Velivoli Cant Z 506 idroplano della Croce Rossa
I Nobili Idrovolanti Cant Z.506: Simboli Contraddittori di Soccorso e Sospetto durante la Seconda Guerra Mondiale
Nel turbine della Seconda Guerra Mondiale, mentre il mondo era diviso tra alleati e avversari, un gruppo di velivoli si distinse per la sua ambivalenza: i Cant Z.506 Airone. Originariamente concepiti come aerei civili per il trasporto e la posta, questi idrovolanti a doppio galleggiante trimotore ad ala bassa, prodotti dalla Italiana Cantieri Riuniti dell'Adriatico, Cantiere Navale Triestino (C.R.D.A. CANT), divennero un'icona dei dilemmi morali e delle sfide umane della guerra.
La loro trasformazione da mezzi di comunicazione pacifica a strumenti bellici rappresentò un cambio radicale di prospettiva. Durante il conflitto, i Cant Z.506 servirono in varie capacità: da bombardieri a idrovolanti da ricognizione, ma il loro ruolo più rilevante fu quello di soccorritori in mare.
Dipingendo i loro scafi di bianco e decorandoli con la croce rossa internazionale, questi aerei divennero simboli tangibili di aiuto umanitario. La loro missione principale era recuperare gli equipaggi degli aerei abbattuti in mare, offrendo una speranza di salvezza in un ambiente ostile e implacabile.
Tuttavia, nonostante la chiara identificazione come mezzi di soccorso, i Cant Z.506 non furono risparmiati dagli attacchi nemici. La loro vulnerabilità derivava da una comprensione distorta delle loro attività. Le forze nemiche interpretavano spesso erroneamente il loro impiego, vedendo in essi potenziali minacce anziché portatori di aiuto.
Questa ambiguità condusse a situazioni tragiche, con i velivoli soccorritori che diventavano obiettivi di attacco anziché simboli di salvezza. La loro storia è intrisa di contraddizioni: da un lato, il desiderio umanitario di salvare vite, dall'altro, la sospettosa natura bellica che spingeva al loro attacco.
Ma nonostante le avversità e i pericoli, i Cant Z.506 perseverarono nella loro missione umanitaria, dimostrando un coraggio straordinario anche nelle condizioni più estreme. La loro vicenda rappresenta un paradosso della guerra, evidenziando la complessità morale e le sfide umane che caratterizzavano il conflitto armato.
In un mondo segnato dall'ambiguità e dalla violenza, i Cant Z.506 rimangono un simbolo della difficile linea tra il dovere umanitario e la brutalità della guerra. La loro storia ci ricorda che anche in mezzo al caos e alla confusione, la speranza e il coraggio possono ancora emergere, illuminando il cammino verso la compassione e la solidarietà umana.
- Dal 10 giugno 1940, con l'inizio delle operazioni belliche, la Regia Aeronautica istituì il Soccorso Aereo. Si formarono squadriglie e sezioni, tra cui la 612ª, la 613ª, e la 614ª Squadriglia, insieme alle Sezioni "Lero" e "Torre del Lago".
- Il 31 maggio 1943, il "servizio soccorso" della Regia Aeronautica subisce una riorganizzazione fondamentale. Si trasforma in 11 Sezioni aeree di Soccorso, integrate nelle corrispondenti Squadriglie di Ricognizione Marittima. Queste squadriglie, oltre al loro compito originario, assumono anche la responsabilità del soccorso aereo nelle aree marine non accessibili ai mezzi delle Sezioni di Soccorso.
- Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il 15 ottobre dello stesso anno, il Raggruppamento Idrovolanti si è costituito all'interno dell'Aeronautica Cobelligerante (la parte della Regia Aeronautica che si era riorganizzata nel cosiddetto Regno del Sud). Questo raggruppamento ha riunito tutti gli idrovolanti CZ 506 B e S, CZ 501 e RS 14 provenienti dai reparti dedicati alla ricognizione marittima e al soccorso, mantenendo la loro capacità operativa in tali specialità.
- Il 14 aprile 1946, venne istituito il "Servizio Ricerca e Soccorso dell’Aeronautica Militare". Questo servizio operò con i velivoli CZ 506 B e S fino al 1959, quando furono radiati e sostituiti con l'anfibio Grumman HU-16A.
Roberto Marchetti
Fonte: gentedelquindicesimo - segrete ali raccolsero; Giacomo De Ponti gente del 15°(gd15)
Vickers Viscount
Il Vickers Viscount è stato un aereo di linea rivoluzionario che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell'aviazione commerciale postbellica. Introdotta negli anni '40, la sua caratteristica distintiva era l'uso di motori turboelica Rolls-Royce Dart, che combinavano l'efficienza dei motori a getto con la familiarità e l'affidabilità dei motori a pistoni.
Il Viscount è emerso da un periodo di ricerca e sviluppo avviato dal Brabazon Committee nel Regno Unito, che mirava a modernizzare e rinvigorire l'industria aeronautica britannica. La Vickers-Armstrongs vinse il contratto per il progetto del Viscount, che doveva rispondere alla specifica IIB del comitato. Il primo prototipo, noto come Type 630, volò nel luglio 1948, presentando una configurazione da 24 passeggeri alimentata da quattro motori Dart.
Nonostante le sue innovazioni, il Viscount ha inizialmente lottato per ottenere l'approvazione delle compagnie aeree, principalmente a causa delle sue dimensioni relativamente ridotte e della capacità limitata di trasporto passeggeri. Tuttavia, con l'introduzione di versioni potenziate dei motori Dart, come il Dart Mk. 506, il Viscount è stato in grado di offrire una capacità di trasporto aumentata e una maggiore efficienza.
Il successo del Viscount si è esteso oltre i confini del Regno Unito, con ordini provenienti da compagnie aeree in Canada e negli Stati Uniti. Ogni compagnia ha spesso richiesto modifiche personalizzate alla cellula di base, e la Vickers ha risposto con una varietà di versioni, numerate in base alle modifiche apportate.
Con l'evoluzione tecnologica, il Viscount è stato sottoposto a continuo aggiornamento. La versione Type 800, ad esempio, presentava una fusoliera allungata e una capacità di trasporto fino a 71 passeggeri, alimentata da motori Dart Mk. 510. Versioni successive, come il Type 810 e il Type 840, hanno beneficiato di ulteriori miglioramenti dei motori, portando a una maggiore potenza e prestazioni.
Il Viscount ha alla fine ceduto il passo al suo successore diretto, il Vickers Vanguard, che ha continuato a portare avanti l'eredità di innovazione e successo del suo predecessore nel settore dell'aviazione commerciale.
Roberto Marchetti
Fonte: wikipedia
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Panfilo reale Savoia
Costruito nel cantiere di Castellammare di Stabia il 23 giugno 1883 con la qualifica di Panfilo Reale, il Savoia (che chiameremo I° per non confonderlo con un successivo panfilo reale avente lo stesso nome) fu iscritto nel Registro del Naviglio della Reale Marina e classificato come Incrociatore Ausiliario di 2ª Classe.
Prua stellata, tre alberi, un fumaiolo.
Venne utilizzato per quattordici anni come nave di rappresentanza e da diporto per la famiglia reale italiana.
L'8 settembre 1892 per i festeggiamenti del IV° Centenario della Scoperta dell'America attraccò a Genova sbarcando il Re Umberto I° e la Regina Margherita.
Nel 1895 al comando del Principe Tomaso di Savoia, Duca di Genova, il Savoia (I°) su invito dell'Imperatore di Germania rappresentò l'Italia ai festeggiamenti per l'inaugurazione ufficiale del Canale di Kiel.
Restò in servizio operativo sino al 1897 per essere poi sostituito dal Trinacria.
Venduto nello stesso anno alla Compagnia La Veloce di Genova, fu trasformato in nave passeggeri.
Furono ricostruiti gli interni ed i ponti, eliminato un albero ed allungata la ciminiera per ottenere miglior tiraggio.
Mantenendo lo stesso nome, fece molti viaggi per il Nord e Sud America restando in servizio sino al 1923.
Fonte: agenziabozzo
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Le navi ospedale della nostra marina
Seguendo il nobile esempio, già da molti anni il corpo sanitario della nostra marina studiò e discusse l'argomento, preparando la via all’effettuarsi del suo lungo desiderio. L’ispettorato di sanità in Roma e la direzione di sanità del 1° dipartimento (Spezia) poterono finalmente mettersi all’opera e, nei tre anni ultimi decorsi, con diligente e continuo lavoro di alcuni dei più competenti ufficiali del corpo medico di marina, si è compiuto, oltreché il rinnovamento del materiale sanitario delle navi da battaglia, anche l’allestimento di quello necessario ad armare le navi-ospedale.
Così allorché, dichiarata l’attuale guerra colla Turchia, si ritenne che due navi-ospedale fossero necessarie, giunsero a Spezia il 26 settembre 1911 il Re d’Italia e la Regina d’Italia, e dopo sei giorni ripartirono in completo assetto, pronti a ricevere ciascuno almeno 500 feriti o ammalati ed in caso di necessità anche qualche centinaio di più.
Le due navi sono gemelle, identiche quindi nella loro apparenza esterna e nelle disposizioni interne, identico il materiale sanitario imbarcato ed il concetto che ha presieduto alla disposizione di esso, sicché la descrizione di una sola di dette navi può servire a farle conoscere ambedue al pubblico, il quale, in gran parte, non può avere un’idea esatta di quanto è preparato per la cura in navigazione dei soldati e dei marinai feriti o malati.
I due piroscafi sono di circa 7000 tonnellate (lorde) colla velocità di circa miglia 14.5 all’ora e sono costrutti ed usati pei viaggi dall’Italia a New York, portando all’incirca 1500 passeggeri di terza classe (emigranti) alloggiati in due ponti sotto coperta. Hanno una grande sovrastruttura centrale che comprende, nel piano di coperta, rinfermeria emigranti, gli alloggi per gli ufficiali del piroscafo ed i servizi (cucine, forni, dispense). Nel piano superiore è disposta a 4 letti, con sala da pranzo , sala da musica, fumoir ed una bella passeggiata che circonda tutto il corpo centrale. Ancora al disopra è il ponte delle lande, il comando, la sala nautica, il telegrafo Marconi.
Questi piroscafi sono armati con persoli ale mercantile, il quale ha accettato di partecipare alla missione, comandato da un capitano proposto dalla Società armatrice. Il personale della regia marina è rappresentato dal direttore dell’ospedale (Colonnello o Tenente-Colonnello medico), da quattro Maggiori medici capi riparto e da altrettanti Ufficiali medici inferiori quali aiuti o assistenti. Il personale sanitario è poi completato da un farmacista col grado di Tenente e, per l’assistenza religiosa dei malati, è imbarcato un sacerdote dell’ordine dei Camilliani. I medici civili, dipendenti dalla Società, hanno nobilmente offerto la loro opera e disimpegnano essi pure l’ufficio di assistente. Comandante militare della nave-ospedale è un Ufficiale superiore di vascello (riserva navale) al quale fa capo tutto ciò che ha relazione col servizio puramente militare-marinaresco. Un opportuno numero di graduati e di comuni della categoria infermieri della regia marina è distribuito ai vari servizi ospitalieri.
Tutto l’ospedale è diviso in quattro riparti, capace ciascuno di circa 125 letti e, al bisogno, anche di più; essi sono retti da un maggiore medico con l'assistenza di un capitano e e di un tenete medico.
Questi riparti poi sono situati a livello del primo ponte sotto coperta (batteria), il quale è un unico grande ambiente che si stende da prima a poppa, ben ventilato ed illuminato da una doppia fila di sportelli e da cinque ampi boccaporti. La batteria, la cui parte centrale è occupata dal grande boccaporto delle macchine, conserva, disposte in due piani, le cuccette per gli emigranti e ora, abolito il piano superiore di cuccette, diradando opportunamente il numero di quelle inferiori, vi si trovano circa trecento lettini.
Samuele Angeloni
Navi ospedale:
- Washington (1854 - 1904)
- Albaro (1890)
- Brasile (1905)
- Clodia (1905)
- Menfi (1911)
- Cordova (1906 - 1918)
- Ferdinando Palasciano (1899 - 1923)
- Italia (1905 - 1943)
- Marechiaro (1911-1916)
- Re d'Italia (1907 - 1929)
- Regina d'Italia (1907 - 1928)
- R 1 (1911)
- Santa Lucia (1912)
- Gargano
- Aquileia (1914 - 1943)
- Arno (1912 - 1942)
- California (1920 - 1941)
- Città di Trapani (1929 - 1942)
- Gradisca (1913 - 1950)
- Po (1911 - 1941)
- Principessa Giovanna (1923 - 1953)
- Ramb IV (1937 - 1941)
- Sicilia (1924 - 1943)
- Tevere (1912 - 1941)
- Toscana (1923-1961)
- Virgilio (1928-1944)
Navi soccorso
Navi soccorso:
- Capri (1930 - 1943)
- Epomeo (1930 - 1943)
- Laurana (1940 - 1944)
- Meta (1930 - 1944)
Fonte: wikiwand
Regia nave ospedale Menfi
Il Menfi fu requisito come nave ospedale della Regia Marina ed ebbe a bordo come infermiera S.A.R. la Duchessa D'Aosta.
Armatore: Sicilia navigazione
Fonte: naviearmatori.net
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Ambulanza da montagna
Le ambulanze da montagna, completamente someggiate su quadrupedi, durante il conflitto avevano assunto una vasta gamma di ruoli che superavano le loro funzioni originali.
Operavano sia in prima che in seconda linea, svolgendo compiti diversificati come infermerie presidiali, ospedaletti chirurgici, locali d'isolamento, depositi per casi sospetti e istituti di riposo.
La loro versatilità consentiva loro di adattarsi alle mutevoli esigenze del fronte, fungendo da punti cruciali per la gestione e il trattamento di feriti e malati in diverse situazioni operative durante il conflitto.
Queste piccole formazioni sanitarie, in numero di 32, avevano assunto una numerazione non progressiva: 3, da 7 a 10, 15, 20, 22, 24, da 29 a 33, 37, 40, 45, da 48 a 50, 59, 60, 67, 73, 75, 77, 82, 83, 85, 87, 88.
Fonte: sanitagrandeguerra.it
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Fiat 2300
Nella seconda metà degli anni cinquanta la casa torinese avviò lo studio di una nuova vettura di grandi dimensioni che potesse prendere il posto delle FIAT 1400 e 1900, sul mercato dal 1950. Visto il perdurare della moda, anche per la nuova ammiraglia venne scelta una carrozzeria d'impronta americaneggiante. Bandite però le rotondità del modello precedente, la nuova carrozzeria sfoggiava linee tese, grosse pinne e abbondanza di cromature.
Una 1800 berlina al Concorso d'eleganza a Cortina d'Ampezzo nell'estate del 1959
Dal punto di vista tecnico, invece, le novità maggiori arrivavano dai motori (tutti a 6 cilindri in linea con albero a camme laterale) e dalla sospensione anteriore a ruote indipendenti con barre di torsione. Per il resto la vettura conservava la trazione posteriore, il retrotreno ad assale rigido con balestre longitudinali, i freni a tamburo sulle 4 ruote ed il cambio manuale a 4 marce con leva al volante.
Pochi mesi dopo la presentazione della berlina a 4 porte (Salone dell'automobile di Ginevra del 1959), nelle versioni 1800 (1795cm³, 75cv) e 2100 (2054 cm³, 82 CV), la gamma s'arricchì della variante familiare, con carrozzeria giardinetta. La Fiat, prima casa in Europa (ma la moda era già diffusa negli Stati Uniti), tentò di affrancare questo tipo di carrozzeria dalla poco lusinghiera fama di veicolo da lavoro, introducendo il concetto di station wagon di lusso per il tempo libero. Gianni Agnelli, qualche anno dopo, utilizzava una 2300 Lusso Familiare, evoluzione della 2100 Familiare, per andare a giocare a golf.
Alla fine del '59 la Sezione Carrozzerie Speciali della FIAT realizzò la versione Speciale, sulla base della 2100, caratterizzata da passo e lunghezza maggiorati, un diverso (e più elaborato) frontale, da interni meglio rifiniti e da altre differenze minori. La carrozzeria Francis Lombardi, invece, lanciò la versione a passo allungato della berlina, apprezzata come taxi (configurazione a 7 posti) o come auto di rappresentanza (sia per le autorità Italiane che per il Vaticano) denominata President.
Fonte: wikipedia
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Fiat 1100
L'iconica Fiat 1100: Un'icona dell'industria automobilistica italiana
La storia della Fiat 1100 risale al lontano 1937, quando la Fiat 508C "Nuova Balilla 1100" fece la sua comparsa sul mercato automobilistico. Questo modello, evolutosi nel tempo, divenne famoso per la sua distintiva calandra, che gli valse il soprannome di "musone".
Dopo il periodo bellico, nel settembre del 1948, la vettura subì delle lievi modifiche, diventando la 1100 B. Tuttavia, fu con l'introduzione della 1100 E, verso la fine dell'estate del 1949, che la Fiat fece un significativo passo avanti. Questa versione presentava un vano bagagliaio e alloggiamento per la ruota di scorta, insieme al comando del cambio montato sul volante.
La Fiat 1100 E mantenne la sua popolarità fino alla primavera del 1953, quando venne sostituita dalla 1100/103. Questo modello continuò a godere di un notevole successo, grazie alla sua spaziosità, e trovò impiego in diversi settori, come taxi e ambulanze. Durante la guerra, era stata persino prodotta una versione adibita ad "ufficio mobile".
In definitiva, la Fiat 1100 si guadagnò un posto di rilievo nell'industria automobilistica italiana, diventando un'icona del suo tempo e lasciando un'impronta duratura nella storia dell'automobile.
Roberrto Marchetti
Fonte: wikipedia
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Fiat 515
La Fiat 515 è un'autovettura di media gamma prodotta dalla Fiat dal 1931 al 1934.
Il Fiat 515: Un'icona dell'Assistenza Medica del Passato
Nel cuore dei tumultuosi anni '30 del XX secolo, quando l'Europa era immersa in cambiamenti politici e sociali, un'icona dell'assistenza medica stava emergendo: il Fiat 515. Questo veicolo, prodotto dalla rinomata casa automobilistica italiana Fiat, incarnava l'innovazione nel trasporto sanitario dell'epoca.
Dotato di una grinta inconfondibile e di una robustezza senza pari, il Fiat 515 non era solo un'automobile, ma un vero e proprio simbolo di speranza e soccorso nelle comunità di allora. Il suo design curato e la sua affidabilità meccanica lo resero uno strumento essenziale per trasportare pazienti malati o feriti ai centri medici più vicini.
Con il suo motore a quattro cilindri in linea e una cilindrata di circa 995 cc, il Fiat 515 offriva prestazioni affidabili anche nelle condizioni più avverse. Il cambio manuale a 4 velocità garantiva una guida fluida e precisa, mentre il robusto telaio e la struttura in acciaio assicuravano sicurezza e resistenza durante i lunghi viaggi di emergenza.
L'adattamento del Fiat 515 come autoambulanza prevedeva l'allestimento di un vano posteriore appositamente progettato per ospitare pazienti e personale medico. Questo spazio era arredato con cura per garantire il massimo comfort e la massima sicurezza durante il trasporto.
Ma il Fiat 515 era molto più di un semplice mezzo di trasporto. Era un simbolo di speranza per coloro che avevano bisogno di cure urgenti. Il suono del suo clacson diventava la colonna sonora delle strade quando si affrettava a raggiungere coloro che avevano bisogno di aiuto.
Oggi, il Fiat 515 rimane un'icona del passato, un testimone silenzioso di un'epoca in cui l'assistenza medica si basava sull'ingegno e sull'impegno di persone dedite al bene comune. Le sue linee eleganti e la sua storia affascinante continuano a ispirare, ricordandoci il valore del soccorso e della solidarietà umana, anche nei momenti più bui della storia.
Roberto Marchetti
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Fonte: wikipedia