Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
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Volontari in fuga dai soccorsi: così il sistema rischia il collasso. I casi in Toscana
24 luglio 2022 Sabrina Chiellini

24 luglio Volontari in fuga dai soccorsi così il sistema rischia il collasso

Volontari in fuga dalle ambulanze. Dopo essere rimasti in prima linea nelle fasi più difficili della pandemia per garantire i soccorsi, oggi il volontariato del trasporto sanitario e dell’emergenza, insieme alle associazioni, vive una grande crisi. I protocolli Covid (ma non solo) li costringono a lunghe attese al pronto soccorso con i pazienti sulle barelle. Succede quasi ogni giorno in quasi tutti gli ospedali toscani. L’altra sera a Pisa, per fare un esempio, alle 22, trovare un’ambulanza disponibile sarebbe stata un’impresa ardua, erano tutte a Cisanello.

Disorientati, senza certezza sulla durata del tempo donato, i volontari rinunciano a fare servizio sulle ambulanze. La fotografia è la stessa per Misericordia, Pubblica assistenza e Croce Rossa, che devono ricorrere ai dipendenti se vogliono coprire i turni e garantire i servizi. Il sistema rischia il collasso. Le associazioni sono stremate e non solo dal punto di vista economico. Ai costi del personale si aggiungono quelli del materiale sanitario e del carburante. I rimborsi non coprono l’intera spesa. Ci sono associazioni che hanno rimesso fino a 200mila euro all’anno per garantire il servizio al 118.

Il mondo del volontariato ha chiesto alla Regione Toscana dei ristori e una revisione delle tariffe per i trasporti sanitari. Se in provincia di Pisa la Croce Rossa (in passivo per un milione di euro) ha dichiarato pubblicamente che si appresta a chiudere il servizio notturno del 118 non è che in altre province le associazioni se la passino meglio. «Avevamo deciso di sospendere il turno notturno (da mezzanotte alle sette) dal primo agosto. Il direttivo regionale ci ha chiesto di soprassedere fino al 7 agosto, dopo che la Regione si è detta disponibile a rivedere le tariffe del trasporto sanitario e dell’emergenza», dice Antonio Cerrai, presidente della Croce Rossa di Pisa. Il 5 agosto infatti è previsto un nuovo incontro con i vertici regionali.

I volontari scarseggiano: i primi segnali ci sono stati anni fa quando le associazioni, prima aperte 24 ore su 24, hanno iniziato a fare orario d’ufficio non riuscendo a garantire nemmeno l’apertura delle sedi. «Il volontario che fa servizio sulle ambulanze vive una forte crisi di identità. È sempre più stressato – aggiunge Cerrai –. Molti continuano a venire in associazione ma chiedono di non fare servizio sulle ambulanze». Il motivo più frequente riguarda il tempo, un bene prezioso per ognuno. Gli ospedali, succede a Pisa ma anche a Cecina e a Lucca, hanno problemi di ricettività. L’ingresso dei pazienti è rallentato a volte dalla mancanza di posti letto disponibili. Altre dalla penuria di barelle. Un’ambulanza può attendere anche tre, quattro ore davanti all’ospedale, costringendo l’equipaggio alla lunga attesa. «La mancanza di certezza sugli orari che uno deve restare sull’ambulanza complica tutto. Il volontario non può abbandonare il paziente al pronto soccorso – conferma Maurizio Novi, presidente provinciale delle Misericordie pisane – ma al tempo stesso non può rinunciare al suo lavoro, oppure agli impegni con la famiglia».

Per questo molti si tengono lontani dai servizi per il 118, generando un effetto a catena. Le associazioni sono costrette a ricorrere ai dipendenti con costi più alti di quelli che vengono rimborsati. Le tariffe in genere sono ferme al 2005. A capire dove sta il problema si fa presto» conclude. «Non siamo ancora nella situazione di dover sospendere i servizi, non lo possiamo fare – dice Daniele Borella della Croce Verde Pubblica assistenza di Lucca – ma siamo in grossa difficoltà. Stiamo sopperendo alle spese con i nostri mezzi. Che non sono infiniti. Quanto tempo ancora possiamo andare avanti così?».

Fonte: Iltirreno