof. Antonio Cesaris Demel, il Tenente Livio Merelli poteva ora continuare le ricerche in campo batteriologico dal suo osservatorio a Pisa dove del resto, in quel periodo, non mancarono di certo le malattie infettive e le epidemie che colpirono il territorio: tifo, tubercolosi, dermotifo e quella che venne definita per l’epoca “influenza dominante” che in seguito avrebbe preso il nome di influenza spagnola.


In quel periodo il Tenente Livio Merelli si tenne ancor più in stretto contatto con il Prof. Francesco Pardi, Presidente del Comitato di sezione di Pisa della Croce Rossa Italiana; il Comitato pisano della Croce Rossa, accogliendo le direttive del Presidente Generale della C.R.I., intendeva iniziare la lotta contro la tubercolosi sul territorio ed aveva indetto delle adunanze nelle quali erano intervenuti i più ragguardevoli cittadini e studiosi di Pisa, erano stati discussi i punti più importanti per un programma d’intervento e, con i suoi “buoni uffici”, la Croce Rossa permise la realizzazione di altri incontri a Pisa che abbozzarono realmente il piano di intervento, a tutela della salute pubblica, nella lotta contro questa malattia e le epidemie in genere, con il coinvolgimento di istituzioni che a quel tempo non erano affatto coordinate tra loro.


Quello che preoccupava di più il Tenente Livio Merelli ed il Maggiore Alberto Marrassini era la rapida diffusione dell’influenza dominante, iniziata quando il 21 marzo 1918 gli imperi centrali avevano tentato una grande offensiva sul fronte occidentale, la “Battaglia per l’imperatore”, che si fermò nel giro di pochi giorni perché i soldati crollavano a terra a causa di una febbre che si diffondeva rapidamente sui campi e nelle trincee, sia dall’una che dall’altra parte. Inizialmente i medici militari la scambiarono per una normale influenza visto che si manifestava con gli stessi sintomi, ma in realtà si trattò di una nuova terribile epidemia. Gli effetti di questa nuova epidemia di cui i medici faranno fatica ad individuare le cause e capire l’andamento, saranno devastanti in costi di vite umane.


A questa influenza sarà dato in seguito il nome di "spagnola" poiché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli: la Spagna non era coinvolta nella guerra e la sua stampa non era soggetta a censura di guerra; mentre nei paesi belligeranti la rapida diffusione della malattia fu nascosta ai mezzi d'informazione; negli ambienti medico scientifici italiani, con le poche notizie a disposizione in quel periodo, venne utilizzato il termine “influenza dominante” o “dominante epidemia”.


La prima ondata era giunta a Pisa a fine primavera, inizio estate, del 1918. La malattia stroncava prevalentemente giovani adulti precedentemente sani ed aveva un tasso di mortalità alto, il quesito era se potesse ritenersi che nei giovani adulti l'elevata mortalità fosse legata alle forti reazioni immunitarie; mentre la probabilità di sopravvivenza, in alcune aree come le campagne, paradossalmente era più elevata in soggetti con sistema immunitario più debole, come bambini e anziani. L’osservazione dei soldati feriti e malati sgombrati dal fronte e sottoposti a ulteriore misura di quarantena presso l’Ospedale Territoriale C.R.I. a Marina di Pisa, portava a considerare, dai referti medici, che le circostanze speciali della guerra contribuivano spesso anche a una conseguente superinfezione batterica, ossia che l’ampia presenza di germi e batteri di diversa natura nelle zone di guerra contribuiva al diffondersi dell’epidemia. Di tutte queste attente osservazioni e ricerche il Tenente medico C.R.I. Livio Merelli, mentre compiva il proprio dovere nella cura dei malati, ne prendeva nota e trascriveva i risultati delle osservazioni medico scientifiche, lavorando notte e giorno senza risparmiarsi nella ricerca di una cura. Purtroppo nonostante le precauzioni e la profilassi adottata nel curare i malati, con l’arrivo della seconda ondata a fine settembre 1918, il Tenente Livio Merelli fu egli stesso vittima della malattia, le sue condizioni si aggravarono rapidamente nel giro di pochi giorni quando il 12 ottobre 1918 morì a Pisa, all’età di 32 anni. Il dolore ed il cordoglio fra i militi, il personale medico e le infermiere volontarie dell’Ospedale Territoriale C.R.I. a Marina di Pisa fu unanime.


Alle sue esequie venne ricordato dal Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pisa, Cav. Prof. Giuseppe Gonnella, per le sue impareggiabili doti di Assistente nell’Istituto di Igiene della R. Università.
Il Direttore Comandante, Ten. Colonnello C.R.I. Prof. Antonio Cesaris Demel, il Presidente del Comitato di sezione di Pisa della Croce Rossa Italiana, Prof. Francesco Pardi, l’Ispettrice delle Infermiere Volontarie C.R.I. di Pisa, S.lla Clarice Pierini, la Vice Presidente della Sezione Femminile, Dame delle Croce Rossa, di Pisa, contessa Sofia Franceschi Bicchierai, e la famiglia Bertolini, oltre a curarne le esequie si divisero la quota necessaria e disposero l’iscrizione di Livio Merelli a socio perpetuo della Croce Rossa Italiana, alla memoria.


Il Maggiore medico Prof. Dott. Alberto Marrassini, dopo la vittoria del 4 novembre 1918, pubblicò, in Riforma Medica, giornale internazionale, edizione 1918, assieme al nome del dott. Livio Merelli “alla memoria” come coautore, i risultati raggiunti nella loro ricerca sulla dominante epidemia. Al termine il Maggiore Prof. Marrassini concludeva la pubblicazione scrivendo: “

Con questa pubblicazione si chiude l’attività scientifica e purtroppo la vita del Dott. Livio Merelli. Colpito dalla malattia duramente all’acme della sua diffusione in città, quando dai due studiosi eransi già ottenuti i primi risultati soddisfacenti delle prove sierologiche sopra descritte, il povero giovane ne è rimasto vittima. Non aveva che trentadue anni e dava così liete speranze di sé.”.


Con il Regio Decreto 11 giugno 1922 “Ricompense al merito della salute pubblica”, su proposta del ministro dell’interno, venne conferita al Tenente medico Merelli dott. Livio, la MEDAGLIA D’ARGENTO “alla memoria”. La notizia venne pubblicata sul Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra, delle nomine e promozioni, nell’anno 1923.


Nel tempo il nome di Livio Merelli venne dimenticato, ma non le sue gesta ed il suo altruismo come medico ed uomo di Croce Rossa; nel Comitato C.R.I. di Pisa ed alla generazione cui appartengo, veniva tramandato per tradizione orale che un nostro ufficiale medico, mentre esercitava prestando le cure ai malati, fu vittima egli stesso dell’influenza spagnola. E’ stato quindi un onore ed un privilegio avere potuto recuperare, per questo nostro valoroso ufficiale nella grande guerra, lo spazio dovuto tra le memorie della Croce Rossa Italiana.

 

Livio Merelli ricerche laboratorio O.T.CRI M. di Pisa
Livio Merelli, al centro. Presumibilmente nel gabinetto dell'Istituto d'Igiene dell'Università di Pisa

 

Giuseppe Antonio CACCIATORE
Ricerca Storica C.R.I. Pisa.
giuseppe.cacciatore@cm.cri.it