Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

Telegrafo del 3 dicembre del 1942 pagina 6

Il Telegrafo 3 dicembre 1942   Il Telegrafo 3 dicembre 1942 necrologio Pardi Francesco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Nobili Idrovolanti Cant Z.506: Simboli Contraddittori di Soccorso e Sospetto durante la Seconda Guerra Mondiale

 

Velivoli Cant Z 506
Foto: Velivoli Cant Z 506
Fonte: gentedelquindicesimo - segrete ali raccolsero
 

Nel turbine della Seconda Guerra Mondiale, mentre il mondo era diviso tra alleati e avversari, un gruppo di velivoli si distinse per la sua ambivalenza: i Cant Z.506 Airone. Originariamente concepiti come aerei civili per il trasporto e la posta, questi idrovolanti a doppio galleggiante trimotore ad ala bassa, prodotti dalla Italiana Cantieri Riuniti dell'Adriatico, Cantiere Navale Triestino (C.R.D.A. CANT), divennero un'icona dei dilemmi morali e delle sfide umane della guerra.

La loro trasformazione da mezzi di comunicazione pacifica a strumenti bellici rappresentò un cambio radicale di prospettiva. Durante il conflitto, i Cant Z.506 servirono in varie capacità: da bombardieri a idrovolanti da ricognizione, ma il loro ruolo più rilevante fu quello di soccorritori in mare.

Dipingendo i loro scafi di bianco e decorandoli con la croce rossa internazionale, questi aerei divennero simboli tangibili di aiuto umanitario. La loro missione principale era recuperare gli equipaggi degli aerei abbattuti in mare, offrendo una speranza di salvezza in un ambiente ostile e implacabile.

Tuttavia, nonostante la chiara identificazione come mezzi di soccorso, i Cant Z.506 non furono risparmiati dagli attacchi nemici. La loro vulnerabilità derivava da una comprensione distorta delle loro attività. Le forze nemiche interpretavano spesso erroneamente il loro impiego, vedendo in essi potenziali minacce anziché portatori di aiuto.

Questa ambiguità condusse a situazioni tragiche, con i velivoli soccorritori che diventavano obiettivi di attacco anziché simboli di salvezza. La loro storia è intrisa di contraddizioni: da un lato, il desiderio umanitario di salvare vite, dall'altro, la sospettosa natura bellica che spingeva al loro attacco.

Ma nonostante le avversità e i pericoli, i Cant Z.506 perseverarono nella loro missione umanitaria, dimostrando un coraggio straordinario anche nelle condizioni più estreme. La loro vicenda rappresenta un paradosso della guerra, evidenziando la complessità morale e le sfide umane che caratterizzavano il conflitto armato.

In un mondo segnato dall'ambiguità e dalla violenza, i Cant Z.506 rimangono un simbolo della difficile linea tra il dovere umanitario e la brutalità della guerra. La loro storia ci ricorda che anche in mezzo al caos e alla confusione, la speranza e il coraggio possono ancora emergere, illuminando il cammino verso la compassione e la solidarietà umana.

 

 

Cant Z 506 B sanitario

Foto: Cant Z 506 B (Bombardamento) modificato come ruolo “S” (Sanitario) utilizzato dai reparti del Soccorso dai primi mesi del 1943; sotto un CZ 506 B della 287ª Sq. RML.
Gli aerei CZ 506 B erano assegnati ai reparti di Bombardamento Marittimo e Ricognizione Marittima, mentre i CZ 506 A (C)/S, la versione civile modificata per il Soccorso, equipaggiavano le unità del Soccorso aereo.
 

 

Cant Z 506 sanitarioCivile

Foto: Cant Z 506 A (C Civile) modificato come ruolo “S” (Sanitario) utilizzato dai reparti del Soccorso dal giugno 1940.
 
  • Dal 10 giugno 1940, con l'inizio delle operazioni belliche, la Regia Aeronautica istituì il Soccorso Aereo. Si formarono squadriglie e sezioni, tra cui la 612ª, la 613ª, e la 614ª Squadriglia, insieme alle Sezioni "Lero" e "Torre del Lago".
  • Il 31 maggio 1943, il "servizio soccorso" della Regia Aeronautica subisce una riorganizzazione fondamentale. Si trasforma in 11 Sezioni aeree di Soccorso, integrate nelle corrispondenti Squadriglie di Ricognizione Marittima. Queste squadriglie, oltre al loro compito originario, assumono anche la responsabilità del soccorso aereo nelle aree marine non accessibili ai mezzi delle Sezioni di Soccorso.
  • Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il 15 ottobre dello stesso anno, il Raggruppamento Idrovolanti si è costituito all'interno dell'Aeronautica Cobelligerante (la parte della Regia Aeronautica che si era riorganizzata nel cosiddetto Regno del Sud). Questo raggruppamento ha riunito tutti gli idrovolanti CZ 506 B e S, CZ 501 e RS 14 provenienti dai reparti dedicati alla ricognizione marittima e al soccorso, mantenendo la loro capacità operativa in tali specialità.
  • Il 14 aprile 1946, venne istituito il "Servizio Ricerca e Soccorso dell’Aeronautica Militare". Questo servizio operò con i velivoli CZ 506 B e S fino al 1959, quando furono radiati e sostituiti con l'anfibio Grumman HU-16A.
 
Cant Z 506
La foto del Cant Z 506 è stata scattata nel 1943, prima dell'8 settembre, sull'idroscalo di Nisida a Napoli, che ospitava la 182ª Squadriglia RML e la 4ª Sezione Soccorso. Questo aereo, appartenente alla 4ª Sezione Soccorso, è una versione B del Cant Z 506, progettata per il bombardamento e caratterizzata dalla presenza di una grande stiva bombe nella parte inferiore della fusoliera. A partire dal 1943, i reparti del Soccorso aereo della Regia Aeronautica hanno impiegato questa versione B per integrare la limitata disponibilità dei Cant Z 506 A (successivamente convertiti in versione civile C) provenienti dalle compagnie aeree e adattati per le operazioni di soccorso.

Roberto Marchetti

 

Fonte: gentedelquindicesimo - segrete ali raccolsero; Giacomo De Ponti gente del 15°(gd15)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

06 maggio 1894

Pied del ponte

 

Asili infantili

 

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Ditta Batacchi

 

 

Fonte: internetculturale


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

13 maggio 1894

Pied del ponte

 

Per la carità

 

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Franco Manfredoni

 

 

Fonte: internetculturale


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

27 maggio 1894

Pied del ponte

 

Una nuova società

 

 

Separatore

Tricofilo

 

 

 

Fonte: internetculturale


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

29 maggio 1897

Pied del ponte

 

Al giuoco del pallone

 

 

Separatore

Ristorante l'Arno

 

 

 

Fonte: internetculturale


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

07 maggio 1899

Pied del ponte

I carri di assistenza in giro

 

Separatore

Malattie dei bambini

 

 

Fonte: internetculturale


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

21 maggio 1899

Pied del ponte

 

Cavalli in fuga

 

Separatore

Danni della grandine

 

 

Fonte: internetculturale


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Il campo di concentramento di Coltano: una pagina poco conosciuta della storia italiana del secondo dopoguerra".

 

st coltano campo
Foto: Campo di Coltano
Fonte: glistatigenerali

 

Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e subito dopo, l'Italia fu teatro di eventi drammatici e trasformazioni politiche senza precedenti. Tra questi, uno degli episodi meno conosciuti è il campo di concentramento di Coltano, situato nella provincia di Pisa, destinato a prigionieri italiani che avevano combattuto per la Repubblica Sociale Italiana (RSI), il regime fascista filotedesco.


Costruito dalle autorità alleate nel 1945, Coltano era concepito come un centro di detenzione temporaneo per migliaia di ex militari fascisti. La sua istituzione rispondeva alla necessità di mantenere l'ordine pubblico e accertare le responsabilità individuali dei prigionieri, evitando al contempo episodi di giustizia sommaria da parte delle formazioni partigiane.


Il campo era diviso in tre settori: due per i prigionieri tedeschi e uno, il PWE 337, per gli italiani. Le condizioni di detenzione erano estremamente dure, con maltrattamenti, fame e un clima di tensione costante tra detenuti e sorveglianti. Tuttavia, nonostante le difficoltà, il campo non può essere paragonato ai campi di concentramento nazisti o ai gulag sovietici.


Dopo sei mesi di attività, Coltano fu chiuso nel gennaio 1946, seguendo una politica di riconciliazione nazionale adottata dal governo italiano. Molti prigionieri furono rilasciati grazie a provvedimenti di amnistia e indulto. La vicenda dei campi di concentramento per fascisti in Italia è stata spesso trascurata dalla storiografia, ma è importante indagare su questi episodi per comprendere appieno la complessità e le contraddizioni del periodo storico.


La chiusura di Coltano segnò la fine di un capitolo oscuro della storia italiana, ma rimane un monito sulla necessità di ricordare e studiare anche gli eventi meno noti, per una migliore comprensione del passato e del presente.

Roberto Marchetti

 

Fonte: instoria

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 Raffaele Soru
Foto: Raffaele Soru
Fonte: wikipedia

 

Raffaele Soru: Il Sacrificio di un Eroe Italiano nella Crisi del Congo

Raffaele Soru, nato il 29 ottobre 1921 a Siapiccia, nella provincia di Oristano, è stato un militare e infermiere italiano che ha sacrificato la sua vita mentre serviva nella missione di pace dell'ONU durante la crisi del Congo. Il suo coraggio e il suo altruismo sono stati riconosciuti con la prestigiosa Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Arruolatosi come caporale infermiere nel Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, Soru si distinse per il suo impegno e la sua dedizione nel fornire cure mediche essenziali nella tumultuosa regione del Congo. Prestò servizio presso l'Ospedale da Campo n. 010 in due periodi distinti: dal 19 novembre 1960 al 24 giugno 1961 e successivamente dal 16 luglio al 17 settembre 1961.

Durante il suo secondo turno di missione a Albertville, nella provincia secessionista del Katanga, il 17 settembre 1961, Soru e un gruppo di militari italiani furono attaccati con armi da fuoco. Nel corso dell'attacco, Soru fu gravemente ferito all'addome. Nonostante le cure tempestive ricevute, il suo stato rimase critico e, pur lottando con coraggio, si spense il 25 settembre successivo.

Il suo sacrificio e il suo eroismo non sono stati dimenticati. Papa Giovanni Paolo II ha commemorato Soru insieme ai caduti di Kindu, lodandoli come eroi italiani da emulare e ricordare. Il 9 novembre 1994, il Presidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro ha conferito postumo a Soru la Medaglia d'oro al valor militare, riconoscendo il suo straordinario contributo e sacrificio per la pace.

La memoria di Raffaele Soru è stata onorata anche nella sua città natale. Una via a Siapiccia porta il suo nome, inaugurata con la presenza della sua vedova, la signora Concetta La Mantia, nel 2006. Questo gesto testimonia il rispetto e la gratitudine della comunità locale per il suo servizio e il suo sacrificio in nome della pace e dell'umanità.

Raffaele Soru rimane un simbolo di dedizione, coraggio e sacrificio, e la sua storia continua a ispirare e a illuminare il cammino di coloro che si impegnano per la pace e il bene comune, sia in Italia che nel mondo.

Roberto Marchetti

 

 

Onoreficenze

Valor militare oro

Medaglia d'oro al valor militare
«Caporale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana appartenente al personale di assistenza dell’Ospedale da campo n. 010 dislocato nell’ex Congo, nella zona di Alberthville e operante, al seguito delle Forze dell’ONU, a favore del personale delle Nazioni Unite e delle popolazioni locali, prestava la propria opera con fervido impegno, grande professionalità, instancabile solerzia ed elevato spirito di fratellanza, nel rispetto dei valori morali vissuti con sicura fede e salda determinazione. Nel corso di un proditorio attacco armato sferrato da forze ribelli, consapevole dei pericoli cui andava incontro nell’adempimento della propria missione umanitaria ma fiducioso nel simbolo della Croce Rossa Italiana e nei suoi principi, volontariamente accettati, immolava la vita a seguito delle ferite riportate durante l’aggressione. Fulgido esempio di assoluta dedizione, generoso altruismo e umana solidarietà sino all’estremo sacrificio.»
— Alberthville, 25 settembre 1961
— Roma, 7 dicembre 1994

 

Medaglia dargento al merito CRI

Medaglia d'argento al merito della Croce Rossa Italiana

 

Fonte: wikipedia

 

Ricerca storica: roberto Marchetti