Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

Nasce a Carrara (Massa Carrara) il 24 ottobre 1849
Deceduto a Pisa il 3 agosto 1911
Laurea in Giurisprudenza; Docente universitario, Avvocato

Commemorazioni
AP, Camera dei deputati, Discussioni, 24 febbraio 1912
Il Giornale d'Italia, 5 agosto 1911
Corriere della Sera, 4 agosto 1911

 

Il settimanle Il Ponte di Pisa nell'edizione di domenica 6 agosto 1911 ricordava la figura di Emilio Bianchi con questo articolo

A 61anno di età, quando la fibra gagliarda e ben composta aveva fatto sperare che sui lunghi acciacchi del male che lo tormentava da mesi avrebbe avuto presto rivincita, la salute, fra la quotidiana trepidazione dei suoi cari che pietosamente si illusero fino all'ultimo momento di non essere colpiti da si immane sventura, l'on. prof. avv. Emilio Bianchi, si é spento Giovedì sera, lasciando nel lutto profondo la famiglia e nel cordoglio gli amici ed i conoscenti.

La morte di Emilio Bianchi è lutto oltre che di Carrara che lo vide nascere nel 1849 e di Pisa che lo ammirò giovanetto, assiduo ed intelligente negli studi del diritto e poi fatto adulto rappresentante suo elettissimo in tutti gli uffici più importanti, anche della provincia intera che lo corntò fra le sue personalità cospicue.

Anzi, si può dire senza timore di esagerare, che egli fu la prima personalità della nostra provincia. Perché in breve giro di anni, e non gli manco più dopo la stima che in mezzo a tanta simpatia aveva conseguito, lo ebbero caldo, amoroso ed autorevole patrocinatore tutti i più grandi interessi provinciali, e non vi fu elezione politica nella quale il nome suo non fosse desiderato come il segnacolo della tutela pubblica maggiore per ogni collegio. Ma fu modesto di soverchio; e schivò molte volte gli onori e trepido moltissime volte dinanzi ai rumori della vita pubblica, desideroso di rinchiudere tutta l'anima sua fra gli affetti domestici, le affaticate veglie degli studi prediletti e le incessanti cure della professione. 

Emilio Bianchi fu civilista di primo ordine e lo attestano le opere di lui, specialmente quelle di legislazione agraria che gli fruttarono la cattedra universitaria; fu avvocato di grido per l'acutezza e la genialità dell'argomentazione; e professionista provetto dié prova nel lavoro di tutti i giorni di un temperamento tenace, agile e pronto che anche i più giovani gli invidiavano.

Con amore rappresentò il collegio di Lari che cercò di mantenere immune dalla tabe dei mercanti della politica e del danaro; serbó nell'arringo politico la fedele devozione degli spiriti più eletti e ne fu orgoglioso; alla Provincia, dai banchi di consigliere, e da quelli di presidente della deputazione e di presidente del Consiglio - ufficio che teneva ancora - diresse ogni suo pensiero al bene pubblico, si che nel fragore anche più acre delle lotte e delle passioni non scorse intorno a sé nemici ma soltanto avversarii.

Fu presidente della Cassa di Risparmii, del’ Uficio dei Fiumi e Fossi, di Istituti, di Commissioni importanti: e sedette per molti anni nel consesso municipale.

Non vi è stato mai cittadino che nella città nostra e nella provincia abbia ricoperto ufficii più ragguardevoli ed in maggior numero di quelli che Egli ricopri: ed è vanto questo che va reso alla sua intelligenza preclara, alla sua operosità instancabile.

Ebbe, è vero, alcune volte impeti e sdegni che gli procurarono furiose avversioni: ma l'uomo che aveva il temperamento tessuto di nervi come è quello di tutti i lavoratori, aveva un cuore d'oro; e passata la fugace accensione ritornava freddo, pensieroso e per ciò più amoroso di prima, e chi lo conobbe da vicino e ne investigo l'anima, non poté che ammirare i pregi di lui ed tesoro infinito della sua bontà!

A tutti i congiunti di Emilio Bianchi manda il Ponte di Pisa le più vive ed affettuose condoglianze; ma col cuore di vecchio amico io voglio qui ricordare il figlio di Lui, l'avv. Giovan Battista Bianchi, ed esprimergli tutto il dolore che io provo per la morte del suo padre amatissimo. A Bistino, al povero Bistino colpito nel suo affetto più grande, stringo la mano con la effusione della solidarietà fraterna al suo immenso lutto, nella più triste ora dell' angoscia.

E.M.

Fonte:
Camera dei Deputati portale storico 
Il Ponte di Pisa n.32 del 06 agosto 1911
 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roberto Martchetti militare

Nato a Vicopisano (PI), residente a Cascina (Pi).
Diplomato il 31 luglio 1979 presso l’Istituto Tecnico Professionale ”Pacinotti” di Pontedera.
Ho frequentato per alcuni anni l’Università di Pisa (facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche con indirizzo Scienze Naturali).
A 22 anni, chiamato alle armi, mi presento il 12 settembre del 1979 al 28°Battaglione “Pavia” a Pesaro e successivamente vengo trasferito presso il 66° Battaglione “Valtellina” a Forlì.
Il 06 maggio 1980  accedo alla Scuola Allievi Sottufficiali di Viterbo dove frequento il 44° Corso.
Il 25 maggio 1981 vengo ammesso al 189° Corso Sottufficiali Piloti di Elicottero (27° SPOE), presso la Scuola di volo dell’ A.M. di Frosinone .
L’11 ottobre 1981 conseguo il brevetto di pilota di elicotteri.
Ho frequentato successivamente corsi per l’ abilitazione su ERI – 3, quello di qualificazione all’Impiego Tattico su ERI- 3.
Il 9 agosto 1982 vengo assegnato al 26° Gruppo Squadroni Elicotteri “Giove” di Pisa.
Ho effettuato oltre 2.500 ore di volo dal 17 giugno 1981 al 31 dicembre 1999.
Ho frequentato il 13° Corso di Amministratore del Sistema Informativo Esercito – Area Logistica (SIE-LOG) presso l’ Ispettorato Logistico dell’Esercito in Roma.
A seguito dello scioglimento del 26° Gruppo Squadroni Elicotteri vengo trasferito il 02 ottobre 2001 presso il 6° Reggimento di Manovra (Caserma Vito Artale), presso il quale sono stato impiegato in qualità di Amministratore di SIGE (Sistema Informativo Gestionale dell’Esercito Italiano) prima e Sottufficiale addetto alla Sicurezza Informatica dopo.
Promosso al grado di 1° Maresciallo nel 2006, sono stato collocato in congedo nella categoria Ausiliaria il 31 dicembre 2014 ed il 1 gennaio 2020 sono stato collocato nella riserva.
 
Quando gli impegni di lavoro me lo hanno permesso ho cercato di curare i miei numerosi interessi tra i quali cito:
  • Formazione di fotoreporter con Angelo Tondini (fotogiornalista internazionale);
  • Formazione Sommelier A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier);
  • Master ReiKi con Gyanprem Ricciarelli (ReiKi pratica spirituale usata come forma terapeutica alternativa per il trattamento di malanni fisici, emozionali e mentali);
  • Master PNL presso IIPNL Bologna (Programmazione Neuro Linguistica);
  • Enneatipi con Paolo Quattrini (Direttore dell’Istituto Gestalt di Firenze );
  • Costellatore Familiare con Corinna Grund (Docente internazionale per costellazioni familiari, psicoterapia sistemica e terapia del trauma);
  • Counselor Olistico (SIAF Italia).
  • Corso di formnazione per la protezione dei beni culturali

Nel 2012 entro a far parte di Croce Rossa Italiana, Comitato di Pisa:
  • Delega per la comunicazione 2012
  • Operatore C.R.I. nel settore delle emergenze 2012
  • Delega per Web master 2013
  • Ricerca storica 2014
  • Operatore TLC C.R.I. 2022
 
Motto
Un saggio disse: “Non ti paragonare a nessuno, tieni sempre la testa ben alta e ricorda: non sei né migliore, né peggiore, semplicemente sei tu e questo nessuno lo può superare.
 
Contatti:
Cell.: 347 2794326
 
 
 Vcard Roberto Marchetti
 
 
 
 
 
 
 

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Il corpo volontario dei Cacciatori delle Alpi, comandato dal celebre Giuseppe Garibaldi, fu istituito su decreto reale il 17 marzo 1859. Inizialmente, un deposito fu stabilito a Cuneo, seguito da altri due a Savigliano. Ma a causa del grande numero di volontari, il 16 aprile 1859, si dovette aprire un quarto deposito ad Acqui per creare un nuovo corpo chiamato "Cacciatori degli Appennini".

Alla vigilia dello scoppio delle ostilità, il corpo dei Cacciatori era composto da tre reggimenti, con un totale di circa 3.300 uomini. Nel mese di luglio, si aggiunse un reggimento dei Cacciatori degli Appennini, composto da circa 1.800 uomini, che furono uniti sotto la denominazione di 4° reggimento. Allo stesso tempo, iniziò la formazione di un 5° reggimento.

Garibaldi aveva la responsabilità della difesa delle vallate alpine, e le sue truppe, ora ingrandite da un reggimento di Cacciatori degli Appennini costituito ad Acqui il 16 aprile 1859, erano pronte per la sfida, anche se quest'ultimo reggimento non aveva ancora combattuto.

 

Fonte: ilpostalista

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Nel 1864, nasceva l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL), nota anche come la Prima Internazionale. Questa organizzazione aveva l'ambizioso obiettivo di creare un legame internazionale tra vari gruppi politici di sinistra, tra cui socialisti, anarchici, repubblicani mazziniani e marxisti, così come tra le organizzazioni dei lavoratori, in particolare gli operai. Inoltre, era conosciuta come Associazione Internazionale degli Operai o Lega Internazionale dei Lavoratori.

La Prima Internazionale si era formata a seguito di un incontro tra delegazioni operaie francesi e inglesi a Londra nel 1862, poiché l'esperienza rivoluzionaria del 1848-1849 aveva dimostrato che i problemi dei lavoratori erano strettamente legati tra i diversi paesi. L'organizzazione cercava di coordinare la lotta a livello internazionale, parallela alla coordinazione della repressione da parte degli stati.

Inizialmente, la maggior parte dei membri cercava un compromesso tra operai e industriali. Tuttavia, un gruppo di membri cominciò a promuovere l'idea dello sciopero, il che portò a una crescente radicalizzazione dell'organizzazione. Le riunioni pubbliche divennero un luogo di promozione delle idee socialiste, guadagnando popolarità tra i lavoratori a Parigi.

La Prima Internazionale divenne sempre più politica, attirando l'attenzione del governo imperiale. Ciò portò all'apertura di vari processi legali e alla repressione da parte delle forze di polizia, ma ciò accrebbe il prestigio dell'Internazionale tra la classe operaia.

Tuttavia, questa prima esperienza fu caratterizzata da divisioni ideologiche. L'organizzazione includeva inizialmente gruppi operai inglesi, anarchici, socialisti francesi e repubblicani italiani. Personalità come Karl Marx, Michail Bakunin e altri vi partecipavano. Emerse una disputa tra marxisti e anarchici, con i primi che teorizzavano la conquista graduale della società comunista attraverso la dittatura del proletariato, mentre gli anarchici cercavano un'azione diretta per eliminare immediatamente lo Stato e le istituzioni.

Il conflitto tra Marx e i seguaci di Proudhon portò all'espulsione di questi ultimi. Successivamente, le dispute tra Marx e Bakunin portarono a una rottura definitiva tra anarchici e marxisti. Nel Congresso dell'Aia del 1872, Bakunin e James Guillaume furono espulsi, segnando la rottura definitiva tra le due fazioni. Gli anarchici decisero di continuare l'Internazionale, mentre i marxisti si trasferirono negli Stati Uniti.

Queste divisioni all'interno della Prima Internazionale, insieme alle controversie con i mazziniani e l'opposizione di Mazzini stesso alle teorie basate sulla lotta di classe, alla fine portarono allo scioglimento dell'organizzazione nel 1876.

Fonte: wikipedia

 

 

 Screenshot Fonte bfsopac.org 1

Fonte: bfsopac.org

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

Associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie
 
Presumibilmente Giosafatte Baroni, fu Presidente dell' Associazione dei Reduci delle Patrie Battaglie con sede a Pisa.
Riportiamo di seguito un articolo pubblicato da La nazione relativo alla sede di Pontedera, a titolo puramente informativo.
 
Negli anni ottanta del XIX secolo nacque a Pontedera la "Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e Fratellanza Militare". Essa aveva lo scopo di non far sopire lo spirito e gli ideali risorgimentali che avevano animato quei valorosi che si erano battuti affinché l'Italia fosse unita. La Società propagandò l'irredentismo e il culto della patria, che mantenne vivo con numerose cerimonie commemorative e raccogliendo chi, a vario titolo e in diversi periodi, aveva partecipato ai moti risorgimentali. Alla sezione di Pontedera che si distinse per l'accesa polemica anticlericale e razionalista, si affiancò nel 1884 la sezione di La Rotta, costituita "fra coloro che presero parte alle campagne del Nazionale riscatto e fra i militari che hanno fatto o fanno parte dell'Esercito".
 
Lo scopo della società, che prevedeva anche "la mutua assistenza morale e materiale, la fratellanza fra tutti i soci, senza distinzione di gradi, di condizioni sociali o di principi politici" portò il 28 febbraio 1882 alla creazione di una speciale sezione denominata "Compagnia di Pubblica Assistenza", che nel 1889 raggiunse l'autonomia aprendosi anche a coloro che non facevano parte della società promotrice, primo embrione dell'attuale Pubblica Assistenza di Pontedera. La Società dei Reduci delle Patrie Battaglie e Fratellanza Militare era ben inserita nel tessuto sociale della città, e pur mantenendo la propria individualità collaborava con le altre società di mutuo soccorso. Sempre attiva per ogni ricorrenza aveva un vasto seguito e le cerimonie che organizzava erano molto partecipate.
 
[...Nel 1888 venne costituito il Sottocomitato Locale di Pontedera, il cui primo Presidente fu il Dottor Francesco Supino e in questo caso si trattava dell'assunzione di quel ruolo importante da parte di un esponente di una notevole famiglia ebrea e, nello stesso tempo, della conferma del ruolo svolto dai medici nell'organizzazione della Croce Rossa Pontedera, del resto, aveva già una base popolare adatta alla nascita della Croce Rossa perché vi esistevano, una Società di Reduci delle Patrie Battaglie dal 1884, Fratellanza Militare a La Rotta 1884 e dal 1886 la Fratellanza Militare nella città stessa. ... ]
 
Una della personalità più importanti della Fratellanza Militare nel primo novecento fu Serafino Boschi. Attivissimo e stimatissimo in città, ricoprì importanti ruoli nell'amministrazione comunale, fu presidente dell'Ospedale "Felice Lotti" nel 1934 e a lungo presidente dei Reduci delle Patrie Battaglie. La Società continuò l'attività almeno fino allo scoppio della seconda guerra mondiale quando un altro conflitto bussò forte alle porte dei pontederesi.
Michele Quirici
 
Nel luglio 1917 l' associazione dei reduci delle Patrie Battaglie di Pisa si iscrive come socio perpetuo della Croce Rossa versando le 100 lire di prammatica.
 
Fonti:
La Nazione
Storia della Croce Rossa in Toscana dalla nascita al 1914 - studi a cura di Fabio Bertini, Costantino Cipolla, Paolo Vanni. Edizione Franco Angeli
Massimo Vitale "Però mi fo coraggio" Edizioni ETS

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

 

Consolato operaio delle Associazioni liberali della provincia di Pisa

 

Verso la fine del XIX secolo, il panorama politico ed economico europeo vide emergere movimenti sindacali e socialisti che cercarono di affrontare le sfide poste dalla rapida industrializzazione e dalle condizioni di lavoro precarie. Nel decennio del 1890, questi movimenti guadagnarono slancio, influenzando significativamente la politica e la società dell'epoca.


I movimenti sindacali ebbero origine come risposta alle condizioni di lavoro difficili e all'espansione dell'industrializzazione. Gli operai, spesso sottoposti a lunghe ore di lavoro, salari bassi e ambienti pericolosi, cominciarono a organizzarsi per difendere i propri diritti. Gli scioperi divennero uno strumento comune per ottenere miglioramenti nelle condizioni di lavoro e negoziare con i datori di lavoro.


Parallelamente, emersero movimenti socialisti che proponevano una visione più ampia e sistematica del cambiamento sociale. L'obiettivo principale del socialismo era ridurre le disuguaglianze economiche attraverso la nazionalizzazione dei mezzi di produzione e la creazione di una società più equa. Intellettuali come Karl Marx e Friedrich Engels influenzarono profondamente il pensiero socialista, fornendo basi teoriche alla lotta dei lavoratori.

Nel corso degli anni '90 del XIX secolo, i movimenti sindacali e socialisti si consolidarono attraverso la formazione di partiti politici specifici. Paesi come Germania e Gran Bretagna videro la nascita di partiti socialisti e laburisti che cercarono di rappresentare gli interessi dei lavoratori nelle istituzioni politiche. Nel 1891, fu fondata la Seconda Internazionale Socialista, un'organizzazione che cercava di coordinare gli sforzi dei partiti socialisti in tutto il mondo.

Questi movimenti affrontarono ostacoli significativi, tra cui la resistenza delle élite industriali e politiche. Tuttavia, il loro impatto a lungo termine fu innegabile. Nel corso del XX secolo, le idee socialiste influenzarono le politiche di molti paesi, contribuendo alla creazione di sistemi di welfare e a una maggiore protezione sociale per i lavoratori.

In sintesi, i movimenti sindacali e socialisti degli anni '90 del XIX secolo rappresentarono una risposta organizzata alle sfide dell'industrializzazione, plasmando il modo in cui la società affrontò le questioni legate al lavoro e alla giustizia sociale.

Roberto Marchetti

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

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Promuovete questa opportunità anche presso le aziende e partite iva che conoscete.
Da questo gesto apparentemente senza valore e senza nessun onere per chi lo farà, può dipendere invece l’acquisto di uniformi, di veicoli, di attrezzature, lo sviluppo di nuovi progetti, il sostegno alle vulnerabilità.
Aiutateci a diffondere questo appello.
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Cardinal Pietro Maffi
Foto: wikipedia

 

Nacque a Corteolona, presso Pavia, il 12 ott. 1858 da Luigi e da Clementina Manenti. Compiuti gli studi ginnasiali nelle scuole pubbliche, nel 1873, entrò nel seminario di Pavia, dove, dall'ottobre 1876 al giugno 1880, frequentò i corsi di teologia. Il vescovo A. Riboldi attribuì al M., non ancora sacerdote, l'insegnamento di fisica e storia naturale nello stesso seminario, incarico che il M. tenne ininterrottamente sino alla primavera del 1901. Nel frattempo, il 17 apr. 1881, fu consacrato sacerdote a Pavia.
Già professore di scienze matematiche nei seminari di Monza e di Milano, il vescovo Riboldi rinnovò profondamente la didattica nel seminario pavese che si ridefinì alla luce delle esigenze neotomiste manifestate dall'enciclica Aeterni patris (1879). Il M. seguì fedelmente l'indirizzo del proprio vescovo che era amico di molti uomini di scienza e si recava spesso a Brera. A tal proposito, una delle prime iniziative del M. fu il rinnovamento del gabinetto di fisica e di storia naturale del seminario pavese, fondato dal vescovo A. Tosi nella prima metà del secolo. L'attività culturale di mons. Riboldi fu vista con benevolenza da parte del pontefice, anche perché la sua apertura verso la scienza moderna era associata a una netta posizione intransigente.


Durante il ventennio d'insegnamento, il M. si consacrò quasi completamente agli studi scientifici, per i quali si servì principalmente della Revue des questions scientifiques del gesuita I. Carbonelle, degli scritti di un altro gesuita, A. Secchi, e del barnabita F. Denza, all'epoca direttore dell'osservatorio del collegio Carlo Alberto di Moncalieri. In collaborazione con l'osservatorio di Brera e con lo stesso padre Denza, il quale, nel 1881, fondò la Società meteorologica italiana, il M. realizzò alcuni progetti in astronomia, geofisica e meteorologia. Dopo la nomina a prorettore del seminario, avvenuta nel 1886, al M. si presentarono maggiori opportunità per la realizzazione di alcuni progetti. Il 30 nov. 1890, giorno di inaugurazione dell'osservatorio astronomico nel seminario pavese, il M. pronunciò un discorso su La meteorologia del clero, in cui è sintetizzato il suo credo scientifico. Nel criticare il clima anticristiano alimentato dalla cultura positivistica, il M. si faceva interprete di una scienza che, in chiave neotomistica, sostenesse la fede.
L'attività scientifica del M. fu vastissima, dall'astronomia alla meteorologia, dalla sismologia alla scienze naturali. Nel 1895, inviò alla Società astronomica universale le sue osservazioni delle Perseidi, e, sempre negli stessi anni, progettò un nefoscopio per l'osservazione delle nuvole e un altro apparecchio per la misurazione delle acque del sottosuolo di Pavia. Ancora più noti furono i suoi globi meteoroscopici, uno dei quali figurò all'Esposizione universale di Parigi del 1900. Il tentativo di ripetere sulla cupola del duomo di Pavia l'esperienza che L. Foucault aveva compiuto al Pantheon, a Parigi, non fu invece portato a termine per l'opposizione dello stesso vescovo Riboldi, al quale il progetto parve la profanazione di un edificio sacro.

I risultati conseguiti valsero al M. importanti segni di stima da gran parte delle società scientifiche. Fu membro dell'Associazione meteorologica italiana (3 maggio 1892), della Società italiana di scienze naturali (4 marzo 1896), dell'Accademia di religione cattolica (febbraio 1898), della Société astronomique de France (2 nov. 1898), dell'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei (12 apr. 1899), della Società astronomica italiana (20 dic. 1909). Infine, nel 1904, fu nominato presidente della Specola vaticana.
Sin dai primi anni Novanta, la reputazione conquistata in campo scientifico, come anche la particolare simpatia con cui lo stesso pontefice Leone XIII guardava alle iniziative del vescovo Riboldi, valsero al M. l'attenzione di G. Toniolo, il quale, con lettera del 9 sett. 1892, lo invitò a Genova, al primo congresso scientifico dell'Unione cattolica per gli studi sociali. Allora, la cultura cattolica si trovava agli inizi della stagione politica e culturale aperta dall'enciclica Rerum novarum (1891) che, proprio nell'attività organizzativa di Toniolo, aveva uno fra i suoi vettori più dinamici. Nel settembre 1899, grazie all'appoggio di mons. Riboldi e del vescovo di Padova, G. Callegari, Toniolo fondò la Società cattolica italiana per gli studi scientifici che comprendeva cinque sezioni. La terza, quella per gli studi fisici, naturali e matematici fu affidata alla presidenza del M., il quale - grazie anche ai sussidi di mons. Riboldi - fu direttore della rivista della sezione, la Rivista di fisica, matematica e scienze naturali (nata a Pavia il 1 genn. 1900 con la benedizione di Leone XIII, e uscita sino al 1912).


Il M. associò a questa attività anche pubblicazioni di carattere divulgativo, tra cui il volume Nei cieli: pagine di astronomia popolare (Milano 1896). Tali opere furono date alle stampe al fine di contribuire alla qualificazione scientifica degli insegnanti di scienze naturali, soprattutto di quelli ecclesiastici. Più propriamente apologetiche furono le Riflessioni sui nostri doveri davanti alla scienza moderna e alla fede (Pavia 1898) e il breve discorso, Dio nella scienza pronunciato nel febbraio 1903 (confluito in P. Maffi, Scritti vari, Siena 1904, pp. 419-430). Il M. coltivò anche la storia della scienza che coniugò, talvolta, con quello per i grandi autori della letteratura italiana: nel 1898 dette alle stampe La cosmografia nelle opere di Torquato Tasso con l'intenzione di far conoscere le premesse cinquecentesche di quella "grande giornata d'oro dell'astronomia" che, ad avviso del M., fu il XVII secolo. Testimonianza dei suoi interessi letterari furono anche due romanzi che il M. pubblicò negli anni Novanta, in appendice a Il Ticino (giornale cattolico di Pavia di cui il M. fu fra i più assidui redattori): Fior che muore (1894) e Gli sparvieri (1898).
Il 15 apr. 1901 mons. Riboldi fu nominato arcivescovo di Ravenna. Non volendo privarsi della collaborazione del M., lo scelse quale proprio vicario generale il successivo 6 ottobre. Il 25 apr. 1902, il nuovo arcivescovo morì. Cinque giorni più tardi, un decreto della congregazione del Concilio nominò il M. amministratore apostolico dell'arcidiocesi ravennate. L'11 giugno, Leone XIII lo consacrò vescovo titolare di Cesarea di Mauritania e lo elesse ausiliare di Ravenna. Poco più di un anno dopo, durante il concistoro del 25 giugno 1903, il M. fu designato arcivescovo di Pisa.


Il primo decennio del M. a Pisa si svolse in stretto rapporto con le imponenti trasformazioni che allora stavano investendo il movimento cattolico nella fase finale dell'Opera dei Congressi, sciolta definitivamente nel 1904. Rispondendo a quella ricerca di forme nuove della presenza cattolica nella società, manifestate dal nuovo pontefice, Pio X, il M. si mantenne sempre fedele all'idea di un cattolicesimo tanto più impegnato politicamente e socialmente rispetto ai trent'anni precedenti quanto costantemente regolato dal magistero dei vescovi e del papa. Nel corso del suo episcopato, compì quattro visite pastorali, si impegnò per la nascita di casse rurali, casse operaie, associazioni di mutuo soccorso, fondò un'opera per gli asili infantili che furono incoraggiati in tutte le parrocchie. Testimonianza dei suoi orientamenti fu la settimana sociale di Pistoia (23-28 sett. 1907) in cui si discusse sulla cooperazione, sulle associazioni femminili, sull'educazione della classe operaia, sulla scuola, sulla questione dell'emigrazione. Anche nel seminario pisano, che il M. riorganizzò potenziando l'insegnamento scientifico, fu introdotta la cattedra di sociologia ed economia, affidata a Toniolo.
Tanta operosità fu riconosciuta da Pio X che lo nominò cardinale durante il concistoro del 15 apr. 1907. La designazione avrebbe comportato il trasferimento del M. a Roma, ma una commissione, formatasi spontaneamente tra alcuni cattolici pisani e presieduta da Toniolo, convinse il papa, nel corso di un'udienza, a lasciare che il nuovo cardinale rimanesse a Pisa mantenendo l'ufficio arcivescovile.


Su un piano strettamente politico, il M. cercò sempre di mediare con le posizioni murriane, senza mai prestare loro il proprio consenso. A quest'opera di mediazione fu obbligato dal notevole ascendente che R. Murri aveva sulle opinioni dei giovani toscani - con l'importante eccezione di alcuni gruppi fiorentini e livornesi - sin dal III Convegno regionale democratico cristiano, tenutosi proprio a Pisa il 28 apr. 1902. In realtà, nonostante l'opera di mediazione, alla quale il suo ruolo pastorale lo vincolava, il M. fu sempre convinto della necessità di un'alleanza dei cattolici con i liberali e con i monarchici. Proprio con la monarchia, grazie alla vicinanza della residenza reale di S. Rossore, il M. avviò nel corso degli anni una costante opera di riavvicinamento. Segno di questo rapporto fu la nomina del M. a cavaliere di gran croce, con il motu proprio del re del 26 ag. 1919. Durante la guerra di Libia, il M. si allineò pubblicamente alle posizioni filonazionalistiche della Società editrice romana, il trust di G. Grosoli, cui fu legato per tutta la vita da sincera amicizia. Oltre a comportare alcune tensioni con il papa che criticò il trust nella famosa Avvertenza del dicembre 1912, la scelta del M. causò un allentamento dei rapporti con alcuni esponenti della gioventù cattolica dell'arcidiocesi, tra i quali G. Gronchi che, in occasione delle elezioni del 1913, dichiarò di disinteressarsi delle raccomandazioni della direzione diocesana. Anche durante la prima guerra mondiale, alla luce dell'avvicinamento compiuto tra il movimento nazionalista e una parte dello schieramento cattolico al congresso di Milano del maggio 1914, il M. lasciò intendere chiaramente la propria posizione. Celebre fu, a tal proposito, il discorso Per il trionfo delle nostre armi (11 luglio 1915) che, sin dal titolo, non lascia adito a dubbi sulle caratteristiche del nazionalismo del Maffi.


Dal 1924 egli si adoperò per la soluzione della questione romana, sfruttando i legami personali che aveva da lunga data con l'ex popolare P. Mattei Gentili, sottosegretario al ministero della Giustizia e degli affari di culto, e con altri esponenti del movimento cattolico filofascista Centro nazionale italiano.
Il M. morì a Pisa il 17 marzo 1931.


Fonti e Bibl.: Le carte del M. sono conservate presso la Biblioteca arcivescovile di Pisa, Arch. privato Maffi. Un'informazione dettagliata su tutte le pubblicazioni del M. è in A. Spicciani, Gli scritti di P. M., in Il cardinale P. M. arcivescovo di Pisa. Primi contributi di ricerca, tavola rotonda, 1982, Pisa 1983, pp. 157-163. Oltre a questo volume, punto di partenza per ogni studio sul M., sono da vedere: I. Felici, Il card. M., Roma-Milano 1931; P. Stefanini, Il card. M., Pisa 1958; L. Righi, Una porpora prestigiosa, Fiesole 1978; F. Ingrasciotta, Il cardinale P. M. e la sua attività pastorale a Pisa, 1904-1931, Pisa 1984; M. Andreazza, Alle origini del movimento cattolico pisano: il card. P. M. e il prof. G. Toniolo, Pisa 1991; La Biblioteca arcivescovile "Cardinal Maffi", a cura di G. Rossetti et al., in Galileo e Pisa, a cura di R. Vergara Caffarelli, Ospedaletto-Pisa 2004, pp. 97-120.
di Filippo Sani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

Fonte: treccani
Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

MEMFI

Il Menfi fu requisito come nave ospedale della Regia Marina ed ebbe a bordo come infermiera S.A.R. la Duchessa D'Aosta.

Armatore: Sicilia navigazione

Fonte: naviearmatori.net

Sulla Menfi l'equipaggio era così composto: 1Maggiore medico, 1Maggiore commissario, 1Capitano medico, 4Tenenti medici, 1Sottotenente medico, 1Tenente farmacista, 1Sottotenente commissario, 1Capitano Cappellano, 1Furiere maggiore, 5Caporal maggiori, 1Caporale, 8militi, 24 infermiere volontarie.
 


Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

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