Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne Segni rossi nelle molte manifestazioni organizzate in tutta Italia, drappi rossi alle finestre, il tratto rosso sul viso dei personaggi politici, dello spettacolo, dei calciatori, nastri rossi legati agli alberi, panchine rosse, scarpe rosse… per non dimenticare, per non voltare la testa, per non rimanere nell’indifferenza.

Quando gli eventi si susseguono, quando ci abituiamo ad un certo tipo di violenza, quando le notizie non fanno più notizia e scorrono sui telegiornali senza che neppure alziamo la testa, quando ogni donna che muore diventa solo un’altra nella lunga lista, quando essere uccise, violate, perseguitate diventa ‘normale’...lì c’è davvero da interrogarsi sulla nostra natura umana, su quanto possiamo perdere quella capacità di sentire, di soffrire per la sofferenza degli altri, di indignarci, di commuoverci, di ribellarci a qualcosa di profondamente ingiusto e purtroppo pericolosamente in crescita.

Debolezza, emarginazione, insicurezza, incapacità di affrontare la vita, …..qualunque possano essere le cause di quanto sta accadendo sotto gli occhi di tutti, quello che spicca in questi giorni segnati di rosso è proprio il desiderio di non voltare la testa, di rimanere ben fermi nel dichiarare, nel testimoniare un forte e deciso NO a tutte queste morti senza senso, alla violenza dilagante contro le donne.

Inutile citare i numeri, femminicidi, atti persecutori, maltrattamenti in famiglia, donne sfregiate, percosse, violentate, offese, umiliate, pedinate, minacciate e tutta la gamma della possibile violenza di genere.

La violenza contro le donne in tutte le sue forme è ancora troppo spesso un fenomeno tanto presente, spesso consumato all’interno della famiglia, quanto sotterraneo: tranne quando assurge agli onori della cronaca a seguito dell’ennesima conclusione infausta.

Lo stesso capo dello stato, Sergio Mattarella, ha dichiarato che la denuncia dei casi di violenza e abusi è "ancora troppo reticente: vanno superate discriminazioni, pregiudizi e stereotipi sui ruoli e sulle attitudini, basati sull'appartenenza di genere, iniziando da infanzia e mondo della scuola". 

Le associazioni che operano in campo umanitario e sociale in questo frangente sono chiamate a una particolare responsabilità: non è possibile ignorare quanto sta accadendo ed è dovere di ogni associazione sul territorio, locale e nazionale, fare quanto possibile per limitare la violenza. 
Croce Rossa con i centri antiviolenza è in prima linea nella lotta alla violenza contro le donne e collabora attivamente con tutte le altre forze sociali sul territorio. (https://www.cri.it/centriantiviolenza).

Le strade e le sinergie possibili sono molte: maggiore inclusione sociale per le fasce a rischio, opera di informazione sulle varie forme di violenza, a cui spesso le donne sono esposte quasi senza saperlo o rendersene conto, collaborazione con le forze dell’ordine per una maggiore tutela delle vittime di violenza, istituzione di luoghi e case protette dove poter ospitare le donne violate o minacciate e i loro figli, sportelli di ascolto disseminati sul territorio in modo da poter incoraggiare le donne a parlare, ad aprirsi.

Gli ultimi dati Istat ci dicono che le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza nel 2017 sono state in Italia oltre 49mila, di queste oltre 29mila hanno cominciato un percorso di uscita dalla violenza.  Uscire dalla violenza è possibile!

Questo è il messaggio che come operatori umanitari abbiamo il dovere di portare alle donne, alle famiglie, di diffondere capillarmente, affinché nessuna donna vittima di violenza si senta sola e isolata.

Infatti spesso una donna che è vittima di ripetuta violenza fisica, psicologica, economica, sociale, si sente sola, in colpa, prova vergogna, ha paura di non essere creduta, teme per l’incolumità dei propri figli: qui è molto importante l’intervento informativo, di ascolto e di supporto, che può essere dato sia dalle associazioni che operano sul territorio in difesa dei diritti delle donne, sia, in via preventiva, tramite una generale educazione alla non violenza che può iniziare fin dai banchi di scuola.

Come dichiara il presidete italiano CRI Rocca, “è il momento di scendere in campo. Rappresento la Croce Rossa Italiana, un’Associazione che, primo tra i suoi princìpi, ha quello dell’Umanità, ossia si adopera per prevenire e lenire in ogni circostanza le sofferenze, far rispettare la persona umana e proteggerne la vita e la salute. Senza alcuna distinzione di genere. Le violenze psicologiche e fisiche coinvolgono più di un terzo delle donne di tutto il mondo. Una su tre è una statistica agghiacciante. Eppure è quanto emerge dal più recente studio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ciascun settore della società deve impegnarsi per eliminare ogni forma di tolleranza verso questo ‘morbo’ e per aiutare le donne che ne sono state vittime”. 

In particolare il presidente Rocca chiama a raccolta gli uomini, invitandoli in prima persona ad impegnarsi contro la violenza di genere. E pone loro la domanda: “Ci si può assuefare alla violenza sulle donne? A una ragazza sfigurata dall’acido, a una donna incendiata in un parcheggio, a una giovane presa a sassate e nascosta sotto un muretto? Forse sì, se non si fa niente di reale per contrastarla, questa violenza. Iniziamo noi uomini ad alzarci in piedi, puntare il dito contro i maschi violenti e dire “basta” ogni giorno!”.

Alessandra Pollina

Violenza donne

 

 

 

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