Veliti
Il Battaglione Veliti faceva parte dele truppe granducali
Il Battaglione Veliti era un'unità militare che faceva parte delle truppe granducali del Granducato di Toscana, che esisteva dal 1569 al 1859. Queste truppe facevano parte dell'esercito del Granducato e svolgevano diverse funzioni, tra cui la difesa del territorio e l'assistenza nelle operazioni militari. Il termine "Veliti" era spesso utilizzato per riferirsi a truppe leggere o fanteria leggera.
Il reclutamento prevedeva requisiti molto particolari: condotta morale ineccepibile, età compresa tra i 18 e i 25 anni, altezza minima di 1,65 m. e appartenenza ad una famiglia benestante che potesse versare una quota annua piuttosto cospicua.
Il 22 novembre 1848 Leopoldo II emanò un decreto che, dopo le considerazioni generali di rito, dispose nei primi due articoli:
"Art. 1 - Il Corpo dei Carabinieri, la cui denominazione è falsa quando il soldato non è armato di carabina, è nello stesso tempo sciolto e ricomposto col nome di reggimento Veliti.
Art. 2 - Gli Uffiziali e soldati del novello corpo dovranno essere fra quelli che godono e serbano probità specchiata e non comune valore nell'esercito".
Dopo aver dettato negli articoli seguenti le norme relative alle caratteristiche ed all'ordinamento dei Veliti, il decreto stabilì: "Gli Uffiziali e soldati del Reggimento Veliti godranno gli stessi stipendi e soldi che godeva il Corpo dei Carabinieri".
Il 5 maggio 1859 a Livorno, veniva costituito il Reggimento Granatieri del Governo provvisorio Toscano su due battaglioni, uno dei quali è il battaglione "Veliti".
Con l'applicazione della legge 11 marzo 1926 sull'ordinamento dell'esercito, assume la denominazione di 35° Reggimento Fanteria "Pistoia" ed a seguito della formazione delle brigate su tre reggimenti viene assegnato alla XVI Brigata di Fanteria assieme al 36° "Pistoia" ed al 66° "Valtellina"; rimane articolato in due battaglioni.
Fonte: carabinieri.it, storiaememoriadibologna.it, regioesercito.it
Ricerca storica Roberto Marchetti
La Romagna
Un Viaggio Indimenticabile lungo la Via dei Molini a Molina di Quosa: Tra Storia, Natura e Bellezza Toscana
Molina di Quosa, un incantevole borgo toscano, offre ai visitatori un'esperienza unica attraverso la sua suggestiva Via dei Molini. Immerso nella bellezza naturale e nella storia millenaria, questo percorso offre uno sguardo affascinante sulla tradizione e la tranquillità della campagna toscana.
La Via dei Molini, un sentiero tortuoso che si snoda tra antiche casette e mulini storici, si estende per circa due chilometri, regalando un viaggio suggestivo attraverso i secoli di storia e cultura locali.
Dopo aver completato questa affascinante prima parte del percorso, il viaggio prosegue lungo una strada più moderna, ma non meno affascinante. Attraverso la borgata Ciapino, i viaggiatori possono ammirare una vigna incantevole a sinistra e una pittoresca chiesetta circondata da alberi secolari a destra.
La strada continua a rivelare panorami mozzafiato, soprattutto in giornate limpide dove l'isola di Gorgona fa da sfondo netto, creando uno spettacolo divino tra cielo e terra.
Ma il viaggio non è solo un'esperienza visiva; è anche un'occasione per riflettere sulla storia e la memoria. La fermata presso il monumento ai caduti a "La Romagna" aggiunge profondità al percorso, invitando i visitatori a onorare coloro che hanno sacrificato per il bene comune.
Attraversando l'ultima parte di bosco, i viaggiatori sono avvolti da un'atmosfera di serenità e tranquillità, che completa l'esperienza unica della Via dei Molini a Molina di Quosa.
Questa strada non è solo un itinerario turistico, ma un viaggio attraverso il tempo e la cultura di un borgo toscano affascinante. Con i suoi mulini antichi, le chiese secolari e la maestosità della campagna circostante, la Via dei Molini offre un'esperienza indimenticabile per chi cerca una fuga dalla frenesia della vita moderna.
Roberto Marchetti
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Pugnano
Pugnano: Tesoro Storico nel Cuore della Toscana
Immerso nella bellezza della valle del fiume Serchio, nel cuore della Toscana, si trova il pittoresco borgo di Pugnano, una frazione incantevole del comune di San Giuliano Terme, provincia di Pisa. Questo gioiello nascosto, situato sulla riva sinistra del fiume, ha una storia ricca e affascinante che risale all'alto medioevo.
Le sue origini risalgono a quel periodo cruciale dell'XI secolo, come testimoniato da un documento del 951 proveniente dal monastero di San Michele in Borgo, dove il villaggio è menzionato con il nome di Apuniano. Tuttavia, è tra il IX e il XIV secolo che Pugnano ha raggiunto il culmine della sua importanza storica, diventando il fulcro di un piviere, un'unità ecclesiastica territoriale, che controllava un vasto territorio comprendente ben quindici chiese parrocchiali e numerosi villaggi minori. Questo periodo ha segnato profondamente l'identità e l'importanza della frazione di Pugnano nella regione.
L'incantevole borgo è circondato da paesaggi mozzafiato: a est, le maestose alture del Monte Pisano dominano il panorama, mentre a ovest il tracciato della ferrovia e il canale Demaniale delimitano il suo confine, seguendo l'ansa del fiume Serchio. Un elemento naturale di rilievo è il fosso Civitonia, che discende dal Monte Tondo (423 m s.l.m.) e si unisce al canale Demaniale, arricchendo la bellezza paesaggistica della zona.
Pugnano è un luogo che incanta non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per il suo patrimonio storico e architettonico. Le strade lastricate e le antiche case di pietra narrano storie di tempi passati, mentre le numerose chiese disseminate nel territorio testimoniano la profonda devozione e l'importanza religiosa che questo borgo ha sempre avuto.
Confina a nord con Ripafratta, a sud con Molina di Quosa, e ad ovest con Colognole, mantenendo saldi legami con le comunità circostanti e arricchendo la tessitura sociale e culturale della regione.
Oggi, Pugnano continua a essere un gioiello storico, un'oasi di tranquillità che conserva gelosamente il suo patrimonio e le sue tradizioni. Visitare questo antico borgo significa immergersi in un viaggio nel tempo, tra le testimonianze di un passato glorioso e la bellezza intatta della natura toscana.
In sintesi, Pugnano è molto più di un semplice borgo; è un tesoro storico che riflette l'essenza stessa della Toscana, con la sua storia millenaria, la sua bellezza mozzafiato e la sua autenticità senza tempo.
Roberto Marchetti
Certosa di San Giovanni Evangelista in Calci
La Certosa di Pisa a Calci è un vasto complesso monumentale che sorge alle pendici del Monte Pisano, a pochi chilometri dalla città di Pisa. Fondato nel 1366 da una famiglia di certosini, il complesso è stato ampliato tra il XVII e il XVIII secolo e si presenta oggi come uno splendido monumento barocco inserito in un contesto paesaggistico fortemente suggestivo. Originariamente detta “buia”, la valle di Calci fu rinominata Val Graziosa (piena di grazia) proprio in seguito alla fondazione del complesso monastico. Nel 1972 la Certosa, abbandonata dai pochi monaci rimasti, divenne Museo Nazionale, mentre nel 1979 la parte occidentale del complesso fu concessa in uso perpetuo e gratuito all’Università di Pisa, che vi fondò il Museo di Storia Naturale, da allora ampliato, arricchito e rinnovato.
Oggi la Certosa ospita quindi due distinti musei: il Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Calci e il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa. Le due istituzioni museali sono nate in tempi diversi, appartengono a enti pubblici distinti, sono collocate in parti differenti del complesso e hanno due diversi profili tematici e didattici. Tuttavia le loro vicende e collezioni, apparentemente così diverse, si intrecciano indissolubilmente all’affascinante storia del grande edificio che le custodisce.
Fonte: msn.unipi
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Emilio Bianchi
Nasce a Carrara (Massa Carrara) il 24 ottobre 1849
Deceduto a Pisa il 3 agosto 1911
Laurea in Giurisprudenza; Docente universitario, Avvocato
Commemorazioni
AP, Camera dei deputati, Discussioni, 24 febbraio 1912
Il Giornale d'Italia, 5 agosto 1911
Corriere della Sera, 4 agosto 1911
Il settimanle Il Ponte di Pisa nell'edizione di domenica 6 agosto 1911 ricordava la figura di Emilio Bianchi con questo articolo
A 61anno di età, quando la fibra gagliarda e ben composta aveva fatto sperare che sui lunghi acciacchi del male che lo tormentava da mesi avrebbe avuto presto rivincita, la salute, fra la quotidiana trepidazione dei suoi cari che pietosamente si illusero fino all'ultimo momento di non essere colpiti da si immane sventura, l'on. prof. avv. Emilio Bianchi, si é spento Giovedì sera, lasciando nel lutto profondo la famiglia e nel cordoglio gli amici ed i conoscenti.
La morte di Emilio Bianchi è lutto oltre che di Carrara che lo vide nascere nel 1849 e di Pisa che lo ammirò giovanetto, assiduo ed intelligente negli studi del diritto e poi fatto adulto rappresentante suo elettissimo in tutti gli uffici più importanti, anche della provincia intera che lo corntò fra le sue personalità cospicue.
Anzi, si può dire senza timore di esagerare, che egli fu la prima personalità della nostra provincia. Perché in breve giro di anni, e non gli manco più dopo la stima che in mezzo a tanta simpatia aveva conseguito, lo ebbero caldo, amoroso ed autorevole patrocinatore tutti i più grandi interessi provinciali, e non vi fu elezione politica nella quale il nome suo non fosse desiderato come il segnacolo della tutela pubblica maggiore per ogni collegio. Ma fu modesto di soverchio; e schivò molte volte gli onori e trepido moltissime volte dinanzi ai rumori della vita pubblica, desideroso di rinchiudere tutta l'anima sua fra gli affetti domestici, le affaticate veglie degli studi prediletti e le incessanti cure della professione.
Emilio Bianchi fu civilista di primo ordine e lo attestano le opere di lui, specialmente quelle di legislazione agraria che gli fruttarono la cattedra universitaria; fu avvocato di grido per l'acutezza e la genialità dell'argomentazione; e professionista provetto dié prova nel lavoro di tutti i giorni di un temperamento tenace, agile e pronto che anche i più giovani gli invidiavano.
Con amore rappresentò il collegio di Lari che cercò di mantenere immune dalla tabe dei mercanti della politica e del danaro; serbó nell'arringo politico la fedele devozione degli spiriti più eletti e ne fu orgoglioso; alla Provincia, dai banchi di consigliere, e da quelli di presidente della deputazione e di presidente del Consiglio - ufficio che teneva ancora - diresse ogni suo pensiero al bene pubblico, si che nel fragore anche più acre delle lotte e delle passioni non scorse intorno a sé nemici ma soltanto avversarii.
Fu presidente della Cassa di Risparmii, del’ Uficio dei Fiumi e Fossi, di Istituti, di Commissioni importanti: e sedette per molti anni nel consesso municipale.
Non vi è stato mai cittadino che nella città nostra e nella provincia abbia ricoperto ufficii più ragguardevoli ed in maggior numero di quelli che Egli ricopri: ed è vanto questo che va reso alla sua intelligenza preclara, alla sua operosità instancabile.
Ebbe, è vero, alcune volte impeti e sdegni che gli procurarono furiose avversioni: ma l'uomo che aveva il temperamento tessuto di nervi come è quello di tutti i lavoratori, aveva un cuore d'oro; e passata la fugace accensione ritornava freddo, pensieroso e per ciò più amoroso di prima, e chi lo conobbe da vicino e ne investigo l'anima, non poté che ammirare i pregi di lui ed tesoro infinito della sua bontà!
A tutti i congiunti di Emilio Bianchi manda il Ponte di Pisa le più vive ed affettuose condoglianze; ma col cuore di vecchio amico io voglio qui ricordare il figlio di Lui, l'avv. Giovan Battista Bianchi, ed esprimergli tutto il dolore che io provo per la morte del suo padre amatissimo. A Bistino, al povero Bistino colpito nel suo affetto più grande, stringo la mano con la effusione della solidarietà fraterna al suo immenso lutto, nella più triste ora dell' angoscia.
E.M.
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Roberto Marchetti
Nato a Vicopisano (PI), residente a Cascina (Pi).
Ho frequentato per alcuni anni l’Università di Pisa (facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche con indirizzo Scienze Naturali).
A 22 anni, chiamato alle armi, mi presento il 12 settembre del 1979 al 28°Battaglione “Pavia” a Pesaro e successivamente vengo trasferito presso il 66° Battaglione “Valtellina” a Forlì.
L’11 ottobre 1981 conseguo il brevetto di pilota di elicotteri.
Ho frequentato successivamente corsi per l’ abilitazione su ERI – 3, quello di qualificazione all’Impiego Tattico su ERI- 3.
Il 9 agosto 1982 vengo assegnato al 26° Gruppo Squadroni Elicotteri “Giove” di Pisa.
Ho effettuato oltre 2.500 ore di volo dal 17 giugno 1981 al 31 dicembre 1999.
Ho frequentato il 13° Corso di Amministratore del Sistema Informativo Esercito – Area Logistica (SIE-LOG) presso l’ Ispettorato Logistico dell’Esercito in Roma.
A seguito dello scioglimento del 26° Gruppo Squadroni Elicotteri vengo trasferito il 02 ottobre 2001 presso il 6° Reggimento di Manovra (Caserma Vito Artale), presso il quale sono stato impiegato in qualità di Amministratore di SIGE (Sistema Informativo Gestionale dell’Esercito Italiano) prima e Sottufficiale addetto alla Sicurezza Informatica dopo.
Promosso al grado di 1° Maresciallo nel 2006, sono stato collocato in congedo nella categoria Ausiliaria il 31 dicembre 2014 ed il 1 gennaio 2020 sono stato collocato nella riserva.
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Formazione di fotoreporter con Angelo Tondini (fotogiornalista internazionale);
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Formazione Sommelier A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier);
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Master ReiKi con Gyanprem Ricciarelli (ReiKi pratica spirituale usata come forma terapeutica alternativa per il trattamento di malanni fisici, emozionali e mentali);
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Master PNL presso IIPNL Bologna (Programmazione Neuro Linguistica);
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Enneatipi con Paolo Quattrini (Direttore dell’Istituto Gestalt di Firenze );
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Costellatore Familiare con Corinna Grund (Docente internazionale per costellazioni familiari, psicoterapia sistemica e terapia del trauma);
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Counselor Olistico (SIAF Italia).
- Corso di formnazione per la protezione dei beni culturali
Nel 2012 entro a far parte di Croce Rossa Italiana, Comitato di Pisa:
- Delega per la comunicazione 2012
- Operatore C.R.I. nel settore delle emergenze 2012
- Delega per Web master 2013
- Ricerca storica 2014
- Operatore TLC C.R.I. 2022
Donazioni in memoria e lasciti
Donazioni in memoria
Una donazione in memoria per ricordare una persona cara in modo speciale
Con una donazione in memoria potrai ricordare una persona che hai amato nella vita e allo stesso tempo sostenere la Croce Rossa di Pisa è un segno tangibile di aiuto e amore per la causa umanitaria dell'Associazione.
Il testamento è lo strumento con cui disporre dei propri beni a favore di chi si desidera nel rispetto delle quote legittime di successione stabilite per legge. Ciò significa che non si toglie nulla ai propri cari o ai legittimi eredi.
Se decidi di fare un lascito a nostro favore lo impiegheremo per sostenere i nostri progetti rivolti a persone in stato di vulnerabilità e i tuoi valori potranno rivivere, anche dopo di te, nel loro futuro.
Se sei interessato alle donazioni in memoria o a un lascito e vuoi maggiori informazioni, mettiti in contatto con noi complinado il modulo, oppure chiama direttamente il Presidente 348 4765315
Cacciatori degli Appennini
Il corpo volontario dei Cacciatori delle Alpi, comandato dal celebre Giuseppe Garibaldi, fu istituito su decreto reale il 17 marzo 1859. Inizialmente, un deposito fu stabilito a Cuneo, seguito da altri due a Savigliano. Ma a causa del grande numero di volontari, il 16 aprile 1859, si dovette aprire un quarto deposito ad Acqui per creare un nuovo corpo chiamato "Cacciatori degli Appennini".
Alla vigilia dello scoppio delle ostilità, il corpo dei Cacciatori era composto da tre reggimenti, con un totale di circa 3.300 uomini. Nel mese di luglio, si aggiunse un reggimento dei Cacciatori degli Appennini, composto da circa 1.800 uomini, che furono uniti sotto la denominazione di 4° reggimento. Allo stesso tempo, iniziò la formazione di un 5° reggimento.
Garibaldi aveva la responsabilità della difesa delle vallate alpine, e le sue truppe, ora ingrandite da un reggimento di Cacciatori degli Appennini costituito ad Acqui il 16 aprile 1859, erano pronte per la sfida, anche se quest'ultimo reggimento non aveva ancora combattuto.
Fonte: ilpostalista
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Associazione internazionale dei lavoratori (AIL)
Nel 1864, nasceva l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL), nota anche come la Prima Internazionale. Questa organizzazione aveva l'ambizioso obiettivo di creare un legame internazionale tra vari gruppi politici di sinistra, tra cui socialisti, anarchici, repubblicani mazziniani e marxisti, così come tra le organizzazioni dei lavoratori, in particolare gli operai. Inoltre, era conosciuta come Associazione Internazionale degli Operai o Lega Internazionale dei Lavoratori.
La Prima Internazionale si era formata a seguito di un incontro tra delegazioni operaie francesi e inglesi a Londra nel 1862, poiché l'esperienza rivoluzionaria del 1848-1849 aveva dimostrato che i problemi dei lavoratori erano strettamente legati tra i diversi paesi. L'organizzazione cercava di coordinare la lotta a livello internazionale, parallela alla coordinazione della repressione da parte degli stati.
Inizialmente, la maggior parte dei membri cercava un compromesso tra operai e industriali. Tuttavia, un gruppo di membri cominciò a promuovere l'idea dello sciopero, il che portò a una crescente radicalizzazione dell'organizzazione. Le riunioni pubbliche divennero un luogo di promozione delle idee socialiste, guadagnando popolarità tra i lavoratori a Parigi.
La Prima Internazionale divenne sempre più politica, attirando l'attenzione del governo imperiale. Ciò portò all'apertura di vari processi legali e alla repressione da parte delle forze di polizia, ma ciò accrebbe il prestigio dell'Internazionale tra la classe operaia.
Tuttavia, questa prima esperienza fu caratterizzata da divisioni ideologiche. L'organizzazione includeva inizialmente gruppi operai inglesi, anarchici, socialisti francesi e repubblicani italiani. Personalità come Karl Marx, Michail Bakunin e altri vi partecipavano. Emerse una disputa tra marxisti e anarchici, con i primi che teorizzavano la conquista graduale della società comunista attraverso la dittatura del proletariato, mentre gli anarchici cercavano un'azione diretta per eliminare immediatamente lo Stato e le istituzioni.
Il conflitto tra Marx e i seguaci di Proudhon portò all'espulsione di questi ultimi. Successivamente, le dispute tra Marx e Bakunin portarono a una rottura definitiva tra anarchici e marxisti. Nel Congresso dell'Aia del 1872, Bakunin e James Guillaume furono espulsi, segnando la rottura definitiva tra le due fazioni. Gli anarchici decisero di continuare l'Internazionale, mentre i marxisti si trasferirono negli Stati Uniti.
Queste divisioni all'interno della Prima Internazionale, insieme alle controversie con i mazziniani e l'opposizione di Mazzini stesso alle teorie basate sulla lotta di classe, alla fine portarono allo scioglimento dell'organizzazione nel 1876.
Fonte: wikipedia
Fonte: bfsopac.org
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie
Michele Quirici
Ricerca storica: Roberto Marchetti