Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

Il 5 Novembre 1883 usciva la prima edizione del giornale locale Il Ponte di Pisa. 

 

Il Ponte

Pagina 1 - anno 1- n. 1

 

Fonte: Internet culturale. Cataloghi e collezioni digitali delle biblioteche Italiane 

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Posti di ristoro

 

In un angolo della Piazza della Stazione, una piccola bandiera, che il vento spesse volte arrotola sull’asta, quasi volesse toglierle l’aspetto di superba baldanza e consacrarla alla modestia, una bandiera — Dove la Croce ha il rosso di una piaga — richiama a se i soldati feriti e malati, come le braccia di una madre chiamano i figli. Quivi è il Posto di Ristoro della Croce Rossa, dove madri e sorelle, giorno e notte, amorosamente, porgono il conforto morale e materiale ai soldati ammalati e feriti, che di lì transitano.


Questo Posto di Ristoro nacque all’ inizio della guerra; così: senza pompa, senza cerimonie e, coraggiosamente, senza patrimonio, senza alcun aiuto ufficiale. Nacque proprio dal cuore delle mamme che vollero subito, col loro soccorso, porgere un affettuoso tributo di riconoscenza ai primi soldati che ave vano compiuto il loro dovere là, sulla fronte; nacque e si mantenne sempre per virtù propria.

E furono prima bibite ghiacciate che, al passaggio dei treni affollati, in quelle notti caldissime, vennero dispensate ai soldati per mitigarne l’arsura, per ristorarli dalla fatica del lungo viaggio. E furono poi bibite e tazze di latte o panini.
Giungevano nella notte, a tardissima ora, i treni sbuffanti, come oppressi da tutto quel dolore; e sembrava che col lungo fischiare gridassero il loro strazio, quasi a richiamarci alla mente tutti i nostri doveri di amori o di pietà, e subito si distribuivano le bibite che cento e cento bocche chiedevano. Quanta gratitudine traspariva poi dallo sguardo e dal sorriso di quei buoni ragazzi !
Incoraggiate dal Consiglio Direttivo e dalla Sezione femminile di questo Comitato, le Socie della Croce Rossa esplicarono poi dentro il Posto eh Ristoro, e sempre più largamente. d compito pietoso.


Quanti soldati si fermano al Posto diRistoro ? ...
Feriti, malati, convalescenti, soldati che vanno da un ospedale all’altro. o, che finita la convalescenza, si recano ad abbracciare la famiglia; malati gravissimi che i militi con tanta cura ci portano in barella, tanto gravi che ci sembra debbano spirare sotto i nostri occhi, e che vanno a morire nelle braccia della loro mamma; epilettici riformati, ciechi, dementi, pazzi, creature tutte chè devono sostare per delle ore alla stazione per aspettare la partenza o la coincidenza e che dovrebbero perciò restare molte volte per delle intiere notti, al freddo, in piedi, o sdraiati per terra...

Quante volta escono la mattina dall’ospedale e vengono qui per ripartire la sera !
Il Posto di Ristoro li accoglie tutti e li sostenta. Chi scrive ricorda di aver veduto distribuire, in una notte, ben novanta risotti a quei feriti che, pur doloranti nelle loro piaghe, conservavano le esigenze di uno stomaco giovane e sano.


Vengono dei timidi soldati che non osano dimandare una tazza di latte e stentano ad accettarla se viene loro offerta, e poi domandano quanto costa e quasi non credono che nulla debbano dare: e soldati che affetti da malattia nervosa rifiutano il cibo, e la mamma improvvisata affettuosamente lo porge loro e riesce a persuaderli: e soldati impossibilitati a muoversi dalla loro barelle che nulla domanderebbero e che accettano con tanta gratitudine la tazza del latte che la Sorella, sorreggendoli, loro fa bere a sorsi. Passano dei disgraziati che non scendono e il Ristoro della Croce Rossa porta nel loro scompartimento la colazione sana e abbondante.


E quanti profughi, specialmente bimbi, digiuni, non vennero qui nutriti ? Picchiarono forse una sola volta invano a questa porta ? Infatti, dal 1° Ottobre 1915 (e cioè dopo 5 mesi e 5 giorni dall' apertura del Posto di Ristoro) al 22 Febbraio 1918, furono ristorati 31948 soldati italiani e 1992 prigionieri nemici.


Fu la necessità che s’impose; curare il soldato e nutrirlo, curare il soldato e impedire lo sconcio che si vedesse ferito o ammalato li disteso per terra. E a Pisa, come in tante altre città, sorse il Posto di Ristoro.
Noi non li vedremo mai più quelli che assistemmo; e vorremmo averli seguiti tutti ad uno ad uno, col nostro cuore di madre e di sorella, seguirli nei luoghi ignoti del loro ignoto destino e confortarli con tutta la pietà di cui ogni donna ha pieno il cuore; seguirli e renderli tutti ancora forti e lieti alle loro mamme.

Le cifre suesposte chiaramente dimostrano quanto denaro occorra mensilmente per questa opera d’amore e di dovere verso i nostri soldati; e le offerte di pochi generosi, il sacrificio delle pietose donne Pisane che ad essa si dedicano, l’aiuto del Comitato che, cosciente dell’utilità di quest’opera, volle sostenerla, tutto ciò che la tenne in vita sin qui, ora, di fronte al numero dei soldati, alle crescenti spese, ora non è più sufficiente, ed occorre che tutta la cittadinanza si renda conto dell'opera grande, e concorra tutta, con le sue forze, sieno pur limitate, ad alimentare la fiamma d’amore che riscalda e rianima tante giovani forze, le più pure, le più belle, dedicate alla Patria.

L'appello che facciamo alla cittadinanza è, più di lutto, rivolto alle madri che possono meglio apprezzare e comprendere l’utilità del soccorso che qui si dà alla più bella parte della nostra gioventù, che tutta sé stessa offre alla grande madre comune — la Patria —; e i Pisani saranno certo, come sempre, generosi e vorranno contribuire alla vita della pietosa istituzione, per la quale occorrono somme non indifferenti.


Pensino le mamme che anche due soldi serviranno a dare una tazza di latte a un soldato, e che se questa tazza di latte ristora oggi uno sconosciuto, domani, fuori di qui. in un altro Posto di Ristoro, una tazza di latte ristorerà forse un loro figlio.
Una Socia della Croce Rossa.

 

[...]  Un'altra iniziativa curata dalla contessa Sofia Franceschi-Bicchierai. Splendida, meravigliosa, non tano aggettivi per definire questa straordinaria nobildonna, anima sensibile e fervente, sempre in prima fila per portare il suo contributo alla causa: alla stazione ferroviaria, ove già è il posto di socorso, promuove l'allestimento di un punto di ristoro. "ove i soldati, i feriti e i malati transitanti dalla zone stessa, oltre cure premurose, trovano continua e gratuita distribuzione di bibite, minestre, caffè the, panini, quant'altro può essere da loro desiderato".

A disposizione letti per chi deve aspettare allungo le coincidenze. Si avvicendano nel servizio "signore e signorine delle famiglie più distinte di Pisa".
Il comitato, come abbiamo visto, provvede al confezionamento di indumenti per i soldati, in particolare di lana: "Uno scelto gruppo di signorine alunne dell'istituto tecnico" si raduna ogni giorno per lavori di cucito e maglia, sotto la guida delle insegnanti Armida Sartori - Manetti, Rita Salvestroni e Irma Della Chiostra.

"Sono la più umile delle donne - si legge sull Ponte sotto lo pseudonimo Selvaggia ma forse è la Tagliagambe - ma sento la nobiltà e la fierezza di questo nuovo dovere che ci unisce. Lana, lana per i nostri soldati. Nessuno può rimanere inerte.
Madri, spose, sorelle, fidanzate, amiche, e sopra tutto donne italiane, sanno tutte che è giunta l'ora del loro più grave e delicato dovere". Quelle di S. Giuliano hanno preparato corpetti, e guanti che inviano a 30 soldati del paese. [...]
 
E prossima la fine dell'anno (1915 ndr) ed è tempo di bilanci.
[...] La contessa Sofia Franceschi-Bicchierai illustra il lavoro svolto dal comitato femminile Pro Patria: 500 le signore e signorine che hanno aderito; assistiti 150 bambini del ricreatorio Italia, cui sono stati distribuiti 889 capi d'abbigliamento; lavoro a 340 donne bisognose che hanno realizzato circa 9.000 indumenti per militari e 435 maschere antigas con borsa; dalle volontarie confezionati altri 3.150 indumenti di lana, 930 di cotone e 3.500 capi di biancheria; consegnati ai profughi indumenti, biancheria da letto e da tavola. [...]
 
Fonte: Massimo Vitale "Però mi fo coraggio" Edizioni ETS
 
Ricerca storica:
Carlo Bargagna
Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Consolato operaio delle Associazioni liberali della provincia di Pisa

 

Verso la fine del XIX secolo, il panorama politico ed economico europeo vide emergere movimenti sindacali e socialisti che cercarono di affrontare le sfide poste dalla rapida industrializzazione e dalle condizioni di lavoro precarie. Nel decennio del 1890, questi movimenti guadagnarono slancio, influenzando significativamente la politica e la società dell'epoca.


I movimenti sindacali ebbero origine come risposta alle condizioni di lavoro difficili e all'espansione dell'industrializzazione. Gli operai, spesso sottoposti a lunghe ore di lavoro, salari bassi e ambienti pericolosi, cominciarono a organizzarsi per difendere i propri diritti. Gli scioperi divennero uno strumento comune per ottenere miglioramenti nelle condizioni di lavoro e negoziare con i datori di lavoro.


Parallelamente, emersero movimenti socialisti che proponevano una visione più ampia e sistematica del cambiamento sociale. L'obiettivo principale del socialismo era ridurre le disuguaglianze economiche attraverso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e la creazione di una società più equa. Intellettuali come Karl Marx e Friedrich Engels influenzarono profondamente il pensiero socialista, fornendo basi teoriche alla lotta dei lavoratori.

Nel corso degli anni '90 del XIX secolo, i movimenti sindacali e socialisti si consolidarono attraverso la formazione di partiti politici specifici. Paesi come Germania e Gran Bretagna videro la nascita di partiti socialisti e laburisti che cercarono di rappresentare gli interessi dei lavoratori nelle istituzioni politiche. Nel 1891, fu fondata la Seconda Internazionale Socialista, un'organizzazione che cercava di coordinare gli sforzi dei partiti socialisti in tutto il mondo.

Questi movimenti affrontarono ostacoli significativi, tra cui la resistenza delle élite industriali e politiche. Tuttavia, il loro impatto a lungo termine fu innegabile. Nel corso del XX secolo, le idee socialiste influenzarono le politiche di molti paesi, contribuendo alla creazione di sistemi di welfare e a una maggiore protezione sociale per i lavoratori.

In sintesi, i movimenti sindacali e socialisti degli anni '90 del XIX secolo rappresentarono una risposta organizzata alle sfide dell'industrializzazione, plasmando il modo in cui la società affrontò le questioni legate al lavoro e alla giustizia sociale.

Roberto Marchetti

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

Nell'Ottocento, l'Italia fu devastata da un'esplosione di colera, una malattia che trovò terreno fertile nelle cattive condizioni igienico-sanitarie del tempo. Un'indagine parlamentare svolta tra il 1885 e il 1886 rivelò uno scenario allarmante, caratterizzato da mancanza di fognature, carenza di latrine e smaltimento inadeguato dei rifiuti. Questo contesto, combinato con la mancanza di acqua potabile e la generale sfiducia nella medicina ufficiale, contribuì a rendere l'epidemia di colera particolarmente letale.


Condizioni Igienico-Sanitarie Precarie:
L'indagine parlamentare evidenziò che la maggior parte dei comuni nel Regno d'Italia era priva di sistemi fognari, mentre meno della metà possedeva latrine. In alcune aree, gli escrementi venivano addirittura depositati negli spazi pubblici, amplificando il rischio di diffusione delle malattie. La carenza di acqua potabile aggravava ulteriormente la situazione, creando un ambiente ideale per la proliferazione del colera.


Problemi nello Smaltimento dei Rifiuti:
Lo smaltimento dei rifiuti rappresentava un grave problema, specialmente nelle periferie e nei paesi sprovvisti di servizi di nettezza urbana. La mancanza di un sistema efficiente portava all'accumulo di rifiuti per strada, aumentando il rischio di contaminazione e facilitando la diffusione del colera.


Arretratezza delle Conoscenze Mediche e Sfiducia nella Medicina Ufficiale:
Nell'Ottocento, le conoscenze mediche erano ancora limitate, e la popolazione aveva scarsa fiducia nella medicina ufficiale. Questa sfiducia complicò gli sforzi per contenere l'epidemia, poiché molte persone preferivano rimanere fedeli a rimedi tradizionali o addirittura evitare il coinvolgimento delle autorità sanitarie.


Misure Adottate e Fallimenti:
Per cercare di arginare l'epidemia, furono implementate misure come i cordoni sanitari marittimi e i giorni di quarantena per le imbarcazioni provenienti da zone infette. Tuttavia, tali provvedimenti si rivelarono inefficaci nel fermare la diffusione del colera, soprattutto nelle città più colpite come Napoli, dove l'epidemia si manifestò con particolare ferocia.


Conclusioni:
L'esplosione del colera nell'Italia dell'Ottocento rappresentò un drammatico risultato delle condizioni igienico-sanitarie precarie, dell'arretratezza delle conoscenze mediche e della sfiducia nella medicina ufficiale. Questo capitolo oscuro della storia italiana sottolinea l'importanza dell'igiene pubblica e delle politiche sanitarie nella prevenzione delle epidemie, fornendo lezioni preziose per il futuro.

Fonte: ambimed-group

 

 

Il colera a Pisa da il Corriere dell Arno 12 ottobre 1884

 

 

Il colera a Pisa Corriere dell Arno 12 10 1884

 

 

 Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

I magazzini della Croce Rossa erano ubicati presso l'Istituto Tecnico Antonio Pacinotti, situato nei locali di Palazzo Lanfranchi.

Questo istituto, dedicato alla memoria di Antonio Pacinotti, fungeva da sede ospitante per i depositi della Croce Rossa.

Il Palazzo Lanfranchi, a sua volta, costituiva l'ambiente fisico che accoglieva e forniva spazio per gli sforzi logistici e umanitari dell'organizzazione. In tale contesto, l'Istituto Tecnico svolgeva un ruolo cruciale nel supportare le attività della Croce Rossa, offrendo le strutture necessarie per gestire e distribuire le risorse destinate all'assistenza e al soccorso in situazioni di emergenza o necessità.

Roberto Marchetti

 

 Scuole tecniche
Foto: tratta dal web e rielaborata

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Nella mattina di sabato scorso, 25 agosto 1888, i membri del sotto comitato per la Croce Rossa si sono riuniti nella solenne sala del consiglio comunale. L'atmosfera era carica di impegno e determinazione, pronti a continuare la nobile tradizione di servizio e soccorso che caratterizza l'istituzione.

Il momento clou dell'incontro è stato il breve ma eloquente discorso del Prof. Cav. Avvocato Emilio Bianchi, il quale ha ripercorso la storia illustre di questa istituzione dedicata al soccorso umanitario. Dopo il toccante intervento, si è proceduto con l'importante passo dell'elezione dei membri chiave che avrebbero guidato il sotto comitato.

Al prestigioso ruolo di presidente è stato eletto il Generale On. Francesco Villani, già deputato al parlamento. La scelta di un uomo con una vasta esperienza politica ed umanitaria promette di portare leadership e dedizione alla causa.

Tra i consiglieri, figure di spicco sono emerse: il dottor Bartolini Emilio, il Prof. Cav. Avv. Emilio Bianchi, il Dottor Vittorio Casaretti, l'avvocato Luigi Curini, il Barone Giuseppe Galvagna, il dottor Riccardo Gattai, l'avvocato Alberto Guarducci, il dottor Lando Landi, il dottor Amerigo Leeci e il dottor Amerigo Poggesi.

In un prossimo incontro, i membri del consiglio dovranno eleggere due vice presidenti, un segretario, un responsabile contabile per la cassa, un responsabile contabile per il magazzino e un delegato presso il Comitato regionale di Firenze. Questi incarichi cruciali saranno fondamentali per garantire il corretto funzionamento e la gestione efficace delle risorse a disposizione.

La Croce Rossa, con la sua lunga storia di altruismo e dedizione, può sicuramente contare su questo nuovo sotto comitato per continuare a svolgere il suo nobile compito di soccorso e supporto alle comunità in momenti di necessità.

Roberto Marchetti  

 

Costituzione della CRI a Pisa

La Provincia di Pisa anno XXIV n. 35 del 30 agosto 1888

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Costituzione della CRI a Pisa r  La Regina Elena e la CRI di Pisa   Posti di ristoro
 Costituzione della CRI a Pisa  La Regina Elena a Pisa  
     

 

 

 

Fascicoli

 

CRI nellaprovincia di Pisa dalle origini al 1914 dimensioni medie   
   

 

 

 

 

 

 

 

 

La Regina Elena a la C.R.I. di Pisa

Di Vincenzo lupo Berghini

La Regina Elena e la CRI di Pisa
Foto rielaborata dall'originale

 

Tempo fa, rovistando tra anticaglie e vecchie riviste di un robivecchi del centro di Pisa, ho trovato un numero del settimanale Il Secolo XX edito da Rizzoli di Milano. Mancavano molte pagine, ma ho potuto comunque recuperare una fotografia di mio interesse perché riguardante la cronaca/storia di Pisa. La fotografia (autore Scarlatti di Pisa) è accompagnata da questa didascalia: «La Regina ha inaugurato a Pisa un asilo della Croce Rossa». L'asilo in questione non è un asilo infantile come potremmo noi oggi pensare, ma un asilo di Pronto Soccorso. La Regina in cappotto e pelliccia al collo è evidentemente venuta sola da San Rossore.

In altre parole «La Montanara», come si celiava allora, aveva lasciato alla Reggia, forse a cacciare, «Curtatone», vale a dire Re Vittorio Emanuele III. In omaggio alla regina, un gruppo di crocerossine porge il saluto fascista. Alla destra della regina, senza cappello, si vede il podestà di allora, l'avvocato Guido Buffarini Guidi; alla sinistra con il braccio alzato a mo' di guida alla regina, il presidente provinciale della CRI (Croce Rossa Italiana), il grand'Ufficiale Pietro Feroci, entrato in carica nel 1931. Dietro al terzetto si intravede l'arcivescovo di Pisa Gabriele Vettori, che era subentrato al cardinale Pietro Maffi nella guida della nostra diocesi.

Si pongono ora due interrogativi. Il primo riguarda il luogo dell'evento, il secondo l'anno della inaugurazione. Non avendo a disposizione la data di uscita del settimanale, possiamo dedurre dagli altri fatti di cronaca raccontati in altre pagine del giornale che l'evento sia da collocare nel novembre del 1932. Ad esempio in una pagina di questo settimanale si parla della visita del principe di Piemonte, il principe ereditario Umberto, al nuovo transatlantico «Conte di Savoia», sul quale ha compiuto il viaggio inaugurale da Napoli a Genova.

L'altro interrogativo viene immediatamente risolto ricordando che la CRI di Pisa aveva sede nella parte retrostante del Palazzo Pretorio, con ingresso da via del Moro. Questa straducola da un lato sfocia in via San Martino, mentre dall'altro, tramite un breve passaggio sotto un arco facente parte del loggiato dello stesso palazzo comunale, raggiunge Il lungarno Galilei.

La CRI ha avuto sede lì per molti anni, sino a quando la necessità di utilizzare nuovi mezzi di soccorso ne determinò il trasferimento altrove. I locali furono così utilizzati come sede della caserma dei vigili urbani, sino a che essi ottennero una nuova sede in via Cesare Battisti. Attualmente lì ha trovato sistemazione l'ufficio elettorale del Comune. E nell'ufficio elettorale ha trovato sistemazione - ormai da tempo - il busto in marmo di Rosalia Montmasson, l'unica donna che ha partecipato all'impresa dei Mille, la prima moglie di Francesco Crispi.

Come alcuni lettori ricorderanno, ho lottato perché si trovasse una degna sistemazione a questo busto la cui donazione al Comune si deve in un qualche modo al sottoscritto. Di recente l'assessore alla cultura di Pisa, Andrea Buscemi, ha annunciato che finalmente il busto sarà sistemato in modo degno nell'atrio di palazzo Gambacorti. Mi auguro che ciò avvenga al più presto...

 

Fonte: Toscana Oggi del 14 ottobre 2018

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti