Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

I Nobili Idrovolanti Cant Z.506: Simboli Contraddittori di Soccorso e Sospetto durante la Seconda Guerra Mondiale

 

Velivoli Cant Z 506
Foto: Velivoli Cant Z 506
Fonte: gentedelquindicesimo - segrete ali raccolsero
 

Nel turbine della Seconda Guerra Mondiale, mentre il mondo era diviso tra alleati e avversari, un gruppo di velivoli si distinse per la sua ambivalenza: i Cant Z.506 Airone. Originariamente concepiti come aerei civili per il trasporto e la posta, questi idrovolanti a doppio galleggiante trimotore ad ala bassa, prodotti dalla Italiana Cantieri Riuniti dell'Adriatico, Cantiere Navale Triestino (C.R.D.A. CANT), divennero un'icona dei dilemmi morali e delle sfide umane della guerra.

La loro trasformazione da mezzi di comunicazione pacifica a strumenti bellici rappresentò un cambio radicale di prospettiva. Durante il conflitto, i Cant Z.506 servirono in varie capacità: da bombardieri a idrovolanti da ricognizione, ma il loro ruolo più rilevante fu quello di soccorritori in mare.

Dipingendo i loro scafi di bianco e decorandoli con la croce rossa internazionale, questi aerei divennero simboli tangibili di aiuto umanitario. La loro missione principale era recuperare gli equipaggi degli aerei abbattuti in mare, offrendo una speranza di salvezza in un ambiente ostile e implacabile.

Tuttavia, nonostante la chiara identificazione come mezzi di soccorso, i Cant Z.506 non furono risparmiati dagli attacchi nemici. La loro vulnerabilità derivava da una comprensione distorta delle loro attività. Le forze nemiche interpretavano spesso erroneamente il loro impiego, vedendo in essi potenziali minacce anziché portatori di aiuto.

Questa ambiguità condusse a situazioni tragiche, con i velivoli soccorritori che diventavano obiettivi di attacco anziché simboli di salvezza. La loro storia è intrisa di contraddizioni: da un lato, il desiderio umanitario di salvare vite, dall'altro, la sospettosa natura bellica che spingeva al loro attacco.

Ma nonostante le avversità e i pericoli, i Cant Z.506 perseverarono nella loro missione umanitaria, dimostrando un coraggio straordinario anche nelle condizioni più estreme. La loro vicenda rappresenta un paradosso della guerra, evidenziando la complessità morale e le sfide umane che caratterizzavano il conflitto armato.

In un mondo segnato dall'ambiguità e dalla violenza, i Cant Z.506 rimangono un simbolo della difficile linea tra il dovere umanitario e la brutalità della guerra. La loro storia ci ricorda che anche in mezzo al caos e alla confusione, la speranza e il coraggio possono ancora emergere, illuminando il cammino verso la compassione e la solidarietà umana.

 

 

Cant Z 506 B sanitario

Foto: Cant Z 506 B (Bombardamento) modificato come ruolo “S” (Sanitario) utilizzato dai reparti del Soccorso dai primi mesi del 1943; sotto un CZ 506 B della 287ª Sq. RML.
Gli aerei CZ 506 B erano assegnati ai reparti di Bombardamento Marittimo e Ricognizione Marittima, mentre i CZ 506 A (C)/S, la versione civile modificata per il Soccorso, equipaggiavano le unità del Soccorso aereo.
 

 

Cant Z 506 sanitarioCivile

Foto: Cant Z 506 A (C Civile) modificato come ruolo “S” (Sanitario) utilizzato dai reparti del Soccorso dal giugno 1940.
 
  • Dal 10 giugno 1940, con l'inizio delle operazioni belliche, la Regia Aeronautica istituì il Soccorso Aereo. Si formarono squadriglie e sezioni, tra cui la 612ª, la 613ª, e la 614ª Squadriglia, insieme alle Sezioni "Lero" e "Torre del Lago".
  • Il 31 maggio 1943, il "servizio soccorso" della Regia Aeronautica subisce una riorganizzazione fondamentale. Si trasforma in 11 Sezioni aeree di Soccorso, integrate nelle corrispondenti Squadriglie di Ricognizione Marittima. Queste squadriglie, oltre al loro compito originario, assumono anche la responsabilità del soccorso aereo nelle aree marine non accessibili ai mezzi delle Sezioni di Soccorso.
  • Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il 15 ottobre dello stesso anno, il Raggruppamento Idrovolanti si è costituito all'interno dell'Aeronautica Cobelligerante (la parte della Regia Aeronautica che si era riorganizzata nel cosiddetto Regno del Sud). Questo raggruppamento ha riunito tutti gli idrovolanti CZ 506 B e S, CZ 501 e RS 14 provenienti dai reparti dedicati alla ricognizione marittima e al soccorso, mantenendo la loro capacità operativa in tali specialità.
  • Il 14 aprile 1946, venne istituito il "Servizio Ricerca e Soccorso dell’Aeronautica Militare". Questo servizio operò con i velivoli CZ 506 B e S fino al 1959, quando furono radiati e sostituiti con l'anfibio Grumman HU-16A.
 
Cant Z 506
La foto del Cant Z 506 è stata scattata nel 1943, prima dell'8 settembre, sull'idroscalo di Nisida a Napoli, che ospitava la 182ª Squadriglia RML e la 4ª Sezione Soccorso. Questo aereo, appartenente alla 4ª Sezione Soccorso, è una versione B del Cant Z 506, progettata per il bombardamento e caratterizzata dalla presenza di una grande stiva bombe nella parte inferiore della fusoliera. A partire dal 1943, i reparti del Soccorso aereo della Regia Aeronautica hanno impiegato questa versione B per integrare la limitata disponibilità dei Cant Z 506 A (successivamente convertiti in versione civile C) provenienti dalle compagnie aeree e adattati per le operazioni di soccorso.

Roberto Marchetti

 

Fonte: gentedelquindicesimo - segrete ali raccolsero; Giacomo De Ponti gente del 15°(gd15)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Viscount 700 G AMAV NZ Air Race
Foto: Vickers Viscount
Fonte: wikipedia

 

Il Vickers Viscount è stato un aereo di linea rivoluzionario che ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell'aviazione commerciale postbellica. Introdotta negli anni '40, la sua caratteristica distintiva era l'uso di motori turboelica Rolls-Royce Dart, che combinavano l'efficienza dei motori a getto con la familiarità e l'affidabilità dei motori a pistoni.

Il Viscount è emerso da un periodo di ricerca e sviluppo avviato dal Brabazon Committee nel Regno Unito, che mirava a modernizzare e rinvigorire l'industria aeronautica britannica. La Vickers-Armstrongs vinse il contratto per il progetto del Viscount, che doveva rispondere alla specifica IIB del comitato. Il primo prototipo, noto come Type 630, volò nel luglio 1948, presentando una configurazione da 24 passeggeri alimentata da quattro motori Dart.

Nonostante le sue innovazioni, il Viscount ha inizialmente lottato per ottenere l'approvazione delle compagnie aeree, principalmente a causa delle sue dimensioni relativamente ridotte e della capacità limitata di trasporto passeggeri. Tuttavia, con l'introduzione di versioni potenziate dei motori Dart, come il Dart Mk. 506, il Viscount è stato in grado di offrire una capacità di trasporto aumentata e una maggiore efficienza.

Il successo del Viscount si è esteso oltre i confini del Regno Unito, con ordini provenienti da compagnie aeree in Canada e negli Stati Uniti. Ogni compagnia ha spesso richiesto modifiche personalizzate alla cellula di base, e la Vickers ha risposto con una varietà di versioni, numerate in base alle modifiche apportate.

Con l'evoluzione tecnologica, il Viscount è stato sottoposto a continuo aggiornamento. La versione Type 800, ad esempio, presentava una fusoliera allungata e una capacità di trasporto fino a 71 passeggeri, alimentata da motori Dart Mk. 510. Versioni successive, come il Type 810 e il Type 840, hanno beneficiato di ulteriori miglioramenti dei motori, portando a una maggiore potenza e prestazioni.

Il Viscount ha alla fine ceduto il passo al suo successore diretto, il Vickers Vanguard, che ha continuato a portare avanti l'eredità di innovazione e successo del suo predecessore nel settore dell'aviazione commerciale.

Roberto Marchetti

 

Fonte: wikipedia

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

Agenzia Bozzo 247 B Yacht SAVOIA I panfilo reale 1883 Castellammare 1895 Canale di Kiel

 Costruito nel cantiere di Castellammare di Stabia il 23 giugno 1883 con la qualifica di Panfilo Reale, il Savoia (che chiameremo I° per non confonderlo con un successivo panfilo reale avente lo stesso nome) fu iscritto nel Registro del Naviglio della Reale Marina e classificato come Incrociatore Ausiliario di 2ª Classe.

Prua stellata, tre alberi, un fumaiolo.

Venne utilizzato per quattordici anni come nave di rappresentanza e da diporto per la famiglia reale italiana.

L'8 settembre 1892 per i festeggiamenti del IV° Centenario della Scoperta dell'America attraccò a Genova sbarcando il Re Umberto I° e la Regina Margherita.

Nel 1895 al comando del Principe Tomaso di Savoia, Duca di Genova, il Savoia (I°) su invito dell'Imperatore di Germania rappresentò l'Italia ai festeggiamenti per l'inaugurazione ufficiale del Canale di Kiel.

Restò in servizio operativo sino al 1897 per essere poi sostituito dal Trinacria.

Venduto nello stesso anno alla Compagnia La Veloce di Genova, fu trasformato in nave passeggeri.

Furono ricostruiti gli interni ed i ponti, eliminato un albero ed allungata la ciminiera per ottenere miglior tiraggio.

Mantenendo lo stesso nome, fece molti viaggi per il Nord e Sud America restando in servizio sino al 1923.

Fonte: agenziabozzo

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

Nave ospedale Re dItalia
 
La necessità che i feriti nei combattimenti navali, pei bisogni della cura e per sentimenti di umanità anzitutto ed in secondo luogo per non turbare la serenità e la libertà d’azione dei combattenti sulla nave da guerra, siano allontanati dal campo d’azione e ricoverati su altre navi, apprestate per la loro cura e per il loro trasporto in sedi tranquille, è incontestabile. Questa necessità fu sempre profondamente sentita dalle nazioni militari che hanno guidato il mondo sulle vie della civiltà e che furono già da tempo spinte dagli avvenimenti politici militari a dotare le loro bene organizzate e potenti marine di navi-ospedale per usarne nelle guerre navali e coloniali. E perché trattavasi di istituzioni non bellicose e nazionali, ma umanitarie, universali e quasi sacre, se ne stabilì la inviolabilità, estendendo a queste navi, con adatte norme speciali, i benefìci della neutralità che la Convenzione di Ginevra già aveva accordato alle istituzioni congeneri negli eserciti terrestri.

Seguendo il nobile esempio, già da molti anni il corpo sanitario della nostra marina studiò e discusse l'argomento, preparando la via all’effettuarsi del suo lungo desiderio. L’ispettorato di sanità in Roma e la direzione di sanità del 1° dipartimento (Spezia) poterono finalmente mettersi all’opera e, nei tre anni ultimi decorsi, con diligente e continuo lavoro di alcuni dei più competenti ufficiali del corpo medico di marina, si è compiuto, oltreché il rinnovamento del materiale sanitario delle navi da battaglia, anche l’allestimento di quello necessario ad armare le navi-ospedale.
 
Camera operazione nave ospedale
 
E poiché alla costruzione di apposite navi si opposero ragioni di bilancio, venne fatta nel nostro naviglio mercantile una scelta di alcuni piroscafi adatti allo scopo, studiandone i piani. prestabilendo i lavori di assetto e preparando nei magazzini della direzione di sanità di Spezia tutto il materiale per il loro arredarnento, curato in tutti i particolari, imballato, incassato, qualificato, pronto in somma ad essere messo celeremente in opera.

Così allorché, dichiarata l’attuale guerra colla Turchia, si ritenne che due navi-ospedale fossero necessarie, giunsero a Spezia il 26 settembre 1911 il Re d’Italia e la Regina d’Italia, e dopo sei giorni ripartirono in completo assetto, pronti a ricevere ciascuno almeno 500 feriti o ammalati ed in caso di necessità anche qualche centinaio di più.

Le due navi sono gemelle, identiche quindi nella loro apparenza esterna e nelle disposizioni interne, identico il materiale sanitario imbarcato ed il concetto che ha presieduto alla disposizione di esso, sicché la descrizione di una sola di dette navi può servire a farle conoscere ambedue al pubblico, il quale, in gran parte, non può avere un’idea esatta di quanto è preparato per la cura in navigazione dei soldati e dei marinai feriti o malati.

I due piroscafi sono di circa 7000 tonnellate (lorde) colla velocità di circa miglia 14.5 all’ora e sono costrutti ed usati pei viaggi dall’Italia a New York, portando all’incirca 1500 passeggeri di terza classe (emigranti) alloggiati in due ponti sotto coperta. Hanno una grande sovrastruttura centrale che comprende, nel piano di coperta, rinfermeria emigranti, gli alloggi per gli ufficiali del piroscafo ed i servizi (cucine, forni, dispense). Nel piano superiore è disposta a 4 letti, con sala da pranzo , sala da musica, fumoir ed una bella passeggiata che circonda tutto il corpo centrale. Ancora al disopra è il ponte delle lande, il comando, la sala nautica, il telegrafo Marconi.

Questi piroscafi sono armati con persoli ale mercantile, il quale ha accettato di partecipare alla missione, comandato da un capitano proposto dalla Società armatrice. Il personale della regia marina è rappresentato dal direttore dell’ospedale (Colonnello o Tenente-Colonnello medico), da quattro Maggiori medici capi riparto e da altrettanti Ufficiali medici inferiori quali aiuti o assistenti. Il personale sanitario è poi completato da un farmacista col grado di Tenente e, per l’assistenza religiosa dei malati, è imbarcato un sacerdote dell’ordine dei Camilliani. I medici civili, dipendenti dalla Società, hanno nobilmente offerto la loro opera e disimpegnano essi pure l’ufficio di assistente. Comandante militare della nave-ospedale è un Ufficiale superiore di vascello (riserva navale) al quale fa capo tutto ciò che ha relazione col servizio puramente militare-marinaresco. Un opportuno numero di graduati e di comuni della categoria infermieri della regia marina è distribuito ai vari servizi ospitalieri.
Tutto l’ospedale è diviso in quattro riparti, capace ciascuno di circa 125 letti e, al bisogno, anche di più; essi sono retti da un maggiore medico con l'assistenza di un capitano e e di un tenete medico.
 
Nave ospedale La farmacia

Questi riparti poi sono situati a livello del primo ponte sotto coperta (batteria), il quale è un unico grande ambiente che si stende da prima a poppa, ben ventilato ed illuminato da una doppia fila di sportelli e da cinque ampi boccaporti. La batteria, la cui parte centrale è occupata dal grande boccaporto delle macchine, conserva, disposte in due piani, le cuccette per gli emigranti e ora, abolito il piano superiore di cuccette, diradando opportunamente il numero di quelle inferiori, vi si trovano circa trecento lettini.
 
Nel secondo ponte inferiore (corridoio) venne lasciata la disposizione delle cuccette per emigranti e questa parte dell'ospedale è destinata a dar ricovero ai molti convalescenti rimpatriati e a tutti coloro che non hanno bisogno della permanenza a letto; siche questo non serve che per riposo della notte. Le ore della giornata vengono da questi malati impiegate, con loro vantaggio, a passeggiare in coperta ed a respirare la libera e pura aria marina.
 
Essiccatoio per la biancheria Nave ospedale
 
Dei riparti, separati da semplici tele che non intralciano la venti la ventilazione dei locali, tre servirebbero per malati chirurgici ed uno, detto misto, accoglierebbe tutti gli altri casi ; la suddivisione però è subordinata alle circostanze, essendo sempre necessario che diventi misto anche qualcuno degli altri riparti. In quelli destinati alla cura chirurgica si è stabilito uno speciale posto per medicazione o per piccoli atti operatori ; ogni posto è dotato di sterilizzatrice elettrica, di forti lampadari, d’acqua potabile, ecc. Il materiale di medicazione per questi posti e per tutto il resto dell’ospedale è contenuto in ampie scatole di rame o di zinco a finestre ermeticamente eclissabili, ritagliato e piegato opportunamente pei diversi usi ; esse, come quelle che contengono il materiale per le operazioni, man mano che il bisogno si presenta, vengono poste, per la sterilizzazione, in una grande stufa a vapore, della quale i piroscafi, in forza degli ordinamenti sull'emigrazione, sono provvisti.
 
Le parti estreme di prua e di poppa dei due piani di batteria e di corridoio, dove i malati, pel rumore delle catene delle ancore, per le vibrazioni suscitate dalle eliche e per altre ragioni starebbero a disagio, furono trasformate in magazzini di materiale ospidaliero e di medicata, di cui le due navi-ospedale sono abbondantemente dotate tanto da permettere loro spesso di rifornire altre infermerie o posti sanitari.
Nel piano di coperta, oltre ai gabinetti gabinetti per osservazioni microscopiche e per la radioscopia, si trovano la sala d’ operazioni, la farmacia ed un riparto per ufficiali feriti o ammalati; questi tre ambienti risultarono da un’ingegnosa trasformazione dei locali della preesistente infermeria emigranti.
 
La sala operatoria, assai ben riuscita e perfino elegante, è fornita di tutto ciò che è necessario per eseguire, secondo i più moderni criteri chirurgici, qualunque atto operativo.
Verso la parte prodiera di questo piano di coperta fu installata la lavanderia a vapore la cui utilità, anzi necessità, è facile immaginare. dato l’ufficio e la destinazione delle navi sulle quali non è poca la biancheria che si consuma, dato l'ufficio e la destinazione delle navi sulle quali non è poca la biancheria che si consuma.
 
Un problema importante e delicato da risolversi è quello dei mezzi di trasporto e d’imbarco dei feriti, il cui trasferimento è tutt’altro che semplice se si considera che. dall’infermeria di terra fino alla marina, dalla spiaggia o dal porto fino alla nave, dalla lancia a bordo della nave stessa ed al definitivo posto di letto, devono cambiarsi varie direzioni e sistemi di traslazione. 11 problema fu risolto in modo felice e tale che l’individuo, dal momento in cui lascia il suo letto a terra fino a quando viene coricato a bordo, giace sempre in posizione orizzontale, nella stessa barella, col minimo di disturbo, di scosse o di sballottamenti. A tale scopo serve assai bene la semplicissima barella dell’esercito o meglio ancora quella della marina, più snella e leggera; in essa il ferito, adagiato e comodamente disposto, viene trasportato a mano fino al mare. Quivi le varie barelle sono disposte sui banchi di grosse lande da salvataggio che in numero di tre, quattro o cinque vengono rimorchiate sotto il bordo della nave-ospedale. Per alzare, rientrare e ricalare ciascuna barella dalla lancia fino ai riparti si utilizza l’apparecchio a vapore, l’albero di carico ed il filo d’acciaio a più capi, coi quali si sogliono imbarcare i colli di merce. Al filo d’acciaio è agganciata la cosidetta branda all’inglese, la quale non è altro che una scatola rettangolare di forte tela, tenuta aperta da un telaio disposto sul suo fondo; essa è tenuta sospesa per mezzo di un’asta di ferro che la mantiene distesa e costantemente orizzontale.
 
Trasporto dei feriti alla nave ospedale
 
Calata la branda inglese fino alla lancia, vi si adatta la barella col ferito e la si alza, con moto uniforme e moderato, fino all’altezza della coperta: due cordicelle, applicate ai due estremi della branda e manovrate dal basso, impediscono che essa possa, per movimenti della lancia o della nave, subire degli urti. Giunta la branda in coperta, viene rientrata fin sopra il boccaporto e ammainata finché giunge al piano del riparto. Allora si estrae la barella dalla branda e la si trasporta a braccia fino al posto di letto che un medico, di ciò incaricato, ha assegnato al ferito o malato.
La pratica che di questa delicata manovra ha acquistato ora il personale, il quale la esegue in minor tempo di quel che si richiede a descriverla, è tale da renderla preferibile a qualunque altra, anche con mare fortemente agitato.
 
Coll’armamento e coll’ordinamento di queste navi la R. Marina intendeva di approntare il necessario per lo sgombro e la cura dei feriti in combattimenti navali. Nella presente guerra però l’attività di esse dovette specialmente rivolgersi ai militari dell’esercito, i cui vari reparti sono frazionati in sei nuclei comunicanti solo per mare sulla lunga costa libica (Tobruk Derma, Bengasi, Homs, Tripoli, Forwa), ai quali si sono in questi ultimi tempi aggiunti altri nuclei nell’Egeo, dai piccolissimi delle isole minori al più considerevole presidio della storica Rodi.
 
Branda inglese fuori bordo
 
Nei primi mesi della guerra, quando nelle nuove sedi di Libia non si poteva contare su un vero e completo servizio d'ospedali fortunatamente brevissima, l'epidemia di colera, le due navi ospedale furano validamente aiutate del Menfi e dal Regina Margherita, piroscafi noleggiati dal governo ed armati da personale appartenente a benemerite associazioni.
 
Branda inglese sopra il boccaporto
 
Il Menfi, nave-ospedale della Croce Rossa italiana, è noto già a tutti gli italiani come quello sul quale ai sofferenti era conforto la sollecitudine di S. A. la Duchessa d’Aosta e delle dame, che vi rappresentavano l’amore e la pietà di tutte le donne d'Italia.
 
Il Regina Margherita fu armato dal Sovrano Ordine di Malta, i cui nobili cavalieri si mossero ricordando le lunghe lotte combattute col turco dai loro predecessori, che lasciarono le loro insegne gentilizie scolpite sui cadenti palazzi, sui bastioni ed al sommo delle porte turrite del fortissimo castello di Rodi.
 
Dell’ opera che le due navi-ospedale h anno compiuto durante il loro armamento sarà fatta, a suo tempo, la storia con esattezza statistica e scientifica; in essa verrà detto anche tutto quello che l’esperienza, insuperabile critica e maestra, ha trovato indispensabile modificare o aggiungere per il perfezionamento della nuova istituzione marinara, nè v’ha dubbio che tali ammaestramenti abbiano a cadere nel vuoto.
Basterà qui ricordare, come titolo d’onore per le due navi, le giornate dello sbarco e della presa di Bengasi (Re d’Italia) e del combattimento di Sciara Sciat (Regina d’Italia) e rendere noto che la prima di esse (a cui specialmente si riferisce la presente descrizione) ha finora percorso circa 20.000 miglia, contando press’a poco giornate di cura, dati non molto dissimili da quelli offerti dall’attività della nave gemella.
 
Sbarco feriti molo Catania
 
I nitidi riparti e la bianche cuccette dei due ospedali naviganti non saranno tanto presto dimenticati da coloro che vi furono, anche per breve tempo ricoverati, dopo mesi di vita passati sotto le tende con poca paglia senza potersi svestire, e che vi trovarono in abbondanza a loro conforto ciò che per necessità di cose altrove scarseggiava. Nè verrà loro meno nella memoria il ricordo delle persone che si muovevano attorno a quei lettini, sforzandosi di utilizzare tutto quello che nei grossi fianchi della nave era stato, in patria, raccolto e conservato a vantaggio di chi aveva alla gloria d’Italia offerto il proprio sangue. La speranza che questo memore sentimento sia sbocciato e perduri negli animi di tanti generosi fratelli, è, senza dubbio, per coloro che colla mente e col cuore cercarono di seminarlo, la più dolce ed ambita delle ricompense.

Samuele Angeloni
 
Feriti nave ospedale grande guerra
 
Fonte: Adolfo Cotronei, Le navi ospedale della nostra Marina. Estratto dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1912. © Museo Risorgimento Bologna - Certosa.
 
 
 
Navi ospedale italiane

Navi ospedale:
  • Washington (1854 - 1904)
  • Albaro (1890)
  • Brasile (1905)
  • Clodia (1905)
  • Menfi (1911)
  • Cordova (1906 - 1918)
  • Ferdinando Palasciano (1899 - 1923)
  • Italia (1905 - 1943)
  • Marechiaro (1911-1916)
  • Re d'Italia (1907 - 1929)
  • Regina d'Italia (1907 - 1928)
  • R 1 (1911)
  • Santa Lucia (1912)
  • Gargano
  • Aquileia (1914 - 1943)
  • Arno (1912 - 1942)
  • California (1920 - 1941)
  • Città di Trapani (1929 - 1942)
  • Gradisca (1913 - 1950)
  • Po (1911 - 1941)
  • Principessa Giovanna (1923 - 1953) 
  • Ramb IV (1937 - 1941)
  • Sicilia (1924 - 1943)
  • Tevere (1912 - 1941)
  • Toscana (1923-1961)
  • Virgilio (1928-1944)


Navi soccorso

Navi soccorso:

  • Capri (1930 - 1943)
  • Epomeo (1930 - 1943)
  • Laurana (1940 - 1944)
  • Meta (1930 - 1944)

Fonte: wikiwand


 
Ricerca storica: Roberto Marchetti
 
 
 
 
 
 

MEMFI

Il Menfi fu requisito come nave ospedale della Regia Marina ed ebbe a bordo come infermiera S.A.R. la Duchessa D'Aosta.

Armatore: Sicilia navigazione

Fonte: naviearmatori.net

Sulla Menfi l'equipaggio era così composto: 1Maggiore medico, 1Maggiore commissario, 1Capitano medico, 4Tenenti medici, 1Sottotenente medico, 1Tenente farmacista, 1Sottotenente commissario, 1Capitano Cappellano, 1Furiere maggiore, 5Caporal maggiori, 1Caporale, 8militi, 24 infermiere volontarie.
 


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

Le ambulanze da montagna, completamente someggiate su quadrupedi, durante il conflitto avevano assunto una vasta gamma di ruoli che superavano le loro funzioni originali.

Operavano sia in prima che in seconda linea, svolgendo compiti diversificati come infermerie presidiali, ospedaletti chirurgici, locali d'isolamento, depositi per casi sospetti e istituti di riposo.

La loro versatilità consentiva loro di adattarsi alle mutevoli esigenze del fronte, fungendo da punti cruciali per la gestione e il trattamento di feriti e malati in diverse situazioni operative durante il conflitto.

 

 
Autoambulanza della grande guerrra
Foto: sanitagrandeguerra.it 
  
ambulanza 3 carnia 1917
L'ambulanza n. 3 in Carnia (Tribuna Illustrata n. 36 del 1917) 

 

Queste piccole formazioni sanitarie, in numero di 32, avevano assunto una numerazione non progressiva: 3, da 7 a 10, 15, 20, 22, 24, da 29 a 33, 37, 40, 45, da 48 a 50, 59, 60, 67, 73, 75, 77, 82, 83, 85, 87, 88.

Ambulanza da montagna 30 
Accampamento dell'Ambulanza da montagna attendata n. 30 alla Cantoniera della Presolana. Fonto: lombardiabeniculturali.it
 
 

Fonte: sanitagrandeguerra.it

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

Questi sono solo alcuni dei mezzi storici avuti in dotazione dalla Croce Rossa Italiana Comitao di Pisa.

La pagina è in costruzione, verranno aggiunti altri mezzi nel corso della ricerca.

 

 Fiat 515 1  Fiat 1100 Fiat 2300 1 
Fiat 515  Fiat 1100  Fiat 2300 

 

 

 Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

Fiat 2300 

Fiat 2300 1

Nella seconda metà degli anni cinquanta la casa torinese avviò lo studio di una nuova vettura di grandi dimensioni che potesse prendere il posto delle FIAT 1400 e 1900, sul mercato dal 1950. Visto il perdurare della moda, anche per la nuova ammiraglia venne scelta una carrozzeria d'impronta americaneggiante. Bandite però le rotondità del modello precedente, la nuova carrozzeria sfoggiava linee tese, grosse pinne e abbondanza di cromature.

 

Una 1800 berlina al Concorso d'eleganza a Cortina d'Ampezzo nell'estate del 1959
Dal punto di vista tecnico, invece, le novità maggiori arrivavano dai motori (tutti a 6 cilindri in linea con albero a camme laterale) e dalla sospensione anteriore a ruote indipendenti con barre di torsione. Per il resto la vettura conservava la trazione posteriore, il retrotreno ad assale rigido con balestre longitudinali, i freni a tamburo sulle 4 ruote ed il cambio manuale a 4 marce con leva al volante.

Pochi mesi dopo la presentazione della berlina a 4 porte (Salone dell'automobile di Ginevra del 1959), nelle versioni 1800 (1795cm³, 75cv) e 2100 (2054 cm³, 82 CV), la gamma s'arricchì della variante familiare, con carrozzeria giardinetta. La Fiat, prima casa in Europa (ma la moda era già diffusa negli Stati Uniti), tentò di affrancare questo tipo di carrozzeria dalla poco lusinghiera fama di veicolo da lavoro, introducendo il concetto di station wagon di lusso per il tempo libero. Gianni Agnelli, qualche anno dopo, utilizzava una 2300 Lusso Familiare, evoluzione della 2100 Familiare, per andare a giocare a golf.

Alla fine del '59 la Sezione Carrozzerie Speciali della FIAT realizzò la versione Speciale, sulla base della 2100, caratterizzata da passo e lunghezza maggiorati, un diverso (e più elaborato) frontale, da interni meglio rifiniti e da altre differenze minori. La carrozzeria Francis Lombardi, invece, lanciò la versione a passo allungato della berlina, apprezzata come taxi (configurazione a 7 posti) o come auto di rappresentanza (sia per le autorità Italiane che per il Vaticano) denominata President.

Fonte: wikipedia

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Fiat 1100

 

L'iconica Fiat 1100: Un'icona dell'industria automobilistica italiana

La storia della Fiat 1100 risale al lontano 1937, quando la Fiat 508C "Nuova Balilla 1100" fece la sua comparsa sul mercato automobilistico. Questo modello, evolutosi nel tempo, divenne famoso per la sua distintiva calandra, che gli valse il soprannome di "musone".

Dopo il periodo bellico, nel settembre del 1948, la vettura subì delle lievi modifiche, diventando la 1100 B. Tuttavia, fu con l'introduzione della 1100 E, verso la fine dell'estate del 1949, che la Fiat fece un significativo passo avanti. Questa versione presentava un vano bagagliaio e alloggiamento per la ruota di scorta, insieme al comando del cambio montato sul volante.

La Fiat 1100 E mantenne la sua popolarità fino alla primavera del 1953, quando venne sostituita dalla 1100/103. Questo modello continuò a godere di un notevole successo, grazie alla sua spaziosità, e trovò impiego in diversi settori, come taxi e ambulanze. Durante la guerra, era stata persino prodotta una versione adibita ad "ufficio mobile".

In definitiva, la Fiat 1100 si guadagnò un posto di rilievo nell'industria automobilistica italiana, diventando un'icona del suo tempo e lasciando un'impronta duratura nella storia dell'automobile.

Roberrto Marchetti

 

Fonte: wikipedia

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

La Fiat 515 è un'autovettura di media gamma prodotta dalla Fiat dal 1931 al 1934.

 FIAT 501

 

Il Fiat 515: Un'icona dell'Assistenza Medica del Passato

Nel cuore dei tumultuosi anni '30 del XX secolo, quando l'Europa era immersa in cambiamenti politici e sociali, un'icona dell'assistenza medica stava emergendo: il Fiat 515. Questo veicolo, prodotto dalla rinomata casa automobilistica italiana Fiat, incarnava l'innovazione nel trasporto sanitario dell'epoca.

Dotato di una grinta inconfondibile e di una robustezza senza pari, il Fiat 515 non era solo un'automobile, ma un vero e proprio simbolo di speranza e soccorso nelle comunità di allora. Il suo design curato e la sua affidabilità meccanica lo resero uno strumento essenziale per trasportare pazienti malati o feriti ai centri medici più vicini.

Con il suo motore a quattro cilindri in linea e una cilindrata di circa 995 cc, il Fiat 515 offriva prestazioni affidabili anche nelle condizioni più avverse. Il cambio manuale a 4 velocità garantiva una guida fluida e precisa, mentre il robusto telaio e la struttura in acciaio assicuravano sicurezza e resistenza durante i lunghi viaggi di emergenza.

L'adattamento del Fiat 515 come autoambulanza prevedeva l'allestimento di un vano posteriore appositamente progettato per ospitare pazienti e personale medico. Questo spazio era arredato con cura per garantire il massimo comfort e la massima sicurezza durante il trasporto.

Ma il Fiat 515 era molto più di un semplice mezzo di trasporto. Era un simbolo di speranza per coloro che avevano bisogno di cure urgenti. Il suono del suo clacson diventava la colonna sonora delle strade quando si affrettava a raggiungere coloro che avevano bisogno di aiuto.

Oggi, il Fiat 515 rimane un'icona del passato, un testimone silenzioso di un'epoca in cui l'assistenza medica si basava sull'ingegno e sull'impegno di persone dedite al bene comune. Le sue linee eleganti e la sua storia affascinante continuano a ispirare, ricordandoci il valore del soccorso e della solidarietà umana, anche nei momenti più bui della storia.

Roberto Marchetti

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

Fonte: wikipedia