Prof. Rossi Vincenzo
Congedato nel 1919 ritornò ai suoi studi prediletti nei quali ebbe modo di far rifulgere le sue attitudini di sperimentatore paziente e scrupoloso, le solide basi della sua cultura di patologia generale, le sue geniali intuizioni di ricercatore. Sono di questo primo periodo i lavori sul catarro primaverile e vagotonia costituzionale; gli studi accuratissimi sul tracoma e su quella forma iniziale o meglio predisponente che egli definisce come «pretracoma». Molto interessanti ed acute le conclusioni alle quali perviene nel suo studio sull’«Igiene dell’occhio nella scuola». Ma dove il compianto maestro sviluppa concetti del più alto interesse scientifico e che furono oggetto di relazione nei congressi nazionali del 1927 e del 1930, sono le pubblicazioni sulla «Patologia della individualità in oftalmologia» e «Glaucoma e costituzione», lavori sempre ampiamente citati e lodati e che recentemente hanno avuto conferma nei più attuali studi di oftalmologia. Successivamente, colla versatilità di ingegno che sempre lo caratterizza, molti sono stati i contributi che egli ha arrecato colle sue pubblicazioni nelle varie branche della nostra disciplina con particolare riguardo ai numerosi ed importanti rapporti di interdipendenza che esistono fra medicina generale ed oftalmopatie. Ricorderò fra i tanti contributi, le oftalmoangiocrinosi, gli studi su alcune sindromi ipofiso-diencefaliche sulle complicanze oculari nella malattia di Simmonds, sulle degenerazioni maculari retiniche associate a calcificazioni della dura meninge, sulla clinica di alcune sindromi oculari di origine epatica, sulla sindrome di Crouzon, sulla cataratta ed embriopatie da rosalia materna, sulle reticoloendoteliosi in oftalmologia, ecc. La sua carriera universitaria fu brillante.
Conseguita nel 1926 la libera docenza ottenne per incarico la cattedra di Clinica oculistica di Modena dal 1929 al 1932, anno in cui ne divenne titolare. Nel 1933 fu chiamato alla clinica di Parma a sostituire il prof. Camillo Gallenga che abbandonava l’insegnamento per limiti di età. Nel successivo 1934 fu chiamato con voto unanime dalla Facoltà di Pisa alla cattedra di quell’Ateneo. Si era formato nei vari anni d’insegnamento numerosi allievi, ben preparati ed operosi, molti dei quali hanno ottenuto il diploma di specializzazione e la libera docenza ed alcuni di essi sono primari oculisti di importanti centri. Complessivamente hanno pubblicato oltre 200 lavori, molti dei quali di notevole interesse scientifico. Dirigeva fin dal 1929 l’Archivio di oftalmologia, fondato dall’Angelucci nel 1893, rivista molto apprezzata e conosciuta anche all’estero e sulla quale tanti bei nomi della nostra specialità si sono succeduti e dove egli negli ultimi periodi redigeva personalmente la rubrica «Casi visti» rubrica interessante e varia che dall’illustrazione di un caso clinico raro passava al vaglio o alla conferma una nuova terapia o al commento di nuove concezioni scientifiche. Di spirito vivace e brillante, di spiccata intelligenza, di ingegno versatile, spesso pungente e lievemente ironico nei contraddittori, talora polemico, aspro spesso nei meritati rimproveri che a nessuno risparmiava, mai però vendicativo ma sereno nel valutare i meriti altrui e generoso cogli avversari, era apprezzato dai colleghi della Facoltà di Medicina della quale era preside e da quelli delle altre facoltà. Amato dagli allievi e dagli studenti ai quali indicava, con amore e rude franchezza, la via migliore da seguire nella vita professionale, instancabile a perseverare negli studi, esempio egli stesso di passione inesausta nelle ricerche scientifiche, nelle amorose cure per i pazienti, fossero essi agiati od indigenti, che anzi verso questi ultimi in particolar modo era benevolo e comprensivo. Ma di questa sua intima bontà, di questa generosità era geloso e preferiva celarla sotto una maschera di scherzosa ironia e di scanzonata indifferenza e solo gli intimi conoscevano quanto spesso nel curare malati gravissimi ed ai quali ben poco poteva giovare qualsiasi ausilio terapeutico, egli celava sotto una voluta indifferenza l’ansia e l’intima preoccupazione che provava per loro.
Infaticabile nel lavoro trascorreva le sue laboriose giornate tra la clinica e la famiglia che tanto amava. Altamente stimato all’Italia e all’estero era circondato da un alone di calda simpatia quando nei vari congressi ai quali partecipava prendeva la parola sui più vari argomenti e col suo eloquio facile, arguto e suasivo, con chiaro senso critico metteva al suo giusto fuoco ogni discussione. Anche nel campo artistico era molto apprezzato. Amante e competente appassionato di musica, scultura e pittura, umanista pregevole, aveva pubblicato in «Realtà rotariana» due interessanti articoli «Tiziano visto da un oculista» e «Il sorriso nell’arte». Aveva organizzato in Pisa la mostra della scultura del Trecento pisano che tanto successo aveva riscosso. La sua attività molteplice, quasi febbrile negli ultimi mesi della sua nobile ed operosa vita, gli aveva procurato molte cariche onorifiche che egli ben degnamente sapeva ricoprire. Era vice-presidente della Società oftalmologica italiana; vice-presidente della Società oftalmologica latina; membro del Consiglio internazionale di oftalmologia, membro della Società francese e della Società belga di oftalmologia; presidente del Comitato provinciale di Pisa della Croce Rossa Italiana e del «Rotary club» della stessa città. Ma purtroppo per quanto la sua fibra fosse ben resistente, e ne sono prova i lunghi mesi che egli, durante il triste periodo bellico che quasi ininterrottamente trascorse in clinica, ove, nelle peggiori condizioni fisiche e morali, ebbe modo, come pochi, di prestare diuturnamente la sua opera preziosa di medico e di oculista, colpito da un morbo inesorabile, improvvisamente la sua nobile vita è cessata mentre ancora una volta, fra le tante, attorniato dai suoi allievi, ridonava la luce ad un paziente.
Possa il ricordo di lui che tutto dette di sé nella vita, e spirituale e materiale, a favore della scienza e del malato, soprattutto in Pisa, città che sopra le altre prediligeva per la malinconica bellezza e l’arte squisita ed impareggiabile dei suoi monumenti, sempre essere per tutti noi luminoso esempio a cui ispirarci, guida e sprone a degnamente onorarlo.
Celso Cordero
Da: Annuario dell’Università degli Studi di Pisa per gli anni accademici 1946-47, 1947-48 e 1948-49.
Foto: Rotary Club di Pisa
- II Prof. Vincenzo Rossi viene nominato Presidente della C.R.I. di Pisa, resterà in carica fino al 28 giugno del 1949.
- Ha termine la 2^ Guerra Mondiale.
- Dopo la liberazione di Pisa fino al 1947 le II.W. effettuano i sottoelencati servizi:
- Assistenza ai 32.229 prigionieri italiani della Repubblica Sociale Italiana del campo di concentramento PWE 337 (allestito dagli americani nell'agosto del 1945) di Coltano (PI)
- Assistenza ai prigionieri di guerra nell'Ospedale 99HT di Pisa
- Assistenza ai partigiani e reduci ricoverati nelle Cliniche universitarie
- Opera di informazione e ricerca per i dispersi
- Servizio nelle colonie marine
- Viene allestito dalla C.R.I. di Pisa il campo profughi di Tirrenia che sarà attivo fino al 1948.
- La C.R.I. di Pisa inizia l'attività di madrinato, nel quale le II.VV assistono gli orfani dei caduti, dei dispersi, dei prigionieri.
- La C.R.I.G. (Croce Rossa Italiana Giovanile) istituisce in Pisa 5 ambulatori medico-scolastici presso le Direzioni Didattiche. Negli ambulatori vengono praticati i sottoelencati servizi gratuiti: educazione igienica, cura di malattie curabili ambulatorialmente, controllo dello sviluppo dello scolaro, insegnamento per una corretta alimentazione, distribuzione di vitamine e specialità mediche, inoltre gli alunni bisognosi vengono inviati alle colonie marine e montane.
- La Commissione Provinciale C.R.I.G. di Pisa riceve dalla Direzione C.R.I.G. di Roma 24 pacchi contenenti doni da distribuire agli alunni bisognosi delle varie Direzioni Didattiche.
- La C.R.I. di Pisa riapre l'Asilo di Pronto Soccorso di via Del Moro e distribuisce 250 pacchi contenenti vestiario, agli alunni più bisognosi della città.
- Si svolge nel Salone dei Concerti del Teatro Verdi di Pisa il tradizionale Ballo di Beneficienza della C.R.I.
- Terremoto di Sansepolcro (AR).
- La C.R.I. di Pisa effettua una ricognizione ispettiva dei Sottocomitati di: Bagni di Casciana, Cucigliana, Lugnano, Montemagno, San Frediano a Settimo e Uliveto Terme.
- Viene costituito a Pisa "II Villaggio del Fanciullo" ; ospita circa un'ottantina di ragazzi provenienti dall'ambiente della corruzione e depravazione createsi durante la guerra. La gestione è condotta da un sacerdote, Padre Bruno Fedi. Il villaggio oltre ad essere sotto la protezione della C.R.I.G. è anche controllato dal Sottocomitato C.R.I. di Pisa.
- La C.R.I. di Pisa organizza a Marina di Pisa una colonia che potrà ospitare circa un centinaio di ragazzi. Salgono così a 7 le colonie della C.R.I. di Pisa.
- Muore il Presidente della C.R.I. di Pisa Prof. Vincenzo Rossi.
Ricerca storica: Roberto Marchetti