Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

Il campo di concentramento di Coltano: una pagina poco conosciuta della storia italiana del secondo dopoguerra".

 

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Foto: Campo di Coltano
Fonte: glistatigenerali

 

Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e subito dopo, l'Italia fu teatro di eventi drammatici e trasformazioni politiche senza precedenti. Tra questi, uno degli episodi meno conosciuti è il campo di concentramento di Coltano, situato nella provincia di Pisa, destinato a prigionieri italiani che avevano combattuto per la Repubblica Sociale Italiana (RSI), il regime fascista filotedesco.


Costruito dalle autorità alleate nel 1945, Coltano era concepito come un centro di detenzione temporaneo per migliaia di ex militari fascisti. La sua istituzione rispondeva alla necessità di mantenere l'ordine pubblico e accertare le responsabilità individuali dei prigionieri, evitando al contempo episodi di giustizia sommaria da parte delle formazioni partigiane.


Il campo era diviso in tre settori: due per i prigionieri tedeschi e uno, il PWE 337, per gli italiani. Le condizioni di detenzione erano estremamente dure, con maltrattamenti, fame e un clima di tensione costante tra detenuti e sorveglianti. Tuttavia, nonostante le difficoltà, il campo non può essere paragonato ai campi di concentramento nazisti o ai gulag sovietici.


Dopo sei mesi di attività, Coltano fu chiuso nel gennaio 1946, seguendo una politica di riconciliazione nazionale adottata dal governo italiano. Molti prigionieri furono rilasciati grazie a provvedimenti di amnistia e indulto. La vicenda dei campi di concentramento per fascisti in Italia è stata spesso trascurata dalla storiografia, ma è importante indagare su questi episodi per comprendere appieno la complessità e le contraddizioni del periodo storico.


La chiusura di Coltano segnò la fine di un capitolo oscuro della storia italiana, ma rimane un monito sulla necessità di ricordare e studiare anche gli eventi meno noti, per una migliore comprensione del passato e del presente.

Roberto Marchetti

 

Fonte: instoria

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Il Terremoto del 1979 nella Valnerina: Una Storia di Devastazione e Resilienza

 

Terremoto Valnerina 79

 

La Valnerina, una regione incantevole situata al confine tra Umbria, Lazio e Marche, è stata teatro di eventi sismici catastrofici nel corso dei secoli. Tra questi, il terremoto del 4 dicembre 1328 e il Grande Terremoto del 1703 rimangono incisi nella memoria storica per la loro devastazione e il tragico bilancio di vite perdute.

Tuttavia, il 19 settembre 1979, un altro terremoto scosse profondamente questa regione, portando con sé distruzione e dolore. Con epicentro nei pressi di Maltignano di Cascia, il sisma, con una magnitudo momento di 5.8, causò un'intensità stimata tra l'VIII e il IX grado della scala Mercalli, colpendo duramente i piccoli borghi montani come Castel Santa Maria, Chiavano, Civita di Cascia, San Marco di Norcia e Trimezzo di Cittareale.

La Valnerina subì l'ira della natura, con cinque vite spezzate, centinaia di feriti e migliaia di sfollati. Norcia, la città più colpita, vide crollare molte delle sue abitazioni e delle sue mura urbane. La basilica di San Benedetto e il palazzo Vescovile rimasero gravemente lesionati, mentre altre chiese e edifici storici subirono danni irreparabili.

Fuori dalla città, il santuario della Madonna della Neve venne completamente distrutto, mentre molte altre chiese patirono crolli parziali. I danni si estesero anche al Lazio, con territori come Cittareale e Leonessa gravemente colpiti, e ad altre regioni circostanti come Abruzzo e Marche.

L'impatto del terremoto non si limitò solo al piano materiale, ma si fece sentire anche a livello emotivo e psicologico. In tutta l'Italia centrale, dalle strade di Firenze alla vivace Roma, il terremoto causò panico e terrore.

Tuttavia, in mezzo alla tragedia, emerse anche la forza e la resilienza della comunità. Gli sforzi di soccorso e di ricostruzione furono immediati e solidali. Studi macroseismici condotti successivamente dal professor Paolo Favali hanno fornito una comprensione più approfondita degli effetti del terremoto e hanno contribuito a guidare gli sforzi di ricostruzione.

L'episodio curioso degli elefanti del circo Orfei a Perugia, che avevano mostrato segni d'inquietudine prima del terremoto e che, alla scossa, si erano liberati e fuggiti in città, rimane un ricordo bizzarro di quell'evento.

Il terremoto del 1979 nella Valnerina rimane un capitolo doloroso nella storia di questa regione, ma anche una testimonianza della resilienza umana di fronte alle avversità naturali

Roberto Marchetti

 

Fonte: blueplanetheart

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

La Lunga Ombra della Guerra nel Congo: Dai Conflitti Interetnici ai Conflitti Statali

Tra il 1996 e il 2003, il Congo è stato travolto da una violenta guerra civile interetnica che si è rapidamente trasformata in un conflitto tra stati combattuto sul territorio congolese e oltre i suoi confini. La scintilla iniziale fu la guerra etnica in Ruanda, dove le milizie hutu, in fuga dal nuovo governo tutsi a Kigali, trovarono rifugio nei campi profughi nello Zaire orientale.

Nel 1996, le truppe ruandesi entrarono nello Zaire, dando inizio alla cosiddetta prima guerra del Congo. Supportate dalle milizie dell'Alliance des forces démocratiques pour la libération du Congo-Zaire (AFDL), guidata da Laurent-Désiré Kabila, esse miravano a rovesciare il regime di Mobutu. Con il supporto anche dell'Uganda, l'AFDL avanzò rapidamente e nel 1997 Mobutu fu costretto all'esilio.

Una volta al potere, Kabila tentò di liberarsi dei suoi sostenitori stranieri, ma ciò scatenò la seconda guerra del Congo. Le truppe ruandesi e ugandesi, insoddisfatte del nuovo governo, si unirono a nuovi rinforzi per installare un nuovo governo a Kinshasa, appoggiando rispettivamente il Rassemblement Congolais pour la Démocratie (RCD) e il Mouvement pour la Libération du Congo (MLC). Angola, Zimbabwe e Namibia intervennero a sostegno di Kabila.

Nonostante un cessate il fuoco nel 1999 e la presenza della Mission de l'Organisation des Nations Unies en République démocratique du Congo (MONUC), le truppe straniere rimasero nel paese. Gli Accordi di pace di Sun City nel 2003 portarono alla formazione di un governo di transizione guidato da Joseph Kabila, ma Ruanda e Uganda continuarono le loro attività belliche oltre i confini.

Sebbene ufficialmente le truppe straniere si ritirarono dal Congo tra il 2002 e il 2003, il conflitto ha lasciato una lunga ombra sul paese, con implicazioni che vanno oltre i suoi confini. La ricerca di stabilità e pace continua a essere una sfida per il Congo e per la regione nel suo complesso. 

Roberto Marchetti

 

Fonte: Treccani

 

 

 

 

 

Molina di Quosa è un affascinante paese situato lungo la Strada statale 12 dell'Abetone e del Brennero, tra San Giuliano Terme e Lucca, che si estende sia nella piana che sul crinale del Monte Pisano. Il suo nome deriva dai mulini che un tempo si trovavano presso il torrente Cuoza, dividendo il paese in due parti: Cuoza in montagna e Corte di Lugnano nella valle.
 
Molina Di Quosa veduta aerea
Molina di Quosa veduta aerea
Foto: wikipedia
 
L'importanza storica di Molina di Quosa è evidente sin dai tempi romani, quando la via Emilia Scauri collegava Pisa a Lucca, passando per questo territorio. Resti di un'abitazione signorile di epoca romana sono stati scoperti nel centro del paese, suggerendo l'esistenza di una colonia gestita dalla famiglia dei Leoninus.
 
Durante il periodo del Medioevo, il paese conobbe uno sviluppo demografico ed economico grazie alla costruzione di mulini ad acqua, introdotti dai Crociati, utilizzati per macinare cereali e spremere olive. Tuttavia, la sua posizione strategica lo rese oggetto di dispute tra le repubbliche di Lucca e Pisa, che si riflettevano nella costruzione e demolizione di mura difensive e castelli.
 
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Molina di Quosa subì un tragico eccidio nazifascista, durante il quale 69 persone furono uccise. Il parroco del paese, don Giuseppe Bertini, sacrificò la propria vita per proteggere alcuni partigiani nascosti, consegnandosi ai tedeschi e venendo fucilato.
 
L'economia locale rimase strettamente legata all'attività dei mulini fino al XX secolo, quando l'ultimo mulino cessò le sue attività negli anni '50. Oggi, Molina di Quosa conserva tracce tangibili della sua ricca storia, dalle antiche mura al ricordo dei tragici eventi della guerra.
 
Roberto Marchetti

Fonte: wikipedia

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Nozzano: Il Cuore Storico della Toscana che Resiste al Tempo

 

Nozzano Foto fondoambiente
Foto: Nozzano Foto tratta da  fondoambiente

 

Sulla riva destra del fiume Serchio, a pochi chilometri dal capoluogo lucchese, si erge il suggestivo borgo di Nozzano, un vero e proprio scrigno di storia e cultura immerso nelle verdi campagne toscane. Composto dalle tre frazioni di Nozzano Castello, Nozzano San Pietro e Nozzano Vecchio, questo antico insediamento racchiude in sé un patrimonio millenario che affascina e incanta visitatori provenienti da ogni parte del mondo.

Le Origini e la Forza della Fortezza

Le origini di Nozzano risalgono al lontano IX secolo, quando i Lucchesi eressero una fortezza per difendere il territorio dalle incursioni pisane. Ancora oggi, il maestoso borgo fortificato di Nozzano Castello domina l'orizzonte, testimone di epoche passate e di battaglie che hanno plasmato la storia della regione. La leggenda vuole che la contessa Matilde di Canossa abbia avuto un ruolo nella sua costruzione, aggiungendo un tocco di fascino e mistero al luogo.

Tra Storia e Tragedie: Nozzano nel Corso dei Secoli

Nozzano ha attraversato momenti cruciali della storia toscana, accogliendo i Guelfi fuggiti dalle città toscane dopo la battaglia di Monteaperti nel 1260 e resistendo agli attacchi delle truppe pisane nel corso dei secoli. Tuttavia, il borgo non è stato immune dalle tragedie della guerra: durante la Seconda Guerra Mondiale, fu teatro di orrori quando le SS trasformarono la scuola locale in un carcere, da cui furono prelevati e brutalmente fucilati numerosi detenuti, principalmente partigiani e civili.

Il Ricco Patrimonio Artistico e Culturale

Oltre alla sua importanza strategica, Nozzano vanta un ricco patrimonio artistico e architettonico. Tra le sue principali attrazioni spiccano la Chiesa di San Giuseppe, la Chiesa di San Pietro e la suggestiva Cappella di Nozzano Vecchio, insieme a monumenti come il Monumento ai Caduti e il memoriale della tragedia del 1944, che testimoniano il passato glorioso e la resilienza della comunità.

Eventi e Tradizioni: Nozzano Vive la Sua Storia

Nozzano continua a mantenere viva la sua storia e le sue tradizioni attraverso eventi come "Il Castello Rivive", una rievocazione medievale che trasforma le stradine del borgo in un vero e proprio viaggio nel tempo, con mercatini, osterie e rappresentazioni di mestieri antichi. Un'occasione unica per immergersi nell'atmosfera suggestiva di un'epoca passata e scoprire le radici profonde di questo incantevole luogo.

Un Gioiello Nascosto da Scoprire

Nozzano è molto più di un semplice borgo storico: è un tesoro della Toscana che continua a resistere al tempo, conservando intatto il suo fascino e la sua autenticità. Ogni pietra, ogni via, ogni racconto custodisce un frammento prezioso di storia, pronto ad essere scoperto da chiunque abbia voglia di immergersi nell'essenza più autentica della regione.

Roberto Marchetti

Fonte wikipedia

 

Ricerca: storica Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

Nel cuore della Toscana, nel comune di Massarosa, si erge un monumento modesto ma carico di significato: il piccolo monumento ai martiri della "Sassaia". Questo luogo della memoria ricorda uno degli eventi più tragici della Seconda Guerra Mondiale nella regione, un massacro che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia locale.

Situata a soli 5,79 chilometri dal centro di Massarosa, la frazione di Sassaia è diventata tristemente famosa per essere stata il teatro di uno dei più gravi massacri avvenuti durante il conflitto mondiale. Con 38 innocenti vite spezzate, questo episodio rimane uno dei momenti più bui non solo per Massarosa, ma per l'intera regione della Versilia.

L'orrore si consumò nella notte tra il 6 e il 7 agosto 1944, quando una vasta operazione di rastrellamento condotta sul monte Pisano portò alla cattura di numerosi civili, tra cui 31 persone che furono condotte a Sassaia. Qui, senza pietà, furono allineati contro il pendio della collina e freddati a colpi di mitra. Poco dopo, giunsero altri otto civili italiani, provenienti dal campo di concentramento di Socciglia, nei pressi di Borgo a Mozzano. Ignorando i loro lasciapassare, i militari tedeschi ordinarono la loro esecuzione, forse per eliminare testimoni scomodi del massacro appena compiuto.

Tra gli otto, solo Edilio Dazzi riuscì a sfuggire alla morte, miracolosamente illeso e nascosto tra i corpi dei suoi compagni. Questo episodio, perpetrato con una violenza inaudita, fu molto probabilmente opera dei membri della Feldgendarmerie, la polizia militare, della 16ª Divisione, forse coadiuvati da soldati del 3° Battaglione del 36° Reggimento della stessa divisione, stanziati nella zona in quel periodo.

Il monumento ai martiri della "Sassaia" rimane oggi un toccante tributo alle vittime di quel tragico evento, un monito contro l'orrore della guerra e un richiamo alla necessità di preservare la memoria di coloro che hanno sacrificato le loro vite per la libertà e la giustizia.

Roberto Marchetti

 

Fonte: isreclucca

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

Solferino, insieme alla vicina San Martino della battaglia, è stata teatro, il 24 giugno del 1859 di una delle più cruenti battaglie dell'Ottocento, un episodio centrale e decisivo per l'andamento delle operazioni militari della Seconda guerra d'indipendenza.

Le strutture sotto elencate sono conservate dall’ente della Società Solferino e San Martino (visita il sito), fondato nel 1871 dal conte Luigi Torelli per ricordare i caduti della sanguinosa battaglia.

La rocca
È una struttura che si trova sul colle più alto di Solferino, dove ebbero luogo gli scontri decisivi della battaglia del giugno 1859: la collina fu aspramente contesa dalle truppe francesi e austriache per la sua posizione strategica, per la quale era stata definita “La spia d’Italia”.
La rocca, di 23 metri d’altezza, fu acquistata e ristrutturata dalla Società Solferino e San Martino per il suo valore simbolico e patriottico. Il fortilizio risale al 1022 e al suo interno sono conservati i documenti relativi della storia della Rocca e alla zecca dei Gonzaga. All’interno della struttura vi è la rampa che porta al terrazzo: lungo il percorso si trova la “Sala dei sovrani”, dove campeggiano i ritratti di Vittorio Emanuele II e Vittorio Emanuele III. Arrivati sul tetto si può ammirare il panorama circostante, contrassegnato dalla campagna, dal Lago di Garda e dalla torre di San Martino della battaglia.

La cappella
La chiesa di San Pietro in Vincoli fu trasformata dalla Società in chiesa-ossario dove sono conservati 1413 teschi e innumerevoli ossa dei caduti.
Nella struttura si trova il busto bronzeo di Napoleone III collocato in occasione del centenario della morte dell’imperatore. Degne di nota sono poi la statua del generale francese Auger, ferito durante la battaglia, e 5 busti di generali francesi morti durante la Campagna d’Italia.

Il memoriale
Al fondo del viale di cipressi, detto di San Luigi, nei pressi del parco che circonda la rocca, è presente un memoriale, eretto nel 1959, che ricorda l'idea di Henry Dunant di fondare la Croce rossa internazionale, idea che iniziò a diventare pratica con la pubblicazione del libro Un souvenir de Solferino.

Il museo
Il museo si trova fra il parco della rocca e il parco della chiesa-ossario. L’esposizione museale comprende esemplari di cannoni, armi, uniformi, cimeli e reperti della battaglia del 24 giugno 1859.

Fonte: 150anni-lanostrastoria

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 


Di origine forse etrusca, conobbe nel tempo invasioni barbariche e il dominio longobardo.

A motivo della sua posizione geografica fu zona molto contesa nel periodo delle Signorie, fra Gonzaga, Visconti e Scaligeri, fino a quando, nel 1511, entrò a far parte del Marchesato di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino. Nel 1559 iniziò con il marchese Ferrante Gonzaga la sua storia di feudo autonomo.

È di questo periodo la nascita di Luigi Gonzaga (1568) che sarà proclamato santo nel 1726, e che oggi è venerato nel mondo come “il santo della Gioventù e degli Studenti”. La figura di San Luigi comportò la presenza in città di un prestigioso collegio gesuitico che, nei secoli, formò generazioni di classi dirigenti bresciane e mantovane. La città fu sede di due episodi della Guerra di Successione spagnola, rispettivamente nel 1702 e nel 1706, anno nel quale il Castello fortificato venne distrutto per mano delle truppe francesi.

A causa della politica filo francese dei suoi signori, il principato fu occupato dalle truppe imperiali nel 1691 e di fatto sottoposto all’autorità dell’imperatore, finché nel 1773 il principe Luigi III Gonzaga, pretendente dello stato, rinunciò ad ogni diritto sovrano a favore dell’Austria.

Il 5 agosto del 1796 fu teatro della Battaglia di Castiglione nella prima campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte. Il successivo dominio austriaco durò fino alla battaglia di Solferino e San Martino (1859) durante la Seconda Guerra d‟Indipendenza, tappa fondamentale nella storia del Risorgimento. Il combattimento ispirò Henry Dunant alla creazione di una delle associazioni umanitarie più importanti: la Croce Rossa Internazionale, idea che si concretizzò nel 1864 a Ginevra.

Dopo la Seconda Guerra di Indipendenza,Castiglione entrò a far parte della provincia di Brescia, diventando capoluogo di Circondario. Nel 1866, con la Terza Guerra d’Indipendenza, fu annessa al Regno d’Italia, entrando a far parte del territorio della provincia di Mantova.
Nel 2001 Castiglione delle Stiviere ha ottenuto il titolo di città.

Fonte: terrealtomantovano.it

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Un Viaggio Indimenticabile lungo la Via dei Molini a Molina di Quosa: Tra Storia, Natura e Bellezza Toscana

Molina di Quosa, un incantevole borgo toscano, offre ai visitatori un'esperienza unica attraverso la sua suggestiva Via dei Molini. Immerso nella bellezza naturale e nella storia millenaria, questo percorso offre uno sguardo affascinante sulla tradizione e la tranquillità della campagna toscana.

La Via dei Molini, un sentiero tortuoso che si snoda tra antiche casette e mulini storici, si estende per circa due chilometri, regalando un viaggio suggestivo attraverso i secoli di storia e cultura locali.

Dopo aver completato questa affascinante prima parte del percorso, il viaggio prosegue lungo una strada più moderna, ma non meno affascinante. Attraverso la borgata Ciapino, i viaggiatori possono ammirare una vigna incantevole a sinistra e una pittoresca chiesetta circondata da alberi secolari a destra.

La strada continua a rivelare panorami mozzafiato, soprattutto in giornate limpide dove l'isola di Gorgona fa da sfondo netto, creando uno spettacolo divino tra cielo e terra.

Ma il viaggio non è solo un'esperienza visiva; è anche un'occasione per riflettere sulla storia e la memoria. La fermata presso il monumento ai caduti a "La Romagna" aggiunge profondità al percorso, invitando i visitatori a onorare coloro che hanno sacrificato per il bene comune.

Attraversando l'ultima parte di bosco, i viaggiatori sono avvolti da un'atmosfera di serenità e tranquillità, che completa l'esperienza unica della Via dei Molini a Molina di Quosa.

Questa strada non è solo un itinerario turistico, ma un viaggio attraverso il tempo e la cultura di un borgo toscano affascinante. Con i suoi mulini antichi, le chiese secolari e la maestosità della campagna circostante, la Via dei Molini offre un'esperienza indimenticabile per chi cerca una fuga dalla frenesia della vita moderna.

Roberto Marchetti

 

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

Pugnano: Tesoro Storico nel Cuore della Toscana

Immerso nella bellezza della valle del fiume Serchio, nel cuore della Toscana, si trova il pittoresco borgo di Pugnano, una frazione incantevole del comune di San Giuliano Terme, provincia di Pisa. Questo gioiello nascosto, situato sulla riva sinistra del fiume, ha una storia ricca e affascinante che risale all'alto medioevo.

Le sue origini risalgono a quel periodo cruciale dell'XI secolo, come testimoniato da un documento del 951 proveniente dal monastero di San Michele in Borgo, dove il villaggio è menzionato con il nome di Apuniano. Tuttavia, è tra il IX e il XIV secolo che Pugnano ha raggiunto il culmine della sua importanza storica, diventando il fulcro di un piviere, un'unità ecclesiastica territoriale, che controllava un vasto territorio comprendente ben quindici chiese parrocchiali e numerosi villaggi minori. Questo periodo ha segnato profondamente l'identità e l'importanza della frazione di Pugnano nella regione.

L'incantevole borgo è circondato da paesaggi mozzafiato: a est, le maestose alture del Monte Pisano dominano il panorama, mentre a ovest il tracciato della ferrovia e il canale Demaniale delimitano il suo confine, seguendo l'ansa del fiume Serchio. Un elemento naturale di rilievo è il fosso Civitonia, che discende dal Monte Tondo (423 m s.l.m.) e si unisce al canale Demaniale, arricchendo la bellezza paesaggistica della zona.

Pugnano è un luogo che incanta non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per il suo patrimonio storico e architettonico. Le strade lastricate e le antiche case di pietra narrano storie di tempi passati, mentre le numerose chiese disseminate nel territorio testimoniano la profonda devozione e l'importanza religiosa che questo borgo ha sempre avuto.

Confina a nord con Ripafratta, a sud con Molina di Quosa, e ad ovest con Colognole, mantenendo saldi legami con le comunità circostanti e arricchendo la tessitura sociale e culturale della regione.

Oggi, Pugnano continua a essere un gioiello storico, un'oasi di tranquillità che conserva gelosamente il suo patrimonio e le sue tradizioni. Visitare questo antico borgo significa immergersi in un viaggio nel tempo, tra le testimonianze di un passato glorioso e la bellezza intatta della natura toscana.

In sintesi, Pugnano è molto più di un semplice borgo; è un tesoro storico che riflette l'essenza stessa della Toscana, con la sua storia millenaria, la sua bellezza mozzafiato e la sua autenticità senza tempo.

Roberto Marchetti

La Certosa di Pisa a Calci è un vasto complesso monumentale che sorge alle pendici del Monte Pisano, a pochi chilometri dalla città di Pisa. Fondato nel 1366 da una famiglia di certosini, il complesso è stato ampliato tra il XVII e il XVIII secolo e si presenta oggi come uno splendido monumento barocco inserito in un contesto paesaggistico fortemente suggestivo. Originariamente detta “buia”, la valle di Calci fu rinominata Val Graziosa (piena di grazia) proprio in seguito alla fondazione del complesso monastico. Nel 1972 la Certosa, abbandonata dai pochi monaci rimasti, divenne Museo Nazionale, mentre nel 1979 la parte occidentale del complesso fu concessa in uso perpetuo e gratuito all’Università di Pisa, che vi fondò il Museo di Storia Naturale, da allora ampliato, arricchito e rinnovato.

Oggi la Certosa ospita quindi due distinti musei: il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci e il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Le due istituzioni museali sono nate in tempi diversi, appartengono a enti pubblici distinti, sono collocate in parti differenti del complesso e hanno due diversi profili tematici e didattici. Tuttavia le loro vicende e collezioni, apparentemente così diverse, si intrecciano indissolubilmente all’affascinante storia del grande edificio che le custodisce.

 

Certosa di Pisa

Foto: Roberto Marchetti
 

Fonte: msn.unipi

Ricerca storica: Roberto Marchetti