Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 
Nave ospedale Re dItalia
 
La necessità che i feriti nei combattimenti navali, pei bisogni della cura e per sentimenti di umanità anzitutto ed in secondo luogo per non turbare la serenità e la libertà d’azione dei combattenti sulla nave da guerra, siano allontanati dal campo d’azione e ricoverati su altre navi, apprestate per la loro cura e per il loro trasporto in sedi tranquille, è incontestabile. Questa necessità fu sempre profondamente sentita dalle nazioni militari che hanno guidato il mondo sulle vie della civiltà e che furono già da tempo spinte dagli avvenimenti politici militari a dotare le loro bene organizzate e potenti marine di navi-ospedale per usarne nelle guerre navali e coloniali. E perché trattavasi di istituzioni non bellicose e nazionali, ma umanitarie, universali e quasi sacre, se ne stabilì la inviolabilità, estendendo a queste navi, con adatte norme speciali, i benefìci della neutralità che la Convenzione di Ginevra già aveva accordato alle istituzioni congeneri negli eserciti terrestri.

Seguendo il nobile esempio, già da molti anni il corpo sanitario della nostra marina studiò e discusse l'argomento, preparando la via all’effettuarsi del suo lungo desiderio. L’ispettorato di sanità in Roma e la direzione di sanità del 1° dipartimento (Spezia) poterono finalmente mettersi all’opera e, nei tre anni ultimi decorsi, con diligente e continuo lavoro di alcuni dei più competenti ufficiali del corpo medico di marina, si è compiuto, oltreché il rinnovamento del materiale sanitario delle navi da battaglia, anche l’allestimento di quello necessario ad armare le navi-ospedale.
 
Camera operazione nave ospedale
 
E poiché alla costruzione di apposite navi si opposero ragioni di bilancio, venne fatta nel nostro naviglio mercantile una scelta di alcuni piroscafi adatti allo scopo, studiandone i piani. prestabilendo i lavori di assetto e preparando nei magazzini della direzione di sanità di Spezia tutto il materiale per il loro arredarnento, curato in tutti i particolari, imballato, incassato, qualificato, pronto in somma ad essere messo celeremente in opera.

Così allorché, dichiarata l’attuale guerra colla Turchia, si ritenne che due navi-ospedale fossero necessarie, giunsero a Spezia il 26 settembre 1911 il Re d’Italia e la Regina d’Italia, e dopo sei giorni ripartirono in completo assetto, pronti a ricevere ciascuno almeno 500 feriti o ammalati ed in caso di necessità anche qualche centinaio di più.

Le due navi sono gemelle, identiche quindi nella loro apparenza esterna e nelle disposizioni interne, identico il materiale sanitario imbarcato ed il concetto che ha presieduto alla disposizione di esso, sicché la descrizione di una sola di dette navi può servire a farle conoscere ambedue al pubblico, il quale, in gran parte, non può avere un’idea esatta di quanto è preparato per la cura in navigazione dei soldati e dei marinai feriti o malati.

I due piroscafi sono di circa 7000 tonnellate (lorde) colla velocità di circa miglia 14.5 all’ora e sono costrutti ed usati pei viaggi dall’Italia a New York, portando all’incirca 1500 passeggeri di terza classe (emigranti) alloggiati in due ponti sotto coperta. Hanno una grande sovrastruttura centrale che comprende, nel piano di coperta, rinfermeria emigranti, gli alloggi per gli ufficiali del piroscafo ed i servizi (cucine, forni, dispense). Nel piano superiore è disposta a 4 letti, con sala da pranzo , sala da musica, fumoir ed una bella passeggiata che circonda tutto il corpo centrale. Ancora al disopra è il ponte delle lande, il comando, la sala nautica, il telegrafo Marconi.

Questi piroscafi sono armati con persoli ale mercantile, il quale ha accettato di partecipare alla missione, comandato da un capitano proposto dalla Società armatrice. Il personale della regia marina è rappresentato dal direttore dell’ospedale (Colonnello o Tenente-Colonnello medico), da quattro Maggiori medici capi riparto e da altrettanti Ufficiali medici inferiori quali aiuti o assistenti. Il personale sanitario è poi completato da un farmacista col grado di Tenente e, per l’assistenza religiosa dei malati, è imbarcato un sacerdote dell’ordine dei Camilliani. I medici civili, dipendenti dalla Società, hanno nobilmente offerto la loro opera e disimpegnano essi pure l’ufficio di assistente. Comandante militare della nave-ospedale è un Ufficiale superiore di vascello (riserva navale) al quale fa capo tutto ciò che ha relazione col servizio puramente militare-marinaresco. Un opportuno numero di graduati e di comuni della categoria infermieri della regia marina è distribuito ai vari servizi ospitalieri.
Tutto l’ospedale è diviso in quattro riparti, capace ciascuno di circa 125 letti e, al bisogno, anche di più; essi sono retti da un maggiore medico con l'assistenza di un capitano e e di un tenete medico.
 
Nave ospedale La farmacia

Questi riparti poi sono situati a livello del primo ponte sotto coperta (batteria), il quale è un unico grande ambiente che si stende da prima a poppa, ben ventilato ed illuminato da una doppia fila di sportelli e da cinque ampi boccaporti. La batteria, la cui parte centrale è occupata dal grande boccaporto delle macchine, conserva, disposte in due piani, le cuccette per gli emigranti e ora, abolito il piano superiore di cuccette, diradando opportunamente il numero di quelle inferiori, vi si trovano circa trecento lettini.
 
Nel secondo ponte inferiore (corridoio) venne lasciata la disposizione delle cuccette per emigranti e questa parte dell'ospedale è destinata a dar ricovero ai molti convalescenti rimpatriati e a tutti coloro che non hanno bisogno della permanenza a letto; siche questo non serve che per riposo della notte. Le ore della giornata vengono da questi malati impiegate, con loro vantaggio, a passeggiare in coperta ed a respirare la libera e pura aria marina.
 
Essiccatoio per la biancheria Nave ospedale
 
Dei riparti, separati da semplici tele che non intralciano la venti la ventilazione dei locali, tre servirebbero per malati chirurgici ed uno, detto misto, accoglierebbe tutti gli altri casi ; la suddivisione però è subordinata alle circostanze, essendo sempre necessario che diventi misto anche qualcuno degli altri riparti. In quelli destinati alla cura chirurgica si è stabilito uno speciale posto per medicazione o per piccoli atti operatori ; ogni posto è dotato di sterilizzatrice elettrica, di forti lampadari, d’acqua potabile, ecc. Il materiale di medicazione per questi posti e per tutto il resto dell’ospedale è contenuto in ampie scatole di rame o di zinco a finestre ermeticamente eclissabili, ritagliato e piegato opportunamente pei diversi usi ; esse, come quelle che contengono il materiale per le operazioni, man mano che il bisogno si presenta, vengono poste, per la sterilizzazione, in una grande stufa a vapore, della quale i piroscafi, in forza degli ordinamenti sull'emigrazione, sono provvisti.
 
Le parti estreme di prua e di poppa dei due piani di batteria e di corridoio, dove i malati, pel rumore delle catene delle ancore, per le vibrazioni suscitate dalle eliche e per altre ragioni starebbero a disagio, furono trasformate in magazzini di materiale ospidaliero e di medicata, di cui le due navi-ospedale sono abbondantemente dotate tanto da permettere loro spesso di rifornire altre infermerie o posti sanitari.
Nel piano di coperta, oltre ai gabinetti gabinetti per osservazioni microscopiche e per la radioscopia, si trovano la sala d’ operazioni, la farmacia ed un riparto per ufficiali feriti o ammalati; questi tre ambienti risultarono da un’ingegnosa trasformazione dei locali della preesistente infermeria emigranti.
 
La sala operatoria, assai ben riuscita e perfino elegante, è fornita di tutto ciò che è necessario per eseguire, secondo i più moderni criteri chirurgici, qualunque atto operativo.
Verso la parte prodiera di questo piano di coperta fu installata la lavanderia a vapore la cui utilità, anzi necessità, è facile immaginare. dato l’ufficio e la destinazione delle navi sulle quali non è poca la biancheria che si consuma, dato l'ufficio e la destinazione delle navi sulle quali non è poca la biancheria che si consuma.
 
Un problema importante e delicato da risolversi è quello dei mezzi di trasporto e d’imbarco dei feriti, il cui trasferimento è tutt’altro che semplice se si considera che. dall’infermeria di terra fino alla marina, dalla spiaggia o dal porto fino alla nave, dalla lancia a bordo della nave stessa ed al definitivo posto di letto, devono cambiarsi varie direzioni e sistemi di traslazione. 11 problema fu risolto in modo felice e tale che l’individuo, dal momento in cui lascia il suo letto a terra fino a quando viene coricato a bordo, giace sempre in posizione orizzontale, nella stessa barella, col minimo di disturbo, di scosse o di sballottamenti. A tale scopo serve assai bene la semplicissima barella dell’esercito o meglio ancora quella della marina, più snella e leggera; in essa il ferito, adagiato e comodamente disposto, viene trasportato a mano fino al mare. Quivi le varie barelle sono disposte sui banchi di grosse lande da salvataggio che in numero di tre, quattro o cinque vengono rimorchiate sotto il bordo della nave-ospedale. Per alzare, rientrare e ricalare ciascuna barella dalla lancia fino ai riparti si utilizza l’apparecchio a vapore, l’albero di carico ed il filo d’acciaio a più capi, coi quali si sogliono imbarcare i colli di merce. Al filo d’acciaio è agganciata la cosidetta branda all’inglese, la quale non è altro che una scatola rettangolare di forte tela, tenuta aperta da un telaio disposto sul suo fondo; essa è tenuta sospesa per mezzo di un’asta di ferro che la mantiene distesa e costantemente orizzontale.
 
Trasporto dei feriti alla nave ospedale
 
Calata la branda inglese fino alla lancia, vi si adatta la barella col ferito e la si alza, con moto uniforme e moderato, fino all’altezza della coperta: due cordicelle, applicate ai due estremi della branda e manovrate dal basso, impediscono che essa possa, per movimenti della lancia o della nave, subire degli urti. Giunta la branda in coperta, viene rientrata fin sopra il boccaporto e ammainata finché giunge al piano del riparto. Allora si estrae la barella dalla branda e la si trasporta a braccia fino al posto di letto che un medico, di ciò incaricato, ha assegnato al ferito o malato.
La pratica che di questa delicata manovra ha acquistato ora il personale, il quale la esegue in minor tempo di quel che si richiede a descriverla, è tale da renderla preferibile a qualunque altra, anche con mare fortemente agitato.
 
Coll’armamento e coll’ordinamento di queste navi la R. Marina intendeva di approntare il necessario per lo sgombro e la cura dei feriti in combattimenti navali. Nella presente guerra però l’attività di esse dovette specialmente rivolgersi ai militari dell’esercito, i cui vari reparti sono frazionati in sei nuclei comunicanti solo per mare sulla lunga costa libica (Tobruk Derma, Bengasi, Homs, Tripoli, Forwa), ai quali si sono in questi ultimi tempi aggiunti altri nuclei nell’Egeo, dai piccolissimi delle isole minori al più considerevole presidio della storica Rodi.
 
Branda inglese fuori bordo
 
Nei primi mesi della guerra, quando nelle nuove sedi di Libia non si poteva contare su un vero e completo servizio d'ospedali fortunatamente brevissima, l'epidemia di colera, le due navi ospedale furano validamente aiutate del Menfi e dal Regina Margherita, piroscafi noleggiati dal governo ed armati da personale appartenente a benemerite associazioni.
 
Branda inglese sopra il boccaporto
 
Il Menfi, nave-ospedale della Croce Rossa italiana, è noto già a tutti gli italiani come quello sul quale ai sofferenti era conforto la sollecitudine di S. A. la Duchessa d’Aosta e delle dame, che vi rappresentavano l’amore e la pietà di tutte le donne d'Italia.
 
Il Regina Margherita fu armato dal Sovrano Ordine di Malta, i cui nobili cavalieri si mossero ricordando le lunghe lotte combattute col turco dai loro predecessori, che lasciarono le loro insegne gentilizie scolpite sui cadenti palazzi, sui bastioni ed al sommo delle porte turrite del fortissimo castello di Rodi.
 
Dell’ opera che le due navi-ospedale h anno compiuto durante il loro armamento sarà fatta, a suo tempo, la storia con esattezza statistica e scientifica; in essa verrà detto anche tutto quello che l’esperienza, insuperabile critica e maestra, ha trovato indispensabile modificare o aggiungere per il perfezionamento della nuova istituzione marinara, nè v’ha dubbio che tali ammaestramenti abbiano a cadere nel vuoto.
Basterà qui ricordare, come titolo d’onore per le due navi, le giornate dello sbarco e della presa di Bengasi (Re d’Italia) e del combattimento di Sciara Sciat (Regina d’Italia) e rendere noto che la prima di esse (a cui specialmente si riferisce la presente descrizione) ha finora percorso circa 20.000 miglia, contando press’a poco giornate di cura, dati non molto dissimili da quelli offerti dall’attività della nave gemella.
 
Sbarco feriti molo Catania
 
I nitidi riparti e la bianche cuccette dei due ospedali naviganti non saranno tanto presto dimenticati da coloro che vi furono, anche per breve tempo ricoverati, dopo mesi di vita passati sotto le tende con poca paglia senza potersi svestire, e che vi trovarono in abbondanza a loro conforto ciò che per necessità di cose altrove scarseggiava. Nè verrà loro meno nella memoria il ricordo delle persone che si muovevano attorno a quei lettini, sforzandosi di utilizzare tutto quello che nei grossi fianchi della nave era stato, in patria, raccolto e conservato a vantaggio di chi aveva alla gloria d’Italia offerto il proprio sangue. La speranza che questo memore sentimento sia sbocciato e perduri negli animi di tanti generosi fratelli, è, senza dubbio, per coloro che colla mente e col cuore cercarono di seminarlo, la più dolce ed ambita delle ricompense.

Samuele Angeloni
 
Feriti nave ospedale grande guerra
 
Fonte: Adolfo Cotronei, Le navi ospedale della nostra Marina. Estratto dal periodico 'La Lettura - rivista mensile del Corriere della Sera', Milano, 1912. © Museo Risorgimento Bologna - Certosa.
 
 
 
Navi ospedale italiane

Navi ospedale:
  • Washington (1854 - 1904)
  • Albaro (1890)
  • Brasile (1905)
  • Clodia (1905)
  • Menfi (1911)
  • Cordova (1906 - 1918)
  • Ferdinando Palasciano (1899 - 1923)
  • Italia (1905 - 1943)
  • Marechiaro (1911-1916)
  • Re d'Italia (1907 - 1929)
  • Regina d'Italia (1907 - 1928)
  • R 1 (1911)
  • Santa Lucia (1912)
  • Gargano
  • Aquileia (1914 - 1943)
  • Arno (1912 - 1942)
  • California (1920 - 1941)
  • Città di Trapani (1929 - 1942)
  • Gradisca (1913 - 1950)
  • Po (1911 - 1941)
  • Principessa Giovanna (1923 - 1953) 
  • Ramb IV (1937 - 1941)
  • Sicilia (1924 - 1943)
  • Tevere (1912 - 1941)
  • Toscana (1923-1961)
  • Virgilio (1928-1944)


Navi soccorso

Navi soccorso:

  • Capri (1930 - 1943)
  • Epomeo (1930 - 1943)
  • Laurana (1940 - 1944)
  • Meta (1930 - 1944)

Fonte: wikiwand


 
Ricerca storica: Roberto Marchetti