Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 


di Ilaria Vallerini
L’odore di frittelle appena sfornate e i bambini che interrompono i loro giochi per fiondarsi in cucina e rubare qualche dolcetto sono solo un ricordo ormai lontano. Da un mese esatto i bimbi di Hanna e Marina Bondar e Tatiana Bubon hanno imparato ad evitare le bombe sganciate dai caccia russi e a correre nei rifugi "come pulcini che scappano da un’aquila". Le giovani madri erano vicine di casa a Korostyshiv (cittadina a 120 km da Kiev), ora invece vivono sotto lo stesso tetto sul viale del Tirreno. Si rilassano al sole sulla terrazza dell’Hotel "Le Baleari" gestito dalla Croce Rossa Italiana che, per far fronte all’emergenza, è diventato un centro di prima accoglienza per profughi ucraini. "Attualmente, la struttura ospita 48 persone, per la maggior parte donne e bambini. In queste ore attendiamo l’arrivo di un’altra famiglia e solo a quel punto saremo al completo", spiega il volontario della Cri, Stefano Calleri, mentre prepara dei caffè fumanti per gli ospiti. I bambini corrono tra le gambe delle mamme e fanno la spola tra la mini casetta giocattolo in giardino e i colori e le costruzioni nella sala al pianterreno dell’albergo adibita a ludoteca. Sono tutti giochi donati da "cittadini dal cuore grande – afferma Calleri – che stanno partecipando alla raccolta realizzata dalla Croce Rossa nella sede pisana".

26 mar 2022 Un tuffo in mare per dimenticare lorrore

Hanna, Tatiana e Marina finalmente hanno messo in salvo i propri figli dall’inferno delle esplosioni e del rifugio antiaereo. "Appena sentivamo suonare la sirena ci nascondevamo o ci sdraiavamo a terra. Cucinare era molto complicato perchè non c’era mai tempo. La cantina sotteranea era sprovvista di riscaldamento e del bagno, così usavamo coperte per coprirci e un secchio in caso di un bisogno improvviso. Dopo dieci giorni i nostri mariti ci hanno convinto a lasciare il Paese. In un’ora abbiamo fatto le valige e siamo fuggite: eravamo cinque mamme con 12 bambini". "Ai nostri figli abbiamo detto la verità, ovvero che era necessario trasferirci in un posto più sicuro. È stato drammatico portarli via, mentre piangevano disperati e allungavano le braccia verso i loro padri. La nostra speranza è quella di tornare presto a casa e di riabbracciare i nostri mariti che ora stanno combattendo. Torneremo in un Paese libero e vittorioso ne siamo sicure. Per ora possiamo solo dire “grazie“ al popolo italiano e alla Croce Rossa Italiana per averci accolti. Quando i nostri figli hanno visto il mare si sono tuffati subito e il sorriso è tornato sul loro volto".

A tradurre dall’ucraino all’italiano è Hanna Buinovska. Anche lei è vittima e testimone di questo terribile conflitto ed è scappata da Kiev insieme a suo marito che è invalido di guerra. Racconta la fuga dalla loro città con le lacrime agli occhi. "Abbiamo tentato più volte di lasciare Kiev invano. Poi il 27 febbraio un razzo si è schiantato a pochi metri dal nostro palazzo. Quel momento è stato decisivo. Mio marito ha indossato le protesi alla gamba e al braccio, abbiamo riempito le valige di farmaci e documenti sanitari e siamo scappati. È stato un viaggio terribile. Giunti a Budapest abbiamo incontrato i nostri salvatori: due volontari della Pubblica Assistenza di Collesalvetti - contattati dai miei familiari che vivono a Livorno - che ci hanno portato in salvo in Toscana. In Italia voglio ricostruire la nostra vita, ricominciando a dare lezioni on line di italiano (offrendo anche corsi gratuiti ai miei connazionali). Sarà la prima cosa che farò appena troverò un pc".

E l’accoglienza va avanti. Ieri il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, ha fatto visita alla scuola De Sanctis, dove ha incontrato Ivanka e Veronika, due bambine ucraine fuggite insieme alle loro mamme. "Oggi sono andato a dar loro il benvenuto in Toscana ed è stato davvero emozionante vedere come bambini e adulti stiano lavorando per farle sentire accolte, incluse, finalmente al sicuro. Grazie anche al lavoro della dirigente scolastica Rossana Condello e di tutto il personale".

Fonte: La Nazione