Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 

Le ambulanze da montagna, completamente someggiate su quadrupedi, durante il conflitto avevano assunto una vasta gamma di ruoli che superavano le loro funzioni originali.

Operavano sia in prima che in seconda linea, svolgendo compiti diversificati come infermerie presidiali, ospedaletti chirurgici, locali d'isolamento, depositi per casi sospetti e istituti di riposo.

La loro versatilità consentiva loro di adattarsi alle mutevoli esigenze del fronte, fungendo da punti cruciali per la gestione e il trattamento di feriti e malati in diverse situazioni operative durante il conflitto.

 

 
Autoambulanza della grande guerrra
Foto: sanitagrandeguerra.it 
  
ambulanza 3 carnia 1917
L'ambulanza n. 3 in Carnia (Tribuna Illustrata n. 36 del 1917) 

 

Queste piccole formazioni sanitarie, in numero di 32, avevano assunto una numerazione non progressiva: 3, da 7 a 10, 15, 20, 22, 24, da 29 a 33, 37, 40, 45, da 48 a 50, 59, 60, 67, 73, 75, 77, 82, 83, 85, 87, 88.

Ambulanza da montagna 30 
Accampamento dell'Ambulanza da montagna attendata n. 30 alla Cantoniera della Presolana. Fonto: lombardiabeniculturali.it
 
 

Fonte: sanitagrandeguerra.it

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 
Clarice Pierini Borella di Pisa, chiamata a prestare per tre mesi il generoso servizio di assistenza ai militari italiani feriti, che sarebbero stati trasportati dalla Libia in patria. La dama pisana precedette di poco la partenza di un contingente maschile, il tenente medico Luigi Bertini e i militi Cesare Angiolini, Cesare Bruschi, Raimondo Ferrigni, Aurelio Gianni, Oreste Liporatti e Antonio Scarpellini.

Salita sulla nave ospedale Menfi con il secondo turno e rimasta anche nel terzo, su precisa richiesta della marchesa Guiccioli, Clarice Pierini Borella tenne un diario dei suoi tre mesi di missione che costituì una preziosa testimonianza non solo della capacità professionale delle infermiere, ma anche della sensibilità umana sua personale e di quella delle sorelle, ma in particolare la loro rappresentante pisana, espressero verso quei disgraziati che venivano sottoposte alle loro cure.
 
Il 10 gennaio del 1912, rientrarono i militi pisani della Croce Rossa da Tripoli con il treno da Firenze, accolti da una folla i cittadini, dal loro presidente Bocciardo e dal segretario Vaccaneo, dall’onorevole Queirolo e da rappresentanze della Fratellanza militare e dei reduci d’Africa, dalla Banda dei Minori corrigendi, prima che si formasse un corteo, diretto dalla Barriera Vittorio Emanuele alla piazza Garibaldi.

Clarice Pierini Borella, che poteva fregiarsi ormai del distintivo che lo Stato Maggiore della Regia Marina aveva deciso di assegnare al personale imbarcato per servire sulle Navi Ospedale, fu poi invitata dal Comitato di Volterra, ormai tra i più attivi della provincia e non solo, a tenere una conferenza, corredata da un filmato, sulla guerra di Libia, presso il Teatro Flacco della città etrusca, in occasione della Festa del fiore che doveva servire anche a rilanciare il sostegno economico alla Croce Rossa. Per parte loro, le Dame pisane organizzavano nei giorni del natale, in sintonia con quanto facevano le sorelle di altre città, una vendita di distintivi patriottici, il “trifoglio” d’Italia, in metallo smaltato con foglioline dei tre colori nazionali. Alla raccolta di fondi contribuirono anche gli studenti con le rappresentazioni teatrali.
 
Dal 26 maggio 1915 al 1925 ha assunto l'ncarico di Ispettrice provinciale delle II.VV.
 
Onorificenze e decorazioni
1912 Medaglia d'argento concessa dal Ministro della Regia Marina.
1919 Attestato di nenemerenza da parte del Corpo D'Armata di Firenze.
Medaglia d'argento al Merito C.R.I.
Attestato al Merito della C.R.I.
 
 
Bibliografia
Clarice Pierini Borella, Tre mesi come infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana sulla nave “Melfi”. Diario di bordo, Pisa, Mariotti, 1912
Cfr. Alberto Galazzetti-Filippo Lombardi, La Croce Rossa Italiana nella guerra di Libia, in Costantino Cipolla-Paolo Vanni (a cura), Storia della Croce Rossa Italiana dalla nascita al 1914, I, Saggi, Milano, Franco Angeli, 2013, p. 753
Barbara Baccarini, La strutturazione dei soci e le componenti femminili della Croce Rossa Italiana, in Costantino Cipolla-Paolo Vanni (a cura), Storia della Croce Rossa Italiana dalla nascita al 1914, I, Saggi, Milano, Franco Angeli, 2013, p. 435.
«Il Ponte di Pisa. Giornale politico amministrativo della città e provincia», 14 gennaio 1912.
«Il Ponte di Pisa. Giornale politico amministrativo della città e provincia», 24-31 dicembre 1911. 55
 

Fonte: Storia della Croce Rossa in Toscana dalla nascita al 1914 I studi

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 


Logo CRI Comitato di Pisa

 
 
 
Un popolo che non conosce la storia è circoscritto al momento presente della generazione contemporanea
Arthur Schopenhauer

 

La Croce Rossa Italiana a Pisa

Prima parte dal 1883 al 1915 

Il 21 ottobre del 1883, a Pisa, veniva presentato il programma per la costituzione del Consolato operaio delle Associazioni liberali della provincia di Pisa, ovvero l’associazione provinciale di tutte le società che si richiamavano ai valori condivisi del Risorgimento.

Per lo più legate all’area radicale e massonica, si trattava di organizzazioni laiche, aperte a vari orientamenti coerentemente con la complessità ideologica garibaldino-mazziniana. Il programma si riprometteva il «miglioramento intellettuale, economico e politico della grande famiglia dei lavoratori», lo sviluppo dell’istruzione affinché gli operai potessero meglio attendere ai loro doveri e aspirare ai loro diritti, lo sviluppo del mutuo soccorso, della cooperazione e della partecipazione agli utili di impresa, il conseguimento del suffragio universale. L’elenco di società aderenti comprendeva ben 22 soggetti, fra cui la Fratellanza Militare di Mutuo soccorso di Pisa; è in questo ambito di associazionismo popolare che compare quindi il primo segnale di un’idea di Croce Rossa a Pisa.

Un anno dopo, con un manifesto del 31 ottobre 1884 a firma del “comandante” Giosafatte Baroni, che agiva a nome del Comitato promotore, veniva annunciata la costituzione in Pisa della compagnia di mutuo soccorso e di assistenza “La Croce Rossa”, militarmente ordinata, avente come scopo «il mutuo soccorso e l’assistenza di ogni ordine di cittadini in caso di pubbliche calamità o di parziali ma gravi disgrazie», prestando l’opera sua esclusivamente umanitaria, o per propria iniziativa o per mandato affidatole dall’autorità provinciale o comunale. Il nome di Baroni riconduceva alla massoneria e al mondo risorgimentale, in quanto quel personaggio, assai noto nel territorio, aveva un ricco passato di partecipazione agli eventi del movimento garibaldino e post-garibaldino; era stato anche un convinto internazionalista, legato ai gruppi più radicali nei primi anni settanta dell’800.

Le circostanze in cui nasceva quel primo tentativo di Comitato della Croce Rossa pisana erano comunque drammatiche e contingenti, perché legate allo scoppio dell’epidemia di colera che non aveva risparmiato neppure la “salubre” Pisa. Si deve dunque pensare a un’iniziativa del mondo laico, che così intendeva differenziarsi dalla Misericordia, ma che dal punto di vista delle modalità di allora non corrispondeva agli scopi ufficiali della organizzazione, che a quel tempo andava strutturandosi a livello nazionale e regionale. L’esperienza di questo primo comitato, che a Pisa si era intitolato Croce Rossa, ebbe quindi una vita abbastanza breve, anche per ragioni politiche.

Fu così che nacque nel 1888 un nuovo Sotto Comitato della Croce Rossa Italiana di Pisa, formalizzato a seguito di un’assemblea di cittadini e di autorevoli rappresentanti del notabilato, tenutasi il 25 agosto di quell’anno nella sala del Consiglio comunale. L’elemento propulsore di questa operazione era l’avvocato e giurista Emilio Bianchi, professore, civilista e politico di orientamento monarchico-costituzionale, il che faceva comprendere come la nuova Croce Rossa a Pisa nascesse in un contesto decisamente alternativo a quello in cui si era formato il primo sodalizio recante quel nome.

Il Sottocomitato di Pisa, che già all’inizio contava 111 iscritti, cominciò la sua attività sotto la presidenza del Tenete Generale Francesco Villani, con vicepresidenti lo stesso professor Bianchi e il cavalier Giuseppe Calvagna. Gli uffici furono situati presso la Regia Prefettura di Pisa ed il magazzino materiali, situato in locali presso le Scuole Tecniche, rimase lì fino alla smobilitazione del 1919.

La nomina di Villani come presidente dovette avere un carattere contingente e di urgenza; già l’anno successivo gli subentrò infatti il prof. Domenico Barduzzi, che sarebbe rimasto in carica fino al 1893. Barduzzi era un prestigioso medico e professore universitario, nonché direttore delle Terme di San Giuliano; il suo era un ruolo più che altro rappresentativo, essendo svolte tutte le principali funzioni operative dal vicepresidente Bianchi, vero ispiratore del sodalizio e personaggio di assoluto rilievo nel panorama politico cittadino, esponente attivo anche nel campo della propaganda liberale-monarchica.

Pisa intanto veniva considerata sempre più strategica in prospettiva militare; nel 1892 la Croce Rossa Italiana di Pisa venne incaricata di predisporre un Ospedale Territoriale da 120 posti letto presso l’ ex Convento di San Giovannino, attività pensata soprattutto in funzione del crescente impegno coloniale. Nel 1893 la presidenza del Comitato venne affidata di nuovo a un medico, il maggiore Emilio Bartalini che aveva fatto parte del consiglio fin dagli esordi.

Negli stessi anni si registrava la crisi della locale Misericordia, colpita da una scissione che dava luogo a un altro ente, la Croce Bianca, di ispirazione più laica e massonica.
Nel 1899 le grandi manovre dell’VIII Armata, che prevedevano l’impiego della Croce Rossa, impegnarono anche Pisa che contribuì al funzionamento di un ospedale da campo n. 21, operante tra il Mugello e l’Aretino. In funzione di questo impegno, fu acquistata una tenda di medicazione, un’ambulanza da montagna completa di dotazioni e fu predisposto un corso d’istruzione per il personale volontario presso l’Ospedale Civile.

Il Comitato di Pisa cominciava ad avere un peso patrimoniale e finanziario non trascurabile. Come altrove, svolgevano un ruolo importante anche le Dame della Croce Rossa che, nel 1907, come sezione femminile, furono protagoniste delle attività di finanziamento, organizzando con un certo successo diverse feste di beneficenza. Per il terremoto di Messina del 1908, la Croce Rossa pisana si mobilitò allestendo nella stazione ferroviaria di Pisa San Rossore un “Posto di Pronto Soccorso”, garantito da un Ufficiale e tre militi della C.R.I., e con le dame di Croce Rossa che prestavano assistenza come infermiere durante il passaggio di convogli con feriti e profughi sfollati dalle zone terremotate. Il lavoro svolto in quell’occasione portò al Comitato di Pisa tre onorificenze, tra cui una medaglia di bronzo.

Non ci fu dunque difficoltà ad organizzare anche a Pisa, come già veniva fatto altrove, un primo corso per Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, istituito nel maggio del 1909, con le prime diplomate effettive dal luglio del 1910.

Nel 1909, intanto, era stato chiamato alla presidenza il prof. Dario Bocciardo, esperto di radiologia medica, che dovette gestire un periodo delicato di riorganizzazione del sistema pisano della assistenza sociale (è di quegli anni la fusione di Pubblica Assistenza e Croce Bianca in un unico organismo). Bocciardo, uomo di idee innovative, era un convinto fautore di una decisa accelerazione nei metodi e nella organizzazione della C.R.I., che implicava una presenza assai più attiva nella società civile.

Nel 1910 la Croce Rossa di Pisa subentrò alla Società di Mutuo Soccorso Croce Bianca del Piano di Pisa (che aveva sede a San Frediano a Settimo), assumendone la quota di lavoro e ampliando così il proprio ambito territoriale. Tutto questo imponeva una continua ricerca di fondi, che specialmente le dame seppero perseguire con grande alacrità, raggiungendo l’apice con il grande avvenimento del ballo per la Croce Rossa organizzato a Pisa il 18 febbraio 1911.

Gli avvenimenti politici, però, fecero sì che si imponesse di nuovo ben presto la fisionomia originaria dell’impegno sui campi di battaglia. Allo scoppio della guerra italo-turca per la Libia, l’infermiera volontaria Clarice Pierini Borella di Pisa fu chiamata a Tripoli a prestare servizio di assistenza ai militari italiani feriti. La dama pisana precedette di poco la partenza di un contingente maschile, guidato dal tenente medico Luigi Bertini. Il 10 gennaio del 1912, al loro rientro da Tripoli, i militi pisani della Croce Rossa furono accolti da una folla di cittadini, che li accompagnò in corteo dalla stazione fino in piazza Garibaldi.

Nello stesso anno 1912 il Comitato di Pisa passò sotto la presidenza del professor Giuseppe Tusini, clinico universitario, direttore dell'Istituto di Patologia Chirurgica. Dal 1914 la C.R.I. di Pisa si dedicò soprattutto al potenziamento delle risorse, alimentando la raccolta di fondi da investire nell’acquisto di strumenti e di materiali, oltre che nell’organizzazione di corsi di addestramento di diverso tipo.

Tra le altre cose, dall’inizio del 1915 Pisa lavorò alla fondazione, nella sua zona, della Croce Rossa Italiana Giovanile, organizzazione creata per gli ambienti scolastici, rivelatasi particolarmente efficace sul territorio. Il successo tra gli studenti doveva riferirsi anche alla propensione che molti giovani manifestavano per l’intervento in guerra, verso il quale i dirigenti locali della Croce Rossa di Pisa non si mostrarono ostili. Incombevano però anche le questioni “civili”.

Alla fine di febbraio dello stesso anno, la Croce Rossa Italiana di Pisa si mobilitò infatti per il terremoto della Marsica che aveva fatto circa 30.000 vittime. In breve tempo fu disposto l’invio di coperte, vestiario e viveri e si organizzarono squadre di soccorso per contribuire allo slancio nazionale. Meno di tre mesi dopo, il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarava la guerra all’Austria – Ungheria.

A cura di: Alessandra Pollina

 

Bibliografia:
Emilio Avv. Prof.  Bianchi, La Croce Rossa Italiana. Il suo Passato e il suo Avvenire, Conferenza pubblica tenuta nel R. Teatro Ernesto Rossi il 16 giugno 1889, Pisa, Tipografia T. Nistri e C,  s.d.,
Vasco Galardi, La storia cronologica della CRI nella provincia di Pisa; dal 12 maggio 1820 all 23 dicembre 2000, Casciana Terme, Tipografia Fracassi, 2001. 
Ministero per i Beni e le Attività culturali Biblioteca Universitaria di Pisa, Un secolo di associazionismo nel territorio pisano (1850-1950), Pisa, Edizioni ETS,  2000.
Ippolito Spadafora, Pisa e la Massoneria, Pisa, Edizioni ETS, 2010.
Sandra Cerrai, Pubblica Assistenza SR Pisa Un lungo cammino assieme, 134 anni di solidarismo e mutualità (1886-2019), Pisa, Il Campano, 2021.
Maurizio Vaglini, L'Ospizio Marino di Boccadarno nella storia di Marina di Pisa, edizioni Phasar, 2012.
Gianluca Fulvetti e Stefano Gallo edizioni, Antifascismo, guerra e resistenza a San Giuliano Terme, Pisa, Edizioni ETS, 2014.
Alberto Zampieri, Pisa negli anni della Grande Guerra, Pisa, Pacini editore, 2015.
Massimo VitalePerò mi fò molto coraggio, Edizioni ETS, Pisa, 2016.
Antonio Cerrai e Giuseppe A. Cacciatore, Storia del Comitato di Pisa di , nella raccolta “Storia della Croce Rossa in Toscana dalla nascita al 1914. I. Studi” a cura di Fabio Bertini Costantino Cipolla Paolo Vanni, Milano, Edizioni Franco Angeli, 2023.
 
 
 
 
Seconda parte dal 1915 al 1928  

in costruzione

 

 

 

 


Ricerca storica: Giuseppe Cacciatore e  Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siluet uomo Siluet uomo a Emilio Bianchi  Barduzzi Domenico 1 Siluet    
Giosafatte Baroni  On. Gen. Francesco Villani  On. prof. avv. Emilio Bianchi Prof. Cav. Barduzzi Domenico  Sorella Clarice Pierini Borella    
             
             
             
             
Antonio Cesaris Demel c  Giuseppe Tusini 3  merelli livio Pardi Francesco 1 Livia Gereschi Marassini Alberto 1   
Prof. Dott. Antonio Cesaris-Demel   Gr. Uff. Prof. Tusini Giuseppe  Dott. Livio Merelli Prof. Pardi Francesco  Sorella Livia Gereschi  Prof. Marrassini Alberto  
             
Rossi Vincenzo 1 Letizia Da Cascina           
 Prof. Rossi Vincenzo  Sorella Letizia da Cascina              
             

 

 " Nessuno muore sulla terra finchè vive nel cuore di chi resta"

 

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gr.Uff. Dr. Paolo Padoin

 

 Franco Mosca

 

Cav. Gran Croce Dr. Rodolfo Bernardini

Gr.Uff. Dr. Paolo Padoin Comm. Prof. Franco Mosca Cav. Gran Croce Dr. Rodolfo Bernardini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questi sono solo alcuni dei mezzi storici avuti in dotazione dalla Croce Rossa Italiana Comitao di Pisa.

La pagina è in costruzione, verranno aggiunti altri mezzi nel corso della ricerca.

 

 Fiat 515 1  Fiat 1100 Fiat 2300 1 
Fiat 515  Fiat 1100  Fiat 2300 

 

 

 Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

Nella mattina di sabato scorso, 25 agosto 1888, i membri del sotto comitato per la Croce Rossa si sono riuniti nella solenne sala del consiglio comunale. L'atmosfera era carica di impegno e determinazione, pronti a continuare la nobile tradizione di servizio e soccorso che caratterizza l'istituzione.

Il momento clou dell'incontro è stato il breve ma eloquente discorso del Prof. Cav. Avvocato Emilio Bianchi, il quale ha ripercorso la storia illustre di questa istituzione dedicata al soccorso umanitario. Dopo il toccante intervento, si è proceduto con l'importante passo dell'elezione dei membri chiave che avrebbero guidato il sotto comitato.

Al prestigioso ruolo di presidente è stato eletto il Generale On. Francesco Villani, già deputato al parlamento. La scelta di un uomo con una vasta esperienza politica ed umanitaria promette di portare leadership e dedizione alla causa.

Tra i consiglieri, figure di spicco sono emerse: il dottor Bartolini Emilio, il Prof. Cav. Avv. Emilio Bianchi, il Dottor Vittorio Casaretti, l'avvocato Luigi Curini, il Barone Giuseppe Galvagna, il dottor Riccardo Gattai, l'avvocato Alberto Guarducci, il dottor Lando Landi, il dottor Amerigo Leeci e il dottor Amerigo Poggesi.

In un prossimo incontro, i membri del consiglio dovranno eleggere due vice presidenti, un segretario, un responsabile contabile per la cassa, un responsabile contabile per il magazzino e un delegato presso il Comitato regionale di Firenze. Questi incarichi cruciali saranno fondamentali per garantire il corretto funzionamento e la gestione efficace delle risorse a disposizione.

La Croce Rossa, con la sua lunga storia di altruismo e dedizione, può sicuramente contare su questo nuovo sotto comitato per continuare a svolgere il suo nobile compito di soccorso e supporto alle comunità in momenti di necessità.

Roberto Marchetti  

 

Costituzione della CRI a Pisa

La Provincia di Pisa anno XXIV n. 35 del 30 agosto 1888

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Costituzione della CRI a Pisa r  La Regina Elena e la CRI di Pisa   Posti di ristoro
 Costituzione della CRI a Pisa  La Regina Elena a Pisa  
     

 

 

 

Fascicoli

 

CRI nellaprovincia di Pisa dalle origini al 1914 dimensioni medie   
   

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiat 2300 

Fiat 2300 1

Nella seconda metà degli anni cinquanta la casa torinese avviò lo studio di una nuova vettura di grandi dimensioni che potesse prendere il posto delle FIAT 1400 e 1900, sul mercato dal 1950. Visto il perdurare della moda, anche per la nuova ammiraglia venne scelta una carrozzeria d'impronta americaneggiante. Bandite però le rotondità del modello precedente, la nuova carrozzeria sfoggiava linee tese, grosse pinne e abbondanza di cromature.

 

Una 1800 berlina al Concorso d'eleganza a Cortina d'Ampezzo nell'estate del 1959
Dal punto di vista tecnico, invece, le novità maggiori arrivavano dai motori (tutti a 6 cilindri in linea con albero a camme laterale) e dalla sospensione anteriore a ruote indipendenti con barre di torsione. Per il resto la vettura conservava la trazione posteriore, il retrotreno ad assale rigido con balestre longitudinali, i freni a tamburo sulle 4 ruote ed il cambio manuale a 4 marce con leva al volante.

Pochi mesi dopo la presentazione della berlina a 4 porte (Salone dell'automobile di Ginevra del 1959), nelle versioni 1800 (1795cm³, 75cv) e 2100 (2054 cm³, 82 CV), la gamma s'arricchì della variante familiare, con carrozzeria giardinetta. La Fiat, prima casa in Europa (ma la moda era già diffusa negli Stati Uniti), tentò di affrancare questo tipo di carrozzeria dalla poco lusinghiera fama di veicolo da lavoro, introducendo il concetto di station wagon di lusso per il tempo libero. Gianni Agnelli, qualche anno dopo, utilizzava una 2300 Lusso Familiare, evoluzione della 2100 Familiare, per andare a giocare a golf.

Alla fine del '59 la Sezione Carrozzerie Speciali della FIAT realizzò la versione Speciale, sulla base della 2100, caratterizzata da passo e lunghezza maggiorati, un diverso (e più elaborato) frontale, da interni meglio rifiniti e da altre differenze minori. La carrozzeria Francis Lombardi, invece, lanciò la versione a passo allungato della berlina, apprezzata come taxi (configurazione a 7 posti) o come auto di rappresentanza (sia per le autorità Italiane che per il Vaticano) denominata President.

Fonte: wikipedia

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

Fiat 1100

 

L'iconica Fiat 1100: Un'icona dell'industria automobilistica italiana

La storia della Fiat 1100 risale al lontano 1937, quando la Fiat 508C "Nuova Balilla 1100" fece la sua comparsa sul mercato automobilistico. Questo modello, evolutosi nel tempo, divenne famoso per la sua distintiva calandra, che gli valse il soprannome di "musone".

Dopo il periodo bellico, nel settembre del 1948, la vettura subì delle lievi modifiche, diventando la 1100 B. Tuttavia, fu con l'introduzione della 1100 E, verso la fine dell'estate del 1949, che la Fiat fece un significativo passo avanti. Questa versione presentava un vano bagagliaio e alloggiamento per la ruota di scorta, insieme al comando del cambio montato sul volante.

La Fiat 1100 E mantenne la sua popolarità fino alla primavera del 1953, quando venne sostituita dalla 1100/103. Questo modello continuò a godere di un notevole successo, grazie alla sua spaziosità, e trovò impiego in diversi settori, come taxi e ambulanze. Durante la guerra, era stata persino prodotta una versione adibita ad "ufficio mobile".

In definitiva, la Fiat 1100 si guadagnò un posto di rilievo nell'industria automobilistica italiana, diventando un'icona del suo tempo e lasciando un'impronta duratura nella storia dell'automobile.

Roberrto Marchetti

 

Fonte: wikipedia

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

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