Castiglione delle Stiviere
Di origine forse etrusca, conobbe nel tempo invasioni barbariche e il dominio longobardo.
A motivo della sua posizione geografica fu zona molto contesa nel periodo delle Signorie, fra Gonzaga, Visconti e Scaligeri, fino a quando, nel 1511, entrò a far parte del Marchesato di Castel Goffredo, Castiglione e Solferino. Nel 1559 iniziò con il marchese Ferrante Gonzaga la sua storia di feudo autonomo.
È di questo periodo la nascita di Luigi Gonzaga (1568) che sarà proclamato santo nel 1726, e che oggi è venerato nel mondo come “il santo della Gioventù e degli Studenti”. La figura di San Luigi comportò la presenza in città di un prestigioso collegio gesuitico che, nei secoli, formò generazioni di classi dirigenti bresciane e mantovane. La città fu sede di due episodi della Guerra di Successione spagnola, rispettivamente nel 1702 e nel 1706, anno nel quale il Castello fortificato venne distrutto per mano delle truppe francesi.
A causa della politica filo francese dei suoi signori, il principato fu occupato dalle truppe imperiali nel 1691 e di fatto sottoposto all’autorità dell’imperatore, finché nel 1773 il principe Luigi III Gonzaga, pretendente dello stato, rinunciò ad ogni diritto sovrano a favore dell’Austria.
Il 5 agosto del 1796 fu teatro della Battaglia di Castiglione nella prima campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte. Il successivo dominio austriaco durò fino alla battaglia di Solferino e San Martino (1859) durante la Seconda Guerra d‟Indipendenza, tappa fondamentale nella storia del Risorgimento. Il combattimento ispirò Henry Dunant alla creazione di una delle associazioni umanitarie più importanti: la Croce Rossa Internazionale, idea che si concretizzò nel 1864 a Ginevra.
Dopo la Seconda Guerra di Indipendenza,Castiglione entrò a far parte della provincia di Brescia, diventando capoluogo di Circondario. Nel 1866, con la Terza Guerra d’Indipendenza, fu annessa al Regno d’Italia, entrando a far parte del territorio della provincia di Mantova. Nel 2001 Castiglione delle Stiviere ha ottenuto il titolo di città.
Fonte: terrealtomantovano.it
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Battaglione scuole aviatori
Lo sforzo adddestrativo assorbì mezzi ingenti, che il Commissario Eugenio Chiesa quantificò in 2.809 unità, pari al 23,4 % dell’intera produzione nazionale e sostanzialmente in linea con l’incidenza degli aerei scuola sulla forza totale (33,8% al 1° novembre 1917, 23,8% al 1° marzo 1918 e 31,9% al 1° giugno 1918).
Secondo Chiesa al termine della guerra esistevano 30 scuole di pilotaggio e perfezionamento, tra militari e civili, con circa seimila allievi piloti ed un gettito mensile di oltre mille brevettati. Ciascuno dei 24 campi scuola costruiti disponeva in media di circa 15.000 metri quadri coperti tra hangar, depositi e officine. Nel solo 1918 le 23 scuole di volo e quella di tiro di Furbara totalizzarono 130.108 ore di volo per 11.662 frequentatori tra Esercito, Marina e stranieri, in gran parte americani. Nel primo anno di guerra il Battaglione Scuole Aviatori venne articolandosi su tre gruppi scuola per un totale di dieci campi. In esso confluì anche il Gruppo Scuole Civili per Aviatori Militari, creato il 1° maggio 1915 a Torino alle dipendenze del Comando di Aeronautica (Aviatori) ed al quale afferivano la Scuola Volontari Aviatori, la scuola SIT di Mirafiori, quella Gabardini di Cameri e quella (probabilmente SAML) di Cascina Costa. Alle scuole civili furono assegnati gli allievi che stavano già frequentando il «corso di perfezionamento», i piloti militari «dell’ultimo reclutamento muniti di brevetto di primo grado, e non ancora inscritti al corso» e i «borghesi sprovvisti del brevetto di pilota, prescelti tra coloro che ne avevano fatto domanda, che assumessero l’arruolamento volontario prescritto.» Nel giro di pochi mesi il Gruppo fu sciolto e le scuole passarono in gestione all’Esercito, a eccezione della Gabardini di Cameri che brevettò 1.141 piloti (23 nel 1915, 193 nel 1916, 414 nel 1917 e 511 nel 1918) e proseguì sino alla metà degli anni Trenta. Un’altra scuola civile fu gestita dalla SIAI di Sesto per preparare i piloti degli idrovolanti FBA acquistati da Esercito e Marina. A metà 1916 il Battaglione Scuole contava ormai 3.466 persone, compresi 194 tra impiegati e operai. Dei militari circa un quarto – per l’esattezza 744 - erano piloti, ma i dati disponibili non distinguono tra aspiranti piloti, allievi piloti e piloti, né, in questa categoria, tra istruttori e brevettati impegnati nel passaggio macchina.
Alla fine del maggio 1916 esistevano otto scuole di volo S. Giusto, Coltano1, Busto Arsizio, Cameri, Cascina Costa, Venaria Reale e Cascina Malpensa), una scuola allenamento (Mirafiori) ed una scuola osservatori ( Centocelle), per un totale di 650 persone tra piloti (164), allievi piloti (159) ed aspiranti allievi piloti (327). Il programma per la primavera 1917 richiedeva 1.450 piloti, per i quali fu pianificata l’espansione alle scuole sino a poter accogliere entro ottobre 1.300 aspiranti allievi piloti. Nell’estate 1916 fu creato il Comando Scuole Aviatori, comprendente i sei gruppi scuole (dei quali due, compreso uno per idrovolanti, in via di costituzione) e posto alle dirette dipendenze del Comando d’Aeronautica. L’espansione verso sud era legata soprattutto a considerazioni meteorologiche legate al maggior numero di giorni volativi. Gli ambiziosi propositi di crescita si realizzarono solo in parte, sia in termini assoluti che di effettiva operatività delle singole scuole. Alla fine del primo semestre 1917 erano in attività quattro gruppi terrestri ed uno idrovolanti, per un totale di 15 scuole, un numero ancora insufficiente in relazione alla quintuplicazione degli aerei disponibili, tanto che la Direzione Generale d’Aeronautica riteneva necessario avere dal Comando Supremo trecento “aspiranti-allievi” al mese e portare la capacità delle scuole di pilotaggio ad almeno 2.500 allievi. Nell’aprile 1917 per le esigenze della Marina riaprì la scuola di Taranto, affiancandovi l’anno successivo quella di Bolsena. [...]
1 - Allo scoppio della Grande Guerra, il crescente fabbisogno di piloti da impiegare al fronte, portò all’allestimento poco dopo di una seconda scuola di volo sul vicino campo di Coltano, da affiancarsi a S. Giusto, nei pressi del celebre Centro Radio inaugurato da Guglielmo Marconi. E’ di questo periodo il primo esperimento di posta aerea sulla rotta Torino-Pisa-Roma, portato a termine il 25 maggio 1917
Fonti: ilfrontedelcielo, centroaeronauticoantoni
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Supino Mario
Mario Supino (1879-1938)
Membro di spicco di una delle famiglie ebraiche più influenti di Pisa all'epoca. Figlio di una lignaggio che aveva radici nel commercio in diverse città toscane, i Supino avevano giocato un ruolo significativo anche nella storia degli ebrei in Inghilterra nel XVII secolo. Nel XIX e XX secolo, i Supino fecero emergere figure di rilievo nel campo politico, accademico e artistico, come Igino Benvenuto, storico dell'arte, e David Supino, giurista e rettore dell'Università di Pisa.
Mario, nipote di David, condivideva gli ideali liberali e il fervore per l'attivismo sociale. La sua partecipazione alla direzione della Croce Bianca era una testimonianza tangibile del suo impegno per la comunità. Eletto consigliere comunale a Pisa con il Blocco Popolare, si trovò a fare opposizione a una giunta moderata e clericale.
Le sue battaglie per migliorare le condizioni igieniche, in particolare per spostare i cimiteri lontano dai centri abitati, gli procurarono critiche e attacchi politici. I suoi avversari, in particolare, lo accusavano di intromettersi in questioni non di sua competenza, suggerendo che gli ebrei dovessero limitarsi alle proprie comunità e alle proprie pratiche religiose.
Roberto Marchetti
Fonte: Sonia Cerrai Pubblica Assistenza SR Pisa: Un lungo cammino insieme. Edizione Il Campano.
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Ospedale di Marina
[...] Con lo scoppio della I guerra mondiale l' Ospizio viene utilizzato come "ospedale di riserva", che deve raccogliere i soldati feriti al fronte. Tutta Pisa e provincia del resto vedono in questo periodo requisite le strutture pubbliche, da alcuni reparti del Santa Chiara a scuole e conventi, Il conflitto mondiale produce giornalmente una gran massa di feriti, proprio per le caratteristiche del tipo di guerra condotta, feriti che vengono portati da treni direttamente all'interno dell'ospedale pisano mediante un apposito percorso ferroviario.
Dunque il Nostro Ospizio viene affidato alla Croce Rossa, per allestirvi posti letto peri nostri soldati e il Comitato Pisano, presieduto dall' infaticabile prof. Francesco Pardi, trasforma la struttura in un completo ospedale esclusivamente chirurgico, con tanto d'impianto di riscaldamento ad aria calda, con acqua potabile calda e fredda, con un impianto di acetilene per garantire sia il riscaldamento che la luce a tutto l'edificio, attrezzando le stanze per la preparazione, la medicazione e l'operazione, con pavimentazione igienica, muri verniciati a smalto, lavandini, fogne di scarico, bagni e latrine tra le più moderne e una stanza per le radiografici.
Sotto la guida del prof Antonio Cesaris-Demel viene raggiunta la massima potenzialità strutturale, riuscendo a ricoverare oltre 2000 feriti di guerra in un triennio.
Termina la guerra e l'Istituto viene riconsegnato dalla Croce Rossa alla sua Amministrazione; ci si trova di fronte ad un locale completamente rimodernato e posto in condizioni di riprendere la sua originaria funzione.
Intanto lo spaventoso accrescere del contagio tubercolare durante la guerra ed immediatamente dopo spinge il Governo a mettere a disposizione una cospicua somma per la lotta a questo flagello.
Anche a Pisa, come in altre città italiane, si crea un Comitato Provinciale Antitubercolare, che promuova tutta una serie d' iniziative per contrastare la terribile infezione.
Ogni soluzione è ritenuta valida purché si raggiunga il risultato e così per iniziativa del Prof. Alfonso Di Vestea, uno dei clinici più attivi nel settore, sorge in altra parte della spiaggia di Marina di Pisa una fiorente colonia scolastica per sviluppare sempre di più la profilassi.
Alla Croce Rossa viene affidato il compito della creazione e del funzionamento di un Dispensario Antitubercolare per combattere l'infezione nei vari focolai che si sviluppano in città. [...]
Fonte: Maurizio Vaglini L'Ospizio Marino di Boccadarno nella storia di Pisa edizioni Phasar 2012
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Panfilo reale Savoia
Costruito nel cantiere di Castellammare di Stabia il 23 giugno 1883 con la qualifica di Panfilo Reale, il Savoia (che chiameremo I° per non confonderlo con un successivo panfilo reale avente lo stesso nome) fu iscritto nel Registro del Naviglio della Reale Marina e classificato come Incrociatore Ausiliario di 2ª Classe.
Prua stellata, tre alberi, un fumaiolo.
Venne utilizzato per quattordici anni come nave di rappresentanza e da diporto per la famiglia reale italiana.
L'8 settembre 1892 per i festeggiamenti del IV° Centenario della Scoperta dell'America attraccò a Genova sbarcando il Re Umberto I° e la Regina Margherita.
Nel 1895 al comando del Principe Tomaso di Savoia, Duca di Genova, il Savoia (I°) su invito dell'Imperatore di Germania rappresentò l'Italia ai festeggiamenti per l'inaugurazione ufficiale del Canale di Kiel.
Restò in servizio operativo sino al 1897 per essere poi sostituito dal Trinacria.
Venduto nello stesso anno alla Compagnia La Veloce di Genova, fu trasformato in nave passeggeri.
Furono ricostruiti gli interni ed i ponti, eliminato un albero ed allungata la ciminiera per ottenere miglior tiraggio.
Mantenendo lo stesso nome, fece molti viaggi per il Nord e Sud America restando in servizio sino al 1923.
Fonte: agenziabozzo
Ricerca storica: Roberto Marchetti
L'attività massonica a Pisa
Non è facile fissare una data d'inizio del fenomeno Massoneria a Pisa; le notizie relative alla presenza dell'Ordine in città nel primo periodo della sua espansione in Italia non sono numerose, e appaiono per altro frammentate ed incerte. La presenza di massoni nell'Ateneo pisano già a partire dalla metà del secolo XVIII è cosa certa, ma mancano notizie su un'attività ordinaria di logge costituite in Pisa prima del 1801. Al momento i documenti più antichi attendibili appaiono alcune segnalazioni del Bargello, che a partire dal 14 dicembre 1801 inizia a fornire notizie sull'attività massonica cittadina. Quando alla loggia in questione iniziano a partecipare soggetti già noti come Patriotti e democratici, alcuni dei quali vicini alla cerchia del Mazzei, dei Vaccà Berlinghieril e degli altri intellettuali pisani in fama di giacobini. Il primo rapporto, datato 14 dicembre 1801 ci informa dell'esistenza in Pisa di una loggia massonica, che si riunisce presso la casa dell' Ebreo Aghib di Livorno.
A Pisa, nel periodo napoleonico, la Massoneria non visse grandi cambiamenti, cosa che invece avvenne nelle altre città Toscane. L'esperienza bonapartista fu breve, ma provocò ovunque grandi e radicali trasformazioni. Il nuovo sistema di governo dell'impero, basato su un sistema ad amministrazione decentrata, aveva necessità di reperire funzionari locali tecnicamente preparati, e soprattutto ben radicati nel tessuto sociale. Non ci furono grandi traumi, né sostanziali revocazioni di privilegi acquisiti, e soprattutto molte nobili famiglie videro essenzialmente assegnarsi i nuovi titoli nobiliari napoleonici.
Pisa non si lasciò tentare da mode contingenti e fu per questa ragione che la Massoneria pisana fu meno investita dalla reazione popolare antimassonica che si verificò ovunque nel periodo della Restaurazione. In ogni caso la Massoneria ufficialmente si era schierata con Napoleone, ed una parte di essa che andava radicalizzando posizioni antibonapartiste, rigorosamente repubblicane e democratiche, preferì promuovere organizzazioni collaterali, vicine per ritualità e per cultura alla Massoneria, ma politicamente impegnate in prima linea.
"Si è dato nome di Adelf a pochi individui componenti una ristretta Associazioine che esiste in Italia. Il nome e la forma della medesima sono di origine Inglese, poiché una consimile Società è conosciutissima in Londra. Valtancoli ci informa poi che la setta è particolarmente potente e che ambisce essenzialmente all'acquisizione del potere: "Si vuole che presso ogni Gabinetto d'Italia siavi un Adelfo, o almeno un di lui fidato Agente incaricato di scoprire i segreti e parteciparli all'Associazione.
Giuseppe Montanelli, insieme a Enrico Mayer e a Silvestro Centofanti nel 1832 animano una vera e propria chiesa sansimoniana, provocatoriamente fondata all'interno del Collegio di Santa Caterina. Montanelli ricorda con queste parole le motivazioni che lo spingevano nel suo impegno all'interno della setta': " dottrina siffatta dai pantani del gretto materialismo mi sollevò a più spirabile aere.
Soci perpetui
Dal Borgo Netolisky contessa Eleonora,
Fonte: Il Ponte di Pisa n. 07 del 13 febbraio 1916
1917
- luglio l' Associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie si iscrive come socio perpetuo della Croce Rossa versando le 100 lire di prammatica.
Fonte: Massimo Vitale "Però mi fo coraggio" Edizioni ETS
1945
- Livia Gereschi, (def.) su richiesta delle II.VV. vine iscritta quale socia perpetua .
Fonte: Relazion e su Liava Gereschi del 25 febbraio 1945 a firma di Dina Centoni. Archivio II.VV. Pisa
Ricerca storica: Roberto Marchetti
Decidi di aiutarci 2023
Chiediamo a ciascuno di voi di voler promuovere la sottoscrizione della dichiarazione dei redditi 5x1000 a favore della CRI Comitato di Pisa, il vostro Comitato, parlando con il Commercialista, con il CAF, o direttamente.
Promuovete questa opportunità anche presso le aziende e partite iva che conoscete.
Da questo gesto apparentemente senza valore e senza nessun onere per chi lo farà, può dipendere invece l’acquisto di uniformi, di veicoli, di attrezzature, lo sviluppo di nuovi progetti, il sostegno alle vulnerabilità.
Aiutateci a diffondere questo messaggio.
Sostenete il vostro Comitato CRI.
Il Guerriero Pisano
L’Associazione Culturale “Il Guerriero Pisano” nasce nell’anno 2002, da un'idea del sottoscritto, per dare un riconoscimento a persone o Istituzioni di Pisa e Provincia che si sono particolarmente distinte nei settori socio-economico, scientifico e culturale dando così lustro e ulteriore fama alla città.
Il giorno 8 Aprile 2002 nella riunione presso la Sede della Casa Editrice E.T.S. nasce il Comitato Le Baleari “Il Guerriero Pisano” presieduto dal Dr. Alberto Bravi.
Nell’anno 2003 con atto notarile il comitato si trasforma in Associazione Culturale con la relativa registrazione dei marchi.
L’Associazione ha come scopo principale l’organizzazione del Premio “Le Baleari – Il Guerriero Pisano”, riconoscimento che viene assegnato ogni anno da qualificata giuria, durante la serata del Premio viene consegnata a tutti i presenti una pubblicazione sulla storia pisana curata dal prof. Alberto Zampieri.
Nell’anno 2008 nel mese di marzo, inserito nel programma del Capodanno Pisano, ha indetto in collaborazione con il Comune di Pisa un concorso per le scuole superiori denominato “Pisa Repubblica Marinara e le sue Glorie”, ai vincitori sono stati assegnati premi prestigiosi .
Dall’anno 2007, nel mese di giugno, collabora all’organizzazione, con il Club Di Ciolo alla manifestazione “La Disfida delle Repubbliche Marinare”
Il Presidente
Alessandro Cesarotti
Il premio Il Guerriero Pisano prende il titolo da una delle imprese più entusiasmanti e gloriose della storia di Pisa repubblicana e marinara: la conquista delle isole Baleari.
Da questo avvenimento storico il nome della Repubblica Marinara pisana viene temuto e rispettato da tutti e ovunque le navi di Pisa portano con sé l'orgoglio e la potenza di una città veramente libera, ricca e prospera.
Protagonista e artefice di tale evento fu il guerriero pisano che col suo coraggio, la sua volontà, la sua fierezza, il suo senso civico uniti alle sue straordinarie doti di soldato di terra e di mare superò difficoltà e ostacoli per quel tempo quasi sovrumani. Per questo motivo il premio ha come simbolo un guerriero pisano in costume del secolo XII riprodotto a sbalzo su lastra d’argento e dipinto a mano, pregevole opera d’arte.
Tale ambito riconoscimento viene assegnato ogni anno dal 2002, da qualificata giuria, a cittadini pisani di nascita o adozione, che si sono distinti per la loro opera nel campo delle arti, dei mestieri, della scienza, della tecnica, della cultura, dell’economia e del sociale contribuendo a dare lustro e ulteriore fama alla città. Per le stesse motivazioni il premio potrà essere esteso anche a enti, cooperative e società operanti sul territorio.
Fonte: guerrieropisano
Ricerca storica: Roberto Marchetti