Croce Rossa Italiana - Comitato di Pisa
 
nastro tricolore
 
Alberto Marassini
Foto: rielaborazione dall' originale
Fonte: UNIPI

 

Prof. Marrassini Alberto

Presidente dal 9 dicembre 1942 al 31 agosto 1943

Nacque a Pisa il 2 nov. 1875 da Raffaello e da Eulalia Frosini. Dopo il conseguimento della maturità classica, si laureò in medicina e chirurgia il 10 luglio 1901 presso l’Università pisana, intraprendendo subito dopo la carriera accademica presso l’istituto di patologia generale, diretto da G. Guarnieri: divenutone assistente nello stesso 1901 e iniziata l’attività di ricerca scientifica, il 27 maggio 1907 conseguì la libera docenza nella specialità e nel 1909 fu nominato aiuto. Il M. era contemporaneamente impegnato in attività ospedaliere: assistente volontario nei nosocomi di Pisa fin dal 1901, nel 1906 fu classificato primo al concorso per medico comprimario ed esercitò le funzioni di direttore delle varie sezioni ospedaliere fino al 1914.

Nel 1915, allo scoppio del conflitto mondiale, il M. si arruolò volontario: destinato, nel giugno, alla direzione del laboratorio batteriologico e dei servizi di profilassi dell’ospedale militare di Livorno, gli furono affidati gli incarichi di direttore del laboratorio batteriologico della sezione convalescenti tifosi presso l’ospedale contumaciale di Padova dal successivo settembre al giugno 1917, quindi del laboratorio dell’ospedale contumaciale di Mantova fino al dicembre dello stesso anno; infine fu comandato a Pisa fino al termine delle ostilità come batteriologo dell’ospedale contumaciale e come docente presso il corso accelerato per gli studenti militari. Insignito con le medaglie dell’Unità d’Italia e della Vittoria, raggiunse il grado di colonnello medico della riserva.

Dopo la guerra, il M. riprese l’attività didattica e scientifica nell’Università di Pisa: nominato su proposta della facoltà medica supplente di Guarnieri, ebbe l’incarico per il 1918-19 dell’insegnamento ufficiale della batteriologia, che gli fu confermato nel successivo anno accademico, e tornò al suo lavoro di ricercatore, approfondendo e completando i vari temi di studio ai quali si era dedicato non appena conseguita la laurea.

Alcuni tra i suoi primi lavori di patologia sperimentale furono contributi di notevole interesse alla conoscenza della fisiologia e della fisiopatologia di vari organi e apparati: dell’apparecchio genitale maschile, con la dimostrazione, attraverso lo studio delle alterazioni del testicolo conseguenti a lesioni del funicolo spermatico, che il nervo spermatico e i plessi nervosi spermatico e deferenziale contenuti in tale formazione esercitano sulla ghiandola rispettivamente un’azione neurotrofica e una neurospermatica (Contributo allo studio delle alterazioni del testicolo consecutive alle lesioni del cordone spermatico e in modo speciale del dotto deferente, in Gazz. degli ospedali e delle cliniche, 1901, vol. 22, pp. 1164-1166; Contributo alle alterazioni del testicolo consecutive alle lesioni del cordone e specialmente del dotto deferente, in La Clinica chirurgica, X [1902], pp. 738-760); del plesso celiaco, mettendo in evidenza la comparsa di soli fenomeni circolatori transitori conseguenti alla sua estirpazione (Dei fenomeni consecutivi alla estirpazione del plesso celiaco, in Arch. per le scienze mediche, XXVII [1903], pp. 97-124; Ricerche sulla funzione del plesso celiaco, in Clinica moderna, IX [1903], pp. 29 s.); del cervelletto, nel quale, grazie all’adozione di una particolare tecnica operatoria di asportazione di parti rigorosamente circoscritte e limitate dell’organo e allo studio della diversità dei conseguenti effetti funzionali in relazione alla diversa sede offesa, riuscì a identificare il significato fisiologico di varie zone, soprattutto del verme e paramediane (Sopra gli effetti delle demolizioni parziali del cervelletto, in Arch. di fisiologia, III [1905], pp. 327-336; Sur les phénomènes consécutifs aux extirpations partielles du cervelet, in Archives italiennes de biologie, 1907, vol. 47, pp. 135-176), ricerche particolarmente apprezzate nell’ambiente medico-scientifico (si veda E. Maragliano, La fisio-patologia del cervelletto, in Arch. degli ospedali e delle cliniche, XXVIII [1907], pp. 10 s., e A. Murri, Lezioni di clinica medica edite ed inedite, Milano 1908, p. 630) che gli consentirono altresì di definire i rapporti esistenti tra tale organo e sistema nervoso, illustrati nella monografia Contributo sperimentale alla fisiopatologia del cervelletto (Pisa 1906); del pancreas, nel quale studiò la struttura e i rapporti esistenti tra le funzioni esocrina ed endocrina (Sopra alcune particolarità di struttura del pancreas, considerate specialmente in rapporto al fenomeno della secrezione esocrina, in Clinica moderna, X [1904], pp. 509-516; Sur les modifications des îlots de Langerhans du pancréas, consécutives à la ligature du conduit de Wirsung et à l’hyperglycémie expérimentale, in Archives italiennes de biologie, 1907, vol. 48, pp. 369-386; Observations ultérieures sur la physiopathologie du pancréas et recherches relativement à ce que l’on appelle «le diabete duodénal»ibid., 1913, vol. 60, pp. 105-112; Ulteriori osservazioni sulla fisiopatologia del pancreas, e ricerche sulla quistione del cosidetto «diabete duodenale», in Lo SperimentaleArch. di biologia, 1913, vol. 67, suppl. al f. 4, pp. 62-71), dimostrando anche la comparsa di lesioni nelle ghiandole duodenali conseguenti alla legatura del dotto di Wirsung (Sur une modification particulière des glandes duodénales du lapin aprés la ligature du conduit de Wirsung, in Archives italiennes de biologie, 1908, vol. 49, pp. 132-134; Sopra una particolare modificazione delle glandole duodenali del coniglio dopo l’allacciatura del condotto di Wirsung, in Riv. di fisica, matematica e scienze naturali, IX [1908], pp. 40-42); del surrene, che studiò in varie condizioni fisiologiche e patologiche, dimostrandone il diverso significato funzionale delle varie zone e mettendone per la prima volta in evidenza il rapporto con le funzioni genitale e renale (Sopra la minuta struttura dei vari elementi delle capsule soprarenali e sul loro probabile valore funzionale, in Monitore zoologico italiano, XVII [1906], pp. 42-60; Sopra le modificazioni che si hanno nelle capsule surrenali in rapporto con alcune variazioni della funzione genitale e della funzione renale, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, 1906, vol. 60, pp. 197-218; Sur quelques modifications des capsules surrénales consécutives à l’hyperglycémie expérimentale, in Archives italiennes de biologie, 1910, vol. 53, pp. 460-468) e in generale del sistema endocrino, tra i cui organi ricercò l’eventuale esistenza di interconnessioni funzionali (Sur les modifications que la castration peut déterminer dans les organes glandulaires de quelques animaux, et spécialment sur celle que l’on rencontre dans l’hypophyseibid., pp. 419-431; Sulle modificazioni che può determinare la castrazione negli organi glandolari di alcuni animali con speciale riguardo a quelle che si riscontrano nell’ipofisi, in Pathologica, III [1910], pp. 271-279; Sui reperti ottenuti nell’ipofisi ed in altri organi glandolari degli animali castrati, in Riv. di fisica, matematica e scienze naturali, XII [1911], 2, pp. 3-40, 97-118, 242-263, 323-368, in collab. con L. Luciani; ed Effects de la castration sur l’hypophyse et sur d’autres organes glandulaires, in Archives italiennes de biologie, 1911, vol. 61, pp. 395-432). Meritano ancora di essere ricordati i suoi accurati studi su alcune caratteristiche fisiche e fisico-chimiche dei globuli rossi e dei reni in varie condizioni (Sur la perméabilité des hématies d’individus sains et d’individus malades en présence de quelques solutions électrolytiquesibid., 1908, vol. 49, pp. 362-368; Sulle modificazioni della conducibilità elettrica e della pressione osmotica del rene durante la iperfunzione e la ipertrofia funzionale, in Arch. di fisiologia, XIV [1916], pp. 63-80) e sulla formazione delle proliferazioni epiteliali atipiche (Sulle proliferazioni epiteliali atipiche e sul loro meccanismo di formazione, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, 1915, vol. 69, pp. 69-106). 

Il M. recò contributi anche alla conoscenza della patologia infettiva, specialmente del tubo gastroenterico, in particolare con ricerche sulla eziologia della febbre tifoide, della quale durante il periodo bellico dimostrò la possibilità di attenuare le manifestazioni cliniche con la vaccinazione, e sulle affezioni strettamente correlate (Osservazioni e ricerche sulla febbre tifoide, in Atti del I Congresso internazionale dei patologi… 1911, Torino 1912, pp. 111-116; Sulla etiologia e sulla patogenesi della febbre tifoide con speciale riguardo allo studio dei germi del gruppo tifo-coli, in Atti della Soc. toscana di scienze naturali residente in PisaMemorie, 1913, vol. 29, pp. 39-148; Osservazioni sulla febbre tifoide, in Medicina nuova, VIII [1917], pp. 101-103; Sui bacilli della serie tifo-paratifo-coli-dissenterici e sulle loro varietà in rapporto colle proprietà biologiche ed immunitarie di ciascuno di essi ed alla eziologia delle infezioni intestinali, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, 1919, vol. 73, pp. 193-202 e in Malpighi - Gazz. medica di Roma, 1920, vol. 46, pp. 162-168, 182-186), e pubblicò alcune osservazioni microbiologiche sull’epidemia influenzale del 1919 (Observations et recherches bactériologiques sur la récente épidémie d’«influence», in Archives italiennes de biologie, 1919, vol. 69, pp. 206-214; Ulteriori osservazioni e ricerche sulla recente pandemia d’influenza, in Atti della Soc. toscana di scienze naturali residente in PisaProcessi verbali, 1919, vol. 28, pp. 10-17).

Trasferito nel 1919 all’Università di Ferrara come professore straordinario di patologia generale, il M. nel 1922 fu nominato ordinario e come tale insegnò la disciplina fino al 1925; nella stessa università fu anche incaricato dell’insegnamento ufficiale della batteriologia. Dopo aver assunto per un solo anno la direzione della cattedra di patologia generale dell’Università di Sassari, il 15 febbr. 1926, su chiamata della facoltà medica, fu nominato professore stabile di patologia generale della neoistituita Università di Bari, dove fu incaricato dell’insegnamento dell’immunologia. Fu successivamente chiamato a insegnare patologia generale alla facoltà medica dell’Università di Parma: titolare della cattedra della disciplina dal 1° dic. 1930, incaricato dell’insegnamento ufficiale della batteriologia nell’anno accademico 1934-35, il M. fu preside di facoltà dal 1934 al 1936 e rettore dell’ateneo dal 1936 al 1938. Infine, dall’anno accademico 1938-39 assunse la direzione della cattedra e dell’istituto di patologia generale dell’Università di Pisa, dove avrebbe concluso la sua carriera didattica e scientifica.

Costante fu il suo impegno di ricercatore, che gli consentì di recare interessanti contributi in diversi settori della eziologia e della patologia generale. Di particolare rilievo furono le sue osservazioni sperimentali sulle reazioni tra antigene e siero immune e sul fenomeno della agglutinazione batterica, che dimostrò dipendere da una serie di fattori assolutamente non inquadrabili in rigidi schemi né esprimibili con una costante (Sulla cosidetta costante di equilibrio nel fenomeno di agglutinazione batterica, in Atti dell’Acc. di scienze mediche e naturali di Ferrara, 1921, vol. 95, pp. 13-26, in collab. con S. Andriani; Sulla cosidetta legge di ripartizione nelle reazioni tra antigene e siero immune; ricerche sul coefficiente di ripartizione e sulla cosidetta costante di equilibrio nel fenomeno di agglutinazione batterica, in Haematologica, II [1921], pp. 311-322; Ancora sulla cosidetta costante di equilibrio nel fenomeno di agglutinazione batterica, in Atti dell’Acc. di scienze mediche e naturali di Ferrara, 1922, vol. 96, pp. 3-8), e sul potere opsonico del sangue (A proposito del fenomeno di sensibilizzazione opsonica e della sua reversibilità, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia, 1921, vol. 75, pp. 277-282; Sulla pretesa reversibilità del fenomeno di sensibilizzazione opsonica secondo la legge delle reazioni monomoleculari, in Giorn. di psichiatria clinica e tecnica manicomiale, XLIX [1921], pp. 239-246); e ancora la serie di sperimentazioni sul comportamento della pressione sanguigna e della volemia in animali sottoposti ad abbondanti salassi e perfusi secondo varie modalità con diverse soluzioni saline e con sangue omogeneo, con la quale poté dimostrare tra l’altro come i globuli rossi rimangano integri e funzionanti anche se sottoposti a lavaggio con soluzioni saline isotoniche dopo defibrinazione del sangue e come, per compensare le perdite ematiche, alle quali sostenne che non consegue iperglobulia, convenga reintegrare la massa circolante o con sangue o con infusioni di soluzioni di cloruro di sodio, ma non con quelle saline di gomma arabica, potenzialmente nocive (Contributo sperimentale alla fisiopatologia della pressione arteriosa del sangue, I, Effetti delle infusioni di soluzioni di cloruro di sodio in animali assoggettati ad abbondanti sottrazioni sanguigne, in Arch. di fisiologia, XVIII [1920], pp. 21-47; II, Effetti dei salassi modici ripetuti ed accompagnati da contemporanee infusioni compensatrici di soluzioni di cloruro di sodio, in Arch. per le scienze mediche, XLVI [1921], pp. 143-156; Contributo sperimentale allo studio della pressione arteriosa del sangue. Effetti delle infusioni di soluzione di cloruro di sodio, eseguite con varie modalità dopo salassi modici ripetuti. Effetti delle trasfusioni di sangue defibrinato, eseguite durante e dopo l’abbassamento della pressione arteriosa, provocato da sottrazioni sanguigne, seguite o no da infusioni di soluzione di cloruro di sodio, in Policlinico, sez. pratica, XXVIII [1921], pp. 1259-1263; Contributo sperimentale allo studio…, IV, Effetti che, in confronto delle infusioni di soluzione di cloruro di sodio, producono sulla pressione arteriosa le trasfusioni di sangue omogeneo, eseguite per compensare vaste perdite sanguigne, in Atti dell’Acc. di scienze mediche e naturali di Ferrara, 1921, vol. 95, pp. 27-30; Ulteriore contributo allo studio della pressione arteriosa del sangue, V, Effetti delle infusioni di soluzione salata di gomma arabica in animali normali ed in animali assoggettati ad abbondanti sottrazioni sanguigne, in Giorn. di clinica medica, III [1922], pp. 446-453, 490-508; VI, Nota. Di una particolare azione, che la soluzione salata di gomma svolge quando con essa si eseguiscano contemporanee infusioni durante modiche sottrazioni sanguigne, in Atti dell’Acc. di scienze mediche e naturali di Ferrara, 1923, vol. 97, pp. 153-159; Sugli effetti delle sostituzioni di masse sanguigne con soluzioni salate di gomma nel cane, in Giorn. di biologia e medicina sperimentale, I [1923-24], pp. 158-160; Sulla presunta iperglobulia da salasso. Osservazioni sperimentali, seguite da alcune considerazioni sulle perfusioni riparatrici nei casi di perdite sanguigne e di collasso, in Giorn. di clinica medica, XVII [1936], pp. 769-786).

Tra i vari lavori pubblicati dal M. si ricordano ancora il contributo allo studio dell’importanza della lotta contro la malaria (Il problema della lotta antimalarica e la sua importanza sociale ed economica nazionale, in Pensiero ed azione del rinnovamento sociale dell’Italia fascista, Molfetta 1931, pp. 365-406), le indagini sulle caratteristiche fisico-chimiche e sul comportamento di alcuni coloranti impiegati in istologia (Osservazioni su alcune proprietà chimiche, fisiche e chimico-fisiche presentate dalle principali sostanze usate per il riconoscimento e per il blocco degli elementi cellulari che fanno parte del cosiddetto sistema reticolo-istiocitario. Nota preliminare, in L’Ateneo parmense, V [1933], pp. 152-163), le ricerche antropometriche e costituzionalistiche condotte a Parma come approfondimento dei temi dibattuti al congresso internazionale per lo studio dei problemi della popolazione svoltosi a Roma nel 1931 (Ulteriori osservazioni sul tipo morfologico dominante fra i padri appartenenti a famiglie numerose del Comune di Parmaibid., IV [1932], pp. 65-116; Osservazioni su eventuali rapporti tra fertilità della donna ed ampiezza dei diametri bitrocanterico e bisacromialeibid., pp. 357-379; Ulteriori osservazioni sui tipi morfologici dominanti fra le madri appartenenti a famiglie numerose del Comune di Parmaibid., V [1933], pp. 1-64; La influenza delle parti molli nella determinazione del tipo morfologico col metodo del Violaibid., VI [1934], pp. 395-401), alcune osservazioni nel campo della microbiologia e della patologia infettiva (Ricerche sull’azione che la luce solare ed alcune sostanze fotodinamiche spiegano sul bacillo della febbre tifoide in rapporto ad alcune delle comuni modalità sperimentali, in Boll. dell’Ist. sieroterapico milanese, XX [1936], pp. 709-728; Osservazioni e richiami sul significato dei corpi di Guarnieri e sulla loro importanza nella diagnosi del vaiolo e del vaccino, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XIV [1939], pp. 346-348; Guarnierische Körperchen, Kuhpockelementar Körperchen und biologische Diagnose der Pocken, in Zentralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten. Abt. I, 1939, vol. 145, pp. 54-61; Saggio di tecnica per l’esame batterioscopico del materiale difterico e per l’isolamento del b. di Löffler (con dimostrazione di preparati e di culture), in Boll. della Soc. medico chirurgica di Pisa, X [1942], pp. 5-15).

Membro di numerose società e accademie medico-scientifiche italiane e straniere, il M. nel 1923 fu presidente dell’Accademia delle scienze mediche e naturali di Ferrara. Ebbe riconoscimenti e onorificenze, tra cui quelle di cavaliere e di commendatore della Corona d’Italia. Aderì al partito fascista e divenne console della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, della quale fece parte dal 1928.

Il M. morì a Pisa, insieme con la moglie Olga Lucchesini, nel pesante bombardamento aereo che il 31 agosto 1943 devastò parte della città.

Fonte: Treccani

 


 

1942
9 dicembre
  • II Prof. Alberto Marassini viene nominato Presidente della C.R.I. di Pisa. Resterà in carica fino al 31 agosto 1944.
 
1943
  • Nell'intensificarsi dei bombardamenti e nell'assistenza ai feriti, che ben presto iniziano ad affluire numerosi presso gli ospedali pisani, il personale della C.R.l. Militare e delle Infermiere Volontarie presta servizio con la massima dedizione e sacrificio.
31 agosto
  • I volontari della C.R.l. di Bagni di Casciana, Fauglia e Pontedera, avuta notizia del bombardamento a Pisa accorrono per partecipare con i colleghi pisani al soccorso dei feriti.
8 settembre
  • Armistizio tra il Governo Italiano e gli Anglo-Americani. Inizia la guerra di liberazione; alcune Il.VV. di Pisa, che per servizio si trovano nell'Italia meridionale, operano presso le sottoelencate strutture:
    • Ospedale da Campo n.429 del Gruppo di Combattimento "Cremona", zona di operazioni dell 8^ Armata Britannica;
    • Ospedale da Campo n. 866, Gruppo di Combattimento "Folgore", zona di operazioni dell'8^ Armata Britannica.
 
1944
18 gennaio
  • Durante il bombardamento aereo in Pisa, viene colpito l'Ospedale C.R.l. San Michele, tra le vittime il C.le Infermiere C.R.l. Renato Bolognini.
11 agosto
  • L' I.V. Gereschi Livia della C.R.I. di Pisa, viene seviziata e uccisa dai soldati tedeschi per aver cercato di sottrarre dei civili durante il rastrellamento a Molina di Quosa (PI) a seguito del quale avviene un eccidio con 69 vittime.
    Viene insignita dalla C.R.I. con Medaglia d'Argento al Merito con Palma alla memoria.
2 settembre
  • Ore 09.00, gli alleati entrano in Pisa

 


 

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

pardi francesco
Foto tratta da un immagine concessa dalla famiglia
 
 
Prof. Pardi Francesco
Presidente:
dal luglio 1917* al 1925
dal 13 giugno 1940 al 9 dicembre 1942
 
 
Biografia 
 
Figlio di Ulisse e Agatina Magi, nato a Trujillo (Venezuela) il 6 aprile 1869.
Sposato con Alvida de' Conti Bonanni
Padre del noto etologo Leo Pardi e il nonno del senatore Pancho Pardi.

Profilo storico della Croce Rossa Italiana
Prof. Dott. Francesco PARDI
Presidente del Comitato di Sezione di Pisa.
“Medaglia d’argento al merito della Croce Rossa Italiana, 1915-1918”.

Nacque a Trujillo, regione andina del Venezuela, il 6 aprile 1869, figlio di Ulisse, facoltoso commerciante, e Agatina Magi, elbani ambedue. Ancora fanciullo a causa dell’isolamento di quella piccola località Venezuela che impediva, al piccolo Francesco, di ricevere una regolare istruzione scolastica ed un educazione formativa, la famiglia Pardi decise di rientrare in Italia. Si stabilirono inizialmente a Sant’Ilario in Campo nell’Isola d’Elba, poi, ad 11 anni, Francesco venne inviato per gli studi al Collegio San Giorgio di Livorno dove seppe riguadagnare il tempo perduto, rinunziando spontaneamente ad ogni vacanza, e nel 1887 lasciava il Liceo con una splendida votazione iscrivendosi, diciottenne, al primo anno di Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. Laureato in medicina e chirurgia alla R. Università di Pisa, il 13/7/1894, nel 1897 iniziò la sua brillante carriera accademica come Assistente nell’Istituto di Igiene della stessa Università, dopo avere prestato servizio militare come soldato semplice. Sposò Alvida de’ conti Bonanni.

Non vi sono date certe che risalgano alla sua iscrizione in Croce Rossa Italiana, di certo sappiamo che la madre Agatina compare spesso, con il cognome da spostata Pardi, tra le attive e solerti volontarie, Dame della Croce Rossa di Pisa, già nella notizie storiche del Sottocomitato di sezione.

Le prime testimonianze su Francesco Pardi in Croce Rossa risalgono al 1912, nel Consiglio Direttivo del Comitato di sezione di Pisa, durante la presidenza del Prof. Giuseppe Tusini, professore ordinario di Clinica chirurgica e medicina operatoria dell’Università di Pisa, ma quando nuovi e più prestigiosi impegni accademici, all’università di Modena e Parma, portarono il Prof. Tusini a trasferirsi, con l’eccezione di rare visite a Pisa, la sua carica diventò del tutto nominale. Il 28 luglio 1914, scoppiò la guerra in Europa e, mentre il conflitto si allargava rapidamente, una Circolare Riservata: la n. 447 del 15 novembre 1914 del Presidente del Comitato Centrale C.R.I. di Roma, comunicava, anche a Pisa, direttive per l’organizzazione dell’azione di Croce Rossa in previsione della guerra, otre a suggerimenti da seguire nell’impianto e funzionamento di Ospedali Territoriali per il soccorso di soldati feriti e malati nella probabile imminente entrata in guerra dell’Italia: anche se in quel momento non si sapeva bene contro o con chi l’Italia sarebbe entrata in guerra, si rese necessario che la Croce Rossa Italiana fosse preparata.

La C.R.I. di Pisa, in preparazione per tali esigenze, prese accordi con il Comitato dell’VIII Circoscrizione di Firenze ed affiancò al Prof. Tusini, rimasto nominalmente in carica, il Prof. Francesco Pardi, docente di anatomia umana normale e anatomia topografica dell’Università di Pisa. Il Pardi da membro del Consiglio assunse il ruolo di Presidente ad interim e da quel momento si dimostrò sempre un abile Presidente, guidando il Comitato di sezione di Pisa in tutte le vicissitudini e circostanze, dove non mancarono difficoltà e coraggio, durante la Grande Guerra.

Sotto la guida del Prof. Pardi, ai primi del 1915, la CRI di Pisa fu in grado di rispondere alla ricognizione effettuata su tutto il territorio nazionale, relazionando a Roma ed a Firenze, sull’attivazione dei programmi, dei servizi ed impieghi nel tempo di pace sul proprio territorio; sulla situazione numerica dei soci attivi, quelli impiegati già nell’attività dell’associazione e quelli arruolati e “messi a disposizione”; la situazione patrimoniale suddivisa tra le risorse per il tempo di guerra e quelle per il tempo di pace. Tale ricognizione rese agevole al Prof. Pardi, ed al Consiglio Direttivo, delineare, dalla strategia generale, una precisa linea d’azione sul territorio e, con l’idea di migliorare la preparazione e la capacità operativa, fu avviato a Pisa il 25 aprile 1915 il 2° Corso per la formazione di Allieve Infermiere Volontarie della C.R.I..

Allo scopo di suscitare nuove adesioni, ad inizio maggio, fu presa l’iniziativa di distribuire volantini, ed affiggere qualche manifesto, di un testo predisposto dal Comitato Centrale di Roma, il cui titolo si rivolse al pubblico con una semplice domanda: «Che cosa è la Croce Rossa?»; da quel momento il Prof. Pardi perseguì sempre l’obiettivo di una crescita numerica, e qualitativa, della Croce Rossa sul territorio, ma l’entrata in guerra dell’Italia il 24/5/1915, e la mobilitazione generale, rese necessario dirottare le forze per rispondere agli impegni di soccorso derivanti dal conflitto; nonostante ciò non fu mai tralasciato ogni possibile sforzo verso nuove iscrizioni ed arruolamenti volontari e la Croce Rossa a Pisa, spronata dal Prof. Pardi, continuò a crescere.

Per soccorrere i soldati feriti e malati di guerra che sarebbero stati sgomberati dal fronte la CRI di Pisa tentò inizialmente il potenziamento di un ex Ospedale Territoriale da 120 posti letto, impiantato già in passato e per precedenti esigenze di guerra, nei locali di quello che fù un antico Spedale, nell’ex convento soppresso di San Giovannino, dell’Ordine dei Camaldolesi, ubicato nel quartiere San Zeno a Pisa. Nonostante l’impegno la struttura non riusciva a superare una capienza di 80 posti, poiché, rispetto al passato, si doveva ora tenere conto dell’aumentato fabbisogno di spazi e locali per le nuove dotazioni chirurgiche e diagnostiche necessarie ad un Ospedale “moderno”: così questa struttura venne utilizzata come Istituto di Rieducazione per i soldati mutilati a Pisa.

La scelta, alla fine, cadde sui locali del Ricovero Ospizio Marino di Bocca d’Arno, a Marina di Pisa, già ricovero per anziani e, prima ancora, istituto per la cura della scrofola che affliggeva poveri e bambini nell’Ottocento. Il Ricovero venne trasferito in altri locali, sempre a Marina di Pisa, ed il suo stabile affidato alla Croce Rossa per impiantare l’Ospedale militare territoriale ed allestire 160 posti letto per il ricovero dei soldati feriti evacuati dal fronte. Il Presidente ad interim Prof. Francesco Pardi, cooperato ed aiutato da altri, tra cui il Prof. Cesaris-Demel designato come Direttore comandante di quell’Unità territoriale in approntamento, trasformò la struttura in un ospedale completo ad alta specializzazione chirurgica. La struttura fu collegata alla rete telefonica ed era a poca distanza dalla linea ferroviaria, tranvia a vapore extra cittadina, che da Pisa portava a Marina di Pisa.

L’Ospedale militare territoriale C.R.I. di Marina di Pisa entrò in funzione il 28/7/1915, insieme ad un Ospedalino militare a Migliarino Pisano, all’interno dell’omonima tenuta di proprietà del Duca Antonio Salviati, con iniziali 40 posti letto, che nonostante la distanza tra le due strutture fu un reparto degenza, per i casi meno gravi, e reparto convalescenza, per i soldati feriti ormai in via di guarigione. Le due strutture vennero affidate sotto unica direzione e comando del Maggiore medico C.R.I. Prof. Antonio Cesaris-Demel.

Sotto la guida del Prof. Pardi e della contessa Sofia Franceschi-Biccherai, il Comitato di sezione di Pisa attivò, dal luglio 1915, nella sede di via Borgo Stretto a fianco la chiesa di S. Michele in Borgo, al Ponte di mezzo, l’ufficio, distaccato dall’ VIII Circoscrizione di Firenze, per il soccorso agli italiani prigionieri di guerra, aperto al pubblico nei giorni feriali dalle ore 9 alle 12 e dalle 14.30 alle 17, per tutta la durata della guerra e che svolse: il servizio corrispondenza tra le famiglie ed i prigionieri, l’invio dei pacchi misti di conforto ai soldati italiani nei campi di prigionia, la riconsegna degli effetti personali alle famiglie dei soldati caduti al fronte e degli italiani prigionieri deceduti, l’autenticazione di atti e pratiche legali per le famiglie dei prigionieri e per gli stessi. A ciò si aggiunse, nel 1918, il servizio per il pane ai prigionieri. Questi servizi furono attivi e funzionarono a Pisa per tutta la durata della grande guerra.

Altro importante impegno per il Pardi fu l’organizzazione logistica delle dotazioni e gli equipaggiamenti delle Unità mobili della Croce Rossa Italiana, destinate per il tempo di guerra alla zona del fronte, al seguito dell’Esercito operante, che si trovavano ubicate presso i magazzini dei Comitati di sezione. Alla C.R.I. di Pisa erano affidate due Unità mobili di cui essa stessa aveva curato l’acquisto e la dotazione degli equipaggiamenti e si era addossata il compito di provvedere alla custodia ed alla manutenzione attraverso l’addestramento periodico dei volontari. Queste due unità furono: L’Ospedale da guerra N.50 e l’Ambulanza da montagna N.85. L’Ospedale da guerra N.50 partì via ferrovia con i propri uomini da Pisa per Brescia, dove rimase per qualche tempo in approntamento, fino a giovedì 25 novembre 1915, quando ricevette l’ordine di raggiungere la sua destinazione a ridosso della zona del fronte per unirsi alla II armata. Il Comandante, Capitano dott. Angelo Cameo, inviò un telegramma alla C.R.I. di Pisa dove trasmise a nome di tutti gli appartenenti al reparto gli affettuosi e memori saluti per le loro famiglie e per il Presidente prof. Francesco Pardi. Anche l’Ambulanza da montagna n. 85, partì a distanza di pochi giorni dall’Ospedale da guerra, anch’essa composta con soci volontari della CRI di Pisa. Questa fu un’Unità che andò persa durante la disfatta di Caporetto nel 1917 ma, nel corso della guerra e fino ad allora, si distinse al fronte, ottenendo encomi, benemerenze e medaglie, riportati negli Ordini del giorno del Delegato Generale della Croce Rossa presso il Regio Esercito Italiano.

A luglio 1915 entrò in funzione a Pisa il servizio di trasporto territoriale per i soldati malati e feriti con automobili, ambulanze, carri per malati, lettighe a ruote e barelle a mano, per essere trasferiti dalle stazioni di arrivo dei treni ospedale agli ospedali di ricovero definitivo. Le ambulanze ippotrainate e i carri adibiti a trasporto malati, nonché le barelle a ruote o “cannoncini di volata”, per essere utilizzati, dovevano partire dalle sedi delle Associazioni Federate di Assistenza Pubblica e dalla C.R.I. con un largo anticipo che non era sempre agevole organizzare e programmare con puntualità: i tempi della guerra, da come la si era conosciuta fino ad allora, erano notevolmente cambiati. Il Presidente Pardi, consapevole della scarsità iniziale dei mezzi a motore, rivolse un caloroso appello a tutti i proprietari delle poche automobili a quei tempi in circolazione, perché, «a turno, queste venissero messe a disposizione della Croce Rossa per i molteplici servizi inerenti agli Ospedali Territoriali». All’appello i pisani risposero con larga e generosa adesione e, con questa prima improvvisata flotta di mezzi a motore, iniziò il servizio trasporto territoriale malati e feriti per la provincia di Pisa: fu un autoparco variegato ma efficiente. Alla Direzione del servizio, posto sotto l’Autorità Militare, fu nominato il Colonnello Medico nella riserva del R. Esercito Dott. Riccardo Gattai, l’organizzazione coordinata dalla Croce Rossa fu personalmente curata dal Pardi e dal suo vicepresidente, il dott. Ercole Ferrari.

Il 22 Agosto 1915 entrò in funzione il Posto di ristoro della Croce Rossa alla stazione centrale di Pisa, «nel medesimo locale ove è ubicato il posto di soccorso, nella nostra stazione centrale, funziona regolarmente anche il posto di ristoro». Di natura logistica il Posto di ristoro fu finalizzato alla somministrazione di generi di conforto ai soldati in viaggio che attendevano in stazione. Operò 24 ore su 24, tutti i giorni e per tutta la durata della guerra. Il Prof. Pardi, per venire incontro al desiderio delle volontarie Dame della C.R.I. che a turno garantirono il servizio, ottenne il permesso affinché dal Posto di Soccorso ferroviario N.2 di Porta Nuova a Pisa, là dislocato ai fini di sanità militare, un piccolo distaccamento operasse alla stazione centrale di Pisa congiuntamente al Posto di ristoro.

Non fu tutto facile al Prof. Pardi che si trovò ad affrontare anche inaspettate difficoltà “politiche”, come quando gli Ospedali della CRI e dell’Arcivescovato, appena ultimati, iniziarono la loro attività a pieno regime e nel dicembre 1915 risultarono 75 soldati feriti ricoverati nel Palazzo Arcivescovile e 186 ricoverati all’Ospedale Territoriale a Marina di Pisa ed all’Ospedalino militare a Migliarino. I grandi numeri previsti nei ricoveri, circa 2300 posti, dai RR. Spedali Riuniti di Santa Chiara e le sue succursali non funzionarono. Allo scoppio della guerra i RR. Spedali Riuniti di Santa Chiara stipularono una convenzione diretta e particolare con il Ministero della Guerra, questi vennero denominati “Ospedale succursale Pisa” in quanto succursale dell’Ospedale Militare di Livorno; il basso numero dei ricoveri di soldati feriti indusse il presidente del Santa Chiara, On.le Arnaldo Dello Sbarba, ad intervenire sulle autorità competenti con incessanti lettere a ministeri, autorità militari, politici ed interviste sui giornali sollecitando l’invio diretto e numeroso dei feriti e segnalando una disuguale distribuzione dei feriti e malati portati a Pisa; Dello Sbarba si opponeva inoltre all’approntamento già in corso di un ulteriore Ospedale presso il Seminario Diocesano: a suo avviso le Autorità Sanitarie Militari privilegiavano gli Ospedali della Croce Rossa Italiana a Marina di Pisa e Migliarino, e nel Palazzo Arcivescovile, a discapito dei quattro Ospedali dei RR. Spedali Riuniti. Sembra che il Prof. Pardi fosse ignaro delle sottili e, neanche tanto, velate insinuazioni che l’On. Dello Sbarba riversava sulla Croce Rossa, ma tale eco non mancò di giungere fino a Roma, al Presidente Generale della CRI, il senatore Gian Giacomo Cavazzi conte Della Somaglia. Il 9 marzo 1916 il Presidente Generale, con poco preavviso, venne a Pisa atteso alla stazione centrale dal Prof. Pardi. Insieme si recarono in visita all’Ospedale di Marina di Pisa, dove il conte Della Somaglia fu accolto dal Direttore comandante, Maggiore Medico Prof. Antonio Cesaris-Demel. Nonostante la dinamica improvvisa degli eventi la visita andò più che bene, il Conte della Somaglia, congratulandosi con il Direttore dell’Ospedale, trovò tutto in ordine: buona disposizione delle attrezzature, igiene completa, servizio inappuntabile ed una amabilità verso i soldati da parte di ognuno che rendeva meno dolorose le sofferenze ai feriti. Definì l’Unità un Ospedale modello ed espresse la sua più viva soddisfazione al Presidente Prof. Pardi, al Maggiore medico Prof. Cesaris-Demel, all’Ispettrice delle II.VV. Clarice Pierini e alle sue compagne, ai bravi militi della CRI ed al personale medico. Il Conte apprezzò il Prof. Pardi per l’attività svolta esprimendogli la sua piena fiducia: il Presidente Generale della C.R.I., per lo Statuto del 1911, era la diretta emanazione di S.M. il Re, la sua fiducia era “la fiducia del Re” fugando così qualsiasi possibile insinuazione e confermando il Professore nel suo incarico. Non vi furono altre conseguenze, ma il Prof. Pardi, durante la guerra e fino alla primavera 1918, a scanso di malintesi o spiacevoli confronti, evitò qualsiasi incontro, riunione o cerimonia dove presenziava anche il Presidente dei RR. Spedali Riuniti di Santa Chiara.

Nel corso della grande guerra non venne mai meno a Pisa la divulgazione dei principi umanitari e dell’opera della Croce Rossa, impegno mai tralasciato, e per questo si deve ringraziare l’attività di proselitismo, costantemente spronata dal Prof. Pardi, portata avanti dagli stessi soci della CRI, da molti insegnanti e con l’aiuto della stampa dell’epoca.

Il 13 agosto 1916, le iscrizioni a socio della C.R.I. a Pisa raggiunsero 1.100 elementi per i soci temporanei e 85 per i soci perpetui. All’inizio del 1915 i soci temporanei erano 360 ed i soci perpetui 18. Fu un buon progresso anche sé il Prof. Pardi non si ritenne soddisfatto, infatti in base ai dati forniti dal Comitato Centrale in Roma alla VIII Circoscrizione di Firenze, da cui dipendeva Pisa, le debite proporzioni davano a Pisa un aspettativa di ben oltre 2.000 soci. Il Prof. Pardi continuò a spronare tutti, soci e collaboratori, per superare quello che egli definì un «assenteismo vergognoso», dispose l’apertura dell’ufficio in Borgo Stretto anche nei giorni festivi, dalle 9 alle 12, ed il numero d’ iscrizioni a Pisa continuò a crescere.

Per sostenere e finanziare le attività della C.R.I. a Pisa la trasparenza e la serietà contraddistinsero la gestione nella raccolta dei fondi necessari durante la guerra: la fiducia delle persone verso il Comitato di sezione di Pisa fu un interesse primario e, con pubblicazioni a mezzo stampa, venne data contezza fino al centesimo, con trasparente e puntuale semplicità, anche quando si trattò di donatori anonimi e di cifre veramente minime. Nel rapporto con i numerosi “Comitati di assistenza e beneficenza”, che nacquero durante la grande guerra, la Croce Rossa a Pisa mantenne un atteggiamento neutrale ed aperto verso tutti, ma tenne ben saldi i valori ed i principi della sua missione umanitaria; non mancarono prudenti interazioni e collaborazioni con chi si occupò di mutilati, di vedove, di orfani, famiglie bisognose. Al contrario la C.R.I. a Pisa non si legò mai con chi, per rafforzare le ragioni della propria opera, fece uso ideologico della retorica inneggiante alla guerra, cosa che strideva con i principi dell’impegno umanitario. Su tali questioni il Presidente Pardi ed il Consiglio Direttivo vigilarono con rigidità militaresca.

Ottimi furono i rapporti con le scuole, ed il patronato scolastico, verso le quali la C.R.I. di Pisa aveva la massima attenzione al fine di divulgare e seminare i valori di Croce Rossa tra le nuove generazioni. In occasione della “fiera nei locali delle Scuole Nicola Pisano” di Via San Frediano, il 17 e 24 giugno 1917, organizzata dagli stessi alunni e dai loro insegnanti, la giornata del 24 si svolse alla presenza dell’intero Consiglio Direttivo della C.R.I. ed il Prof. Pardi, salutando i bambini, alla presenza della cittadinanza intervenuta numerosa, parlò loro della Croce Rossa e della sua attività con i giovani e le scuole, in modo semplice, cordiale e paterno. L’incontro ebbe grande successo, rallegrato da cori patriottici e dall’intervento della banda del presidio militare.

Il Presidente Pardi si dimostrò sempre un abile oratore e, in ogni occasione, non mancò mai di tenere conferenze pubbliche alla cittadinanza sulle attività e la missione della Croce Rossa Italiana, ricorderemo, tra le tante innumerevoli, la conferenza tenuta domenica 18 febbraio 1917 al Teatro Diletto Rossi, in Piazza San Nicola a Pisa, che fu molto partecipata: il teatro era pieno ed il sunto di quella relazione pubblicata dalla stampa.
Il 10 febbraio 1917 il Prof. Francesco Pardi venne “confermato” dal Comitato Centrale CRI di Roma nel pieno della carica di Presidente del Comitato di sezione di Pisa, anche se il decreto di nomina venne trasmesso poi nel luglio 1917. Conferma o nomina per il Prof. Pardi non cambiò nulla, come presidente ad interim aveva fino ad allora affrontato tutti gli impegni e le difficoltà con animo generoso e con slancio, «con il solito piglio del bersagliere Pardi»: così sovente venne affettuosamente appellato dalle autorità pisane e nell’ambiente universitario, non per appartenenza a quel glorioso corpo ma per il suo modo, veloce ed efficace, con il quale affrontò ogni ostacolo e trovò soluzioni alle necessità.

Dopo la disfatta di Caporetto, l’entrata in guerra contro l’Austria degli Stati Uniti d’America e l’arrivo dei profughi dal Veneto nella provincia di Pisa, il Prof. Pardi intrattenne rapporti con il Dipartimento per gli affari civili della Missione in Italia della Croce Rossa Americana che aveva istituito un Sotto Distretto a Pisa: Accolse a Pisa, il 14/4/1918, insieme ad altre autorità, il cav. Carlo M. Girard, ispettore della Croce Rossa Americana, accompagnandolo in visita: all’istituto per la rieducazione dei soldati mutilati a San Zeno, al Ricreatorio Italia, una delle opere realizzate dalla Missione in Italia della Croce Rossa Americana, che assisteva le famiglie bisognose pisane dei combattenti. All’Ospedale di Marina di Pisa ricevuto dal Ten. Colonnello Prof. Antonio Cesaris-Demel e dai suoi ufficiali e sempre a Marina di Pisa in visita all’installazione delle cucine economiche che la Croce Rossa Americana aveva là dispiegato per il servizio ai profughi.

Il Delegato da cui dipendevano attività e progetti realizzati nel Sotto Distretto di Pisa dal Dipartimento Affari Civili della Missione in Italia della Croce Rossa Americana fu il Capitano “Engineer” Francisco Mauro, dell’U.S. - Red Cross Military Service Corp, che non mancò mai di tenere informato il Presidente Pardi delle attività svolte e dei progressi nei progetti, anche se la consorella americana aveva facoltà di operare in piena autonomia.
La Croce Rossa Americana portò avanti a Pisa un progetto per costruzioni abitative, denominato Borgo Veneziano, al fine di ospitare i profughi collocati nella Tenuta di Tombolo a Tirrenia, circa 2000 persone; ma dopo la guerra le abitazioni sarebbero state cedute al Comune di Pisa in modo che, andati via i profughi, venissero assegnate ai mutilati di guerra, alle vedove ed agli orfani dei caduti. il 1° maggio 1918 vi fu la cerimonia di consegna del terreno, dove venne inaugurato, congiuntamente, il cantiere dal: Maggiore Chester Aldrich, Capo Dipartimento Affari Civili della Missione in Italia della Croce Rossa Americana, dal Prefetto di Pisa dott. Gaspare Focaccetti e dal Prof. Francesco Pardi presidente della C.R.I. di Pisa.

Nel marzo 1918 un picco nei ricoveri all’Ospedale dei RR. Spedali della Certosa di Calci, riconvertito per il ricovero di prigionieri austro ungarici feriti e malati, implicò il ricovero al Santa Chiara a Pisa negli stessi locali, già sovraffollati, degli stessi prigionieri con i feriti del R. Esercito, oltre che un continuo passaggio nelle vie più centrali della città dei prigionieri tra cui si riscontrarono dei tubercolotici. Calci e Pisa, allarmate per il possibile diffondersi della tubercolosi, come purtroppo poi avvenne, fecero di tutto affinché fosse sospeso l’invio dei tubercolotici che giungevano dai campi di prigionia da più parti d’Italia. Il 24 luglio 1918 ne giunsero 29 da Palermo gravemente affetti dalla malattia e si registrò nell’Ospedale della Certosa di Calci un aumento esponenziale delle morti sia per tubercolosi che per malattie correlate, facendo grande impressione la notizia della morte, per le stesse cause, di una delle suore che lì assistevano i malati. Pisa percepì la reale gravità del contagio e la popolazione ne fu fortemente spaventata. il Prof. Pardi intervenne annunciando pubblicamente che, con una sottoscrizione per l’assistenza ai “militari tubercolotici”, il Comitato pisano della Croce Rossa intendeva iniziare la lotta contro questa malattia. L’intervento voluto dalla C.R.I. e concordato con le autorità rassicurò la popolazione allarmata attraverso la voce della benemerita istituzione, fortemente amata e rispettata da tutti, ed effettivamente con i suoi “buoni uffici” la Croce Rossa permise la realizzazione di importanti incontri di studio a Pisa che abbozzarono realmente il piano di intervento a tutela della salute pubblica, coinvolgendo istituzioni che a quel tempo non erano affatto coordinate tra loro. Fu un programma meritorio che per il Prof. Pardi ben valeva la pena di intraprendere a salvaguardia della popolazione, affiancando la Croce Rossa in ausilio delle autorità e dei diversi enti preposti che avevano a che fare, ognuno per aspetti diversi, con la lotta contro questa malattia e le epidemie in genere.

La vittoria del 4 novembre 1918 destò a Pisa, come del resto in tutta Italia, grande commozione. Il 10 novembre nell’affollatissimo Duomo di Pisa “Alla Primaziale” si celebrò un solenne Te Deum, vi parteciparono tutti i dirigenti della C.R.I. di Pisa e gli ufficiali della C.R.I. con alla testa il Presidente Prof. Pardi. Il Cardinale Pietro Maffi tenne in quell’occasione il suo “discorso sulla vittoria”, alla presenza della Regina Elena e dei Principi.

La tranquillità dopo la vittoria durò poco: mercoledì 14/1/1919 una spaventosa piena dell’Arno risparmiava Pisa ma provocava gravissimi disastri nelle campagne. Il Prof. Pardi con il Comitato pisano della Croce Rossa si attivò ed il 19/1 erano state distribuite alle famiglie colpite: casse di latte condensato, zoccoli, camicie, farsetti a maglia, pantaloni, giubbe, gabbanelle, fazzoletti, calze, utensili da cucina e disinfettanti; una buona quantità di questo materiale di soccorso venne prontamente ceduto alla C.R.I. dalla consorella C.R. Americana. Su incarico della Prefettura la CRI aveva anche distribuito 100 pagliericci e rotoli di fasce per i bambini.

il 29 giugno 1919 vi fu un terremoto nel Mugello: la C.R.I. di Pisa inviò solo pochi aiuti in viveri, vestiario e denaro, ciò perché la Croce Rossa a Pisa venne ridimensionata e passata sotto la diretta giurisdizione del Comitato di sezione di Livorno, divenendo di fatto “delegazione” sotto tale giurisdizione. Il Prof. Francesco Pardi fu sostituito da un incaricato nominato da Livorno e ritornò nel pieno della sua attività di docente universitario e di medico, ma dopo poco tempo fu pregato perché assumesse l’incarico di Presidente della nuova struttura, ora divenuta Comitato comunale - locale di Pisa della C.R.I., ed alla fine accettò il 1 marzo 1920. La stampa riferì che il Pardi riprendeva il suo posto alla Croce Rossa, in realtà la posizione era molto cambiata essendo vincolato con limiti nelle iniziative e nello svolgimento dei programmi del tempo di pace su Pisa, perché doveva ora risponderne a Livorno. In più molte energie gli furono sottratte da una crescente ed intensa partecipazione alla vita politica dell’inquieto dopoguerra. Infatti il Prof. Pardi, spronato da più parti, si presentò candidato per i liberali-democratici alle elezioni amministrative per il Consiglio Provinciale e per il Consiglio Comunale di Pisa del 7/11/1920. Venne eletto al primo posto alla Provincia ed al secondo posto al Comune dove si insediò il 29/11/1920 e divenne di seguito Sindaco di Pisa. Assumendo la carica di Sindaco nel 1921 il Pardi lasciava il suo incarico alla Croce Rossa e veniva sostituito dal cav. Dott. Riccardo Gattai.

Al Prof. Pardi come Sindaco sono state intitolate una via a Pisa ed una via a S. Giuliano Terme e conferiti importanti riconoscimenti accademici per la sua attività di studioso e docente, ma certamente assume un valore particolare il conferimento della Medaglia d’argento di benemerenza militare della Croce Rossa, a lui, come al Tenente Colonnello Antonio Cesaris-Demel ed al Maggiore Guido Ferrarini. Mentre per gli ultimi due sono stati rintracciati agli atti gli estremi del brevetto con le motivazioni del conferimento, ciò non è stato possibile per il Prof. Pardi, ma vi sono riscontri più che attendibili, come la nota dell’Annuario dell’Università di Pisa del 1939, in cui viene riportato tra le onorificenze conferite al professore: “Decorato della medaglia d’argento al merito della Croce Rossa Italiana” per il tempo di guerra. La difficoltà nel reperire una documentazione più puntuale potrebbe dipendere proprio dal suo rispetto del principio di umanità e dalla sua corretta e trasparente linea di condotta, come insegnante, medico e uomo; durante il ventennio fascista rimase fedele a questi alti e nobili valori, ed alla sua convinzione liberale e democratica, venendosi senza dubbio a trovare in una posizione sgradita nonostante i rischi di quel tempo. Divenuto tra l’altro Presidente dell’Ospedale Santa Chiara, ebbe di nuovo la nomina a Presidente del, all’ora denominato, Comitato Provinciale di Pisa che in quel momento si trovava in uno stato di completo abbandono; non volle sottrarsi al suo dovere e accettò una nomina fortemente voluta dalle autorità dell’epoca per le necessità di mobilitazione con l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Assunse, per la seconda volta, la carica il 13/6/1940 e la tenne fino alla sua morte avvenuta il 3/12/1942.

Giuseppe A. Cacciatore. 

 

Operato

Nel turbolento scenario del primo conflitto mondiale, il Prof. Francesco Pardi emerge come figura chiave nell'organizzazione e nella gestione della Croce Rossa Italiana (CRI) a Pisa. Nel febbraio del 1917, con la nomina del Prof. Pardi a capo della CRI locale, si avvia un periodo di fervida attività e impegno al servizio della comunità.

Durante il suo mandato, la CRI pisana si distingue per il suo pronto intervento in situazioni di emergenza e calamità. Dall'assistenza alle vittime del terremoto nel Mugello nel 1919 al supporto alle popolazioni colpite dal terremoto della Lunigiana e Garfagnana nel 1920, la CRI di Pisa si dimostra un baluardo di solidarietà e soccorso.

Tuttavia, è durante il periodo bellico che il Prof. Pardi rivela appieno il suo valore e la sua dedizione. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel 1940, la CRI di Pisa, sotto la guida instancabile del Prof. Pardi, intensifica i suoi sforzi nel fornire assistenza medica e protezione alla popolazione.

L'apertura di ospedali militari gestiti dalla CRI, come "La Carità" e "S. Michele", rappresenta solo una parte dell'ampio impegno della CRI pisana nel fronteggiare le sfide della guerra. L'istituzione di servizi di protezione antiaerea e di pronto soccorso, insieme all'assistenza ai prigionieri di guerra e ai feriti provenienti dai vari fronti, sottolinea il ruolo cruciale della CRI sotto la guida determinata del Prof. Pardi.

Le Infermiere Volontarie di Pisa si distinguono per il loro servizio coraggioso e altruista, operando non solo nei teatri di guerra in Albania e Libia, ma anche negli ospedali e campi militari sul territorio nazionale. La presenza costante della CRI nei luoghi dove si concentra il dolore e la sofferenza, unita al sostegno delle istituzioni, come dimostrato dalle visite della Regina Elena e delle Principesse agli ospedali gestiti dalla CRI, evidenzia il riconoscimento e la fiducia nella missione umanitaria della Croce Rossa.

Il Prof. Francesco Pardi, con la sua leadership decisa e il suo impegno instancabile, si conferma come figura di spicco nell'organizzazione della Croce Rossa Italiana a Pisa, incarnando i valori di solidarietà, altruismo e servizio alla comunità in tempi di pace e di guerra.

Roberto Marchetti

 

Bibliografia e fonti di riferimento:
• “Archivio storico CRI di Pisa, raccolta cronache grande guerra” settimanale Il Ponte di Pisa, 1915-1918.
• Vasco Galardi, La Croce rossa. La sua storia cronologica nella provincia di Pisa, Casciana Terme, Tipografia Fracassi, 2001.
• Gioli Antonella, in “L’Ospedale per prigionieri di guerra in Certosa”, in La Certosa di Calci nella Grande Guerra, riuso e tutela tra Pisa e L’Italia, Firenze, Edifir Edizioni, 2015.
• “Convenzione tra la Presidenza della Croce Rossa Italiana e la Federazione Nazionale della Assistenze Pubbliche”, Roma, Spoleto, Prem. Tip. dell’Umbria, 1915.
• Novello M.G., “Dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918” in Il Corpo Militare della C.R.I. nella Grande Guerra, a cura di Calzolari E., Cipolla C., Milano, Angeli, 2021.
• Bertini F., La Croce Rossa Italiana dal 1915 al 1926 attraverso le cronache, in Vanni p., Bertini F. (a cura), La Croce Rossa dalla Grande Guerra al fascismo. Informazione, propaganda arti e società civile (1915-1926), Milano, Franco Angeli, 2020.
• Galazzetto Berti, “L’attività dell’American Red Cross in Italia nella Grande Guerra e nell’immediato dopo grerra” a cura di Lombardi Filippo, L’azione delle società di Croce Rossa Estere in Italia nella Grande Guerra, Franco Angeli, Milano, 2021.
• Lombardi F., in “Gli Ospedali Territoriali della Croce Rossa Italiana nella Grande Guerra”, Milano, Franco Angeli, 2019.
• Biografia ed estratti dal Diario del Prof. Francesco Pardi, in collezione privata della Famiglia Pardi per gentile concessione dell’Ing. Carlo Pardi, nipote, figlio del figlio Ulisse.

 
Opere
Francesco Pardi, La morfologia comparata dei muscoli psoas minor, ilio-psoas e quadratus lumborum, Pisa, Tipografia succ. fratelli Nistri, 1902.
Johannes Sobotta, Atlante e compendio di istologia e anatomia microscopica dell'uomo / del dottor J. Sobotta; prima traduzione italiana del dottor Francesco Pardi, Milano, Società Editrice Libraria, 1903.
Francesco Pardi, Compendio di istologia: dottrina della cellula e dei tessuti, Pisa, Luigi Guidi-Buffarini, 1909.
Francesco Pardi, Contributo allo studio dello sviluppo del grasso nel mesenterio dei mammiferi: nota preliminare, Pisa, F. Mariotti, 1909.
Francesco Pardi, Istologia, Pisa, Vallerini, 1935.
 
Riconoscimenti
Il Comune di Pisa gli ha intitolato una via nel quartiere di Pisanova.
Il Comune di San Giuliano Terme gli ha dedicato una via nella frazione di Campo.
 
Fonte: wikipedia
 
 
 
 
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maracarli carlo

Foto: rielaborazione dall' originale
Fonte UNIPI

 

Dot. Maracarli Carlo

Presidente dal 10 maggio 1939 al 13 giugno 1940

Maracarli Carlo (figlio di “incogniti”), nato a Bagni di San Giuliano (odierna San Giuliano Terme, PI) l’8 agosto 1882; laureato in Giurisprudenza all’Università di Pisa il 10 luglio 1907; nessun incarico universitario a Pisa.

 


 

1939
10 maggio
  • Viene nominato Presidente della C.R.I. di Pisa il Prof. Carlo Maracarli. Resterà in carica fino al 13 giugno 1940.

 


 

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Aldo Marcozzi 1
Foto: rielaborazione dall' originale
Fonte UNIPI

 

Prof. Marcozzi Aldo

Presidente dal 30 settembre 1935 al 10 maggio 1939

 

figlio di Carlo e Teresa Duse, nato a Roma il 13 dicembre 1898. Dopo essersi laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna il 1° luglio 1922 con una tesi dal titolo "Forme anomale di Favus", ha intrapreso una carriera accademica e professionale di rilievo.

Durante la Prima Guerra Mondiale, ha servito come ufficiale medico di complemento, prestando servizio durante il periodo 1915-1918 con il grado di Sergente. Dopo la guerra, nel 1925, è diventato assistente di ruolo presso l'Istituto di Anatomia Umana Normale dell'Università di Padova.

Successivamente, dal 1926 al 1935, ha lavorato come aiuto presso l'Istituto di Clinica Dermosifilopatica dell'Università di Pisa, dove nel 1930 ha ottenuto l'abilitazione alla libera docenza in Clinica Dermosifilopatica. Da quel momento fino al 1944, è stato libero docente di Clinica Dermosifilopatica sempre presso l'Università di Pisa.

Nel corso degli anni '60, emerge che il Prof. Marcozzi ha assunto un ruolo di rilievo come Capo Divisione Sanitario dell'Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell'Infanzia a Roma.

La sua carriera, quindi, ha spaziato tra l'insegnamento accademico e l'impegno pratico nel campo della medicina, con particolare attenzione alla clinica dermatosifilopatica.

 

 


 

1935
30 luglio 
  • II Prof. Aldo Marcozzi viene nominato presidente della C.R.I. di Pisa. Resterà in carica fino al 10 maggio 1939.
3 ottobre
  • L'Italia dichiara guerra all’Etiopia.
 
1936
  • Le II.VV. di Pisa prestano servizio sulle navi ospedale: Aquileia, California, Cesarea, Helouan (poi ribattezzata Gradisca), Tevere, Urania e Vienna, che rimpatriano i feriti dall' A.O.I.
17 luglio
  • Guerra di Spagna tra nazionalisti e repubblicani.
luglio 
  • Le II.VV. di Pisa prestano servizio per l'O.M.S. sulla nave ospedale Gradisca.
13 novembre
  • La C.R.I. di Pisa cede a Bagni di Casciana un'autoambulanza Fiat 515
 
1939
  • Su disposizioni del Comitato Centrale di Roma il personale della C.R.I. di Pisa effettua esercitazioni di protezione civile e difesa sanitaria antiaerea e antigas insieme al personale dell' U.N.P.A.

 


 

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Tusini Giuseppe 2
Foto: rielaborazione foto web
 
 
Gr. Uff. Prof. Tusini Giuseppe 
Presidente dal 1912 al 1917* 
 
 
Biografia
 
Giuseppe Tusini nasce a Sarzana, provincia di La Spezia, l'8 marzo 1866 da Settimo e Cecilia Gianazzi.
Sposato con Lisetta Koristka, ha un figlio Giorgio.
Trasferitosi a Milano aveva la sua residenza in Via Revere, 2.
Aveva un altra sesidenza a Genova in Via Brigata Liguria, 1-11
 
Titoli di studio
Laurea in medicina e chirurgia Conseguiti nel: 1890
Professione
Docente universitario
Altre professioni
Medico Carriera:
Professore ordinario di Patologia speciale chirurgica dimostrativa e direttore del gabinetto alla Università di Pisa (24 marzo 1910)
Professore ordinario di Clinica chirurgica e medicina operatoria e direttore della Clinica alla Università di Modena (20 dicembre 1914)
Professore di Clinica chirurgica e medicina operatoria alla Università di Parma (26 luglio 1917)
Professore di Clinica chirurgica e medicina operatoria alla Università di Genova (18 dicembre 1919)
Preside della Facoltà di medicina e chirurgia alla Università di Genova (15 maggio 1930 - 25 marzo 1936)
Professore emerito alla Università di Genova (8 aprile 1937)
Rettore della Scuola medica da campo "Università castrense"
Cariche amministrative
Consigliere provinciale di Genova
Consigliere provinciale di La Spezia
Cariche e titoli
Membro del Consiglio superiore dell'educazione nazionale
Onorificenze 
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia
Servizi bellici
Periodo: 1915-1918 I guerra mondiale
Mansioni: Colonnello medico
Volontario: SI
Decorazioni
Medaglia d'oro della Croce rossa italiana;
Medaglia d'argento al valore militare;
Croce di guerra;
Medaglia di benemerenza per i volontari di guerra
Commissioni: Membro della Commissione dell'educazione nazionale e della cultura popolare (23 gennaio-23 maggio 1940)
Commemorazione
Per i senatori deceduti successivamente al 17 maggio 1940, data dell'ultima seduta pubblica del Senato del Regno, non fu svolta commemorazione in Assemblea.

Durante tutto il periodo che va dal maggio del 1915 all'ottobre del 1917, responsabile del 2° Gruppo ospedaliero e posto di smistamento di San Giorgio di Nogaro della I armata fu il Tenente Colonnello medico della C.R.I. Giuseppe Tusini. A lui va il merito di aver ideato e fondato l'Università Castrense.

Sulla sua vita e l'opera è stata scritta un'interessante ed esauriente biografia dal professore Pietro Marogna che lo aveva conosciuto personalmente e con il quale aveva collaborato nell'insegnamento nel primo anno dei Corsi di medicina a San Giorgio di Nogaro.

A questo testo per molti aspetti si è fatto riferimento per tracciare le qualità morali, il carattere e la personalità più intima del dottor Tusini.
Il Prof. Giuseppe Tusini nacque a Sarzana (in provincia di La Spezia) l'8 di marzo del 1866; dopo gli studi liceali si iscrisse alla Facoltà di medicina e chirurgia di Genova laureandosi brillantemente nel 1890.
Dopo la laurea divenne assistente effettivo del Prof. Antonio Ceci nella Clinica propedeutica di Genova e, nel 1894, sempre sotto l'egida del Prof. Ceci, ne divenne aiuto nella Clinica chirurgica di Pisa.

Nel 1902, dopo aver dimostrato doti non comuni di ricercatore scientifico e chirurgo audace, venne incaricato dell'insegnamento della Patologia chirurgica nella Regia Università di Pisa e della stessa disciplina divenne titolare di cattedra con pubblico concorso nel 1906, dando così inizio alla sua lunga carriera universitaria "interrotta" solo allo scoppio del Primo conflitto mondiale.

Nel 1914, infatti, venne chiamato a dirigere la Clinica chirurgica di Modena, incarico al quale rinunciò con l'approssimarsi per l'Italia della guerra quando decise di arruolarsi come volontario della Croce Rossa Italiana scegliendo di svolgere la professione di chirurgo tra e per i militari che combattevano al fronte, scelta che lo porterà a proporre al Comando Supremo l'istituzione di una scuola medica da campo per gli studenti di Medicina e Chirurgia al fronte(), scuola della quale verrà nominato direttore nel 1916.

Dopo l'esperienza della Scuola di Medicina e Chirurgia di San Giorgio di Nogaro, il 26 luglio 1917 venne nominato professore di Clinica chirurgica e medicina operatoria all'Università di Parma, incarico che a partire dal 18 dicembre 1919 ricoprirà presso la Clinica chirurgica e medicina operatoria dell'Università di Genova fino al 15 maggio 1930, quando verrà nominato Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia alla Università di Genova.

L'8 aprile 1937, dopo essere andato in quiescenza per raggiunti limiti di età, venne nominato professore emerito dell'Università di Genova.

Diversi furono gli incarichi pubblici ricoperti dal prof. Tusini nel corso della sua vita: oltre alla professione medica, egli fu per molti anni rappresentante de La Spezia nel Consiglio provinciale di Genova, mentre dal 1932 al 1936 fu membro del Consiglio superiore dell'Educazione nazionale.

Venne poi nominato fiduciario dell'Associazione La direzione dell'Università nazionale dei Professori universitari per la Sezione di Genova e membro della Commissione di studio per la
riforma degli studi di Medicina.

Per la sua attività di medico durante la Grande Guerra fu insignito della medaglia d'oro della Croce Rossa Italiana, della Medaglia d'argento al valor militare, della Croce di guerra e della Medaglia di benemerenza per i volontari di guerra.

Il 13 giugno 1939 venne nominato Senatore del Regno, incarico che rivestirà fino alla morte avvenuta a Milano il 22 maggio 1940.

Strettamente connessa alla sua attività di professore universitario, deve essere ricordata la sua prolifica produzione scientifica di articoli e studi, lavori che, per la loro rigorosa applicazione, oltre che per la loro precisione e chiarezza scientifica, lo videro protagonista a vari Congressi di chirurgia nazionali ed internazionali.

Di rilevante importanza anche la sua innovativa attività di chirurgo che lo vide fin dagli inizi della carriera, cominciata presso l' ospedale di Sarzana, contribuire al progresso della chirurgia gastrica è della chirurgia epatica e pancreatica tanto da essere ritenuto uno degli antesignani per quanto riguarda i metodi originali di chirurgia come la cura chirurgica del prolasso del retto, del' amputazione della vulva per carcinoma, di un metodo di plastica del torace per la cura delle fistole susseguenti ad empiema pleurico ed a cisti da echinococco del fegato suppurate.

Non deve essere infine sottaciuto l'aspetto personale ed umano; nei ricordi dei suoi studenti e dei suoi collaboratori il prof. Tusini viene descritto come una persona dinamica, sempre attivo e presente caratterizzato da un'energia fisica e cerebrale al di fuori del comune. Dotato di una forte personalità e di grandi capacità organizzative suscitava nel corso delle sue approfondite lezioni l'ammirazione degli suoi allievi che ne apprezzavano la capacità di sintesi e la chiara logica dei ragionamenti.

Descritto come "uomo, alto, diritto, poderoso, che da ogni gesto esprimeva una rara potenza virile ed intellettuale era un dominatore nato che con gli occhi azzurri vivissimi soggiogava di colpo. Lo sguardo apparentemente duro incuteva riverenza ed anche ammirazione per qualche cosa di misterioso, di magnetico e di singolare che avviluppavano. Era un forte, una salda figura di lottatore che sembrava pronto a scagliarsi su l'avversario o buttarsi nel vortice della lotta, eppure sotto una apparente rudezza palpitava una dolce anima affettiva di fanciullo sempre incline al perdono ed alla pietà, sempre gioioso di dare, di soccorrere, di versare sugli altri il tesoro infinito del suo grande cuore [...]. Nulla di più commovente di questo Uomo taciturno e pensieroso, sempre chiuso nel cilicio dello sforzo indagativo, sempre costretto dal letto di Procuste di una critica ferrea, direi quasi crudele e feroce che spesso gli vietavano o precludevano l'ora della soddisfazione e della conclusione.

Nessuno sforzo era tale da ritenerlo soddisfatto, ed il suo metodo di lavoro non conosceva stanchezza o titubanze aborrendo sempre dalle conclusioni affrettate o dalle apparenze di verità. L' incontentabilità infieriva senza posa nel suo spirito sempre avido di perfezione, sempre assetato dal desiderio di penetrazione del mistero scientifico, raramente disposto a sostare o solo quando il pulito umano e divino parevano a Lui raggiunti.

Ogni pezzo anatomico di autopsia o di operazione erano strumenti di ricerca trovando spesso fati interessanti in elementi che non parevano degni di attenzione o di studio.
Ai suoi allievi insegnò soprattutto l'onestà della ricerca e lo sprezzo delle meschinità che inondano le Scuole italiane senza costrutto e senza serietà".

Sempre aperto all'introduzione di nuovi metodi di ricerca e di studio, non c'è dubbio che solo non comuni qualità personali e professionali consentirono al Prof. Tusini di ideare e successivamente gestire con fermezza e competenza la Scuola di Medicina e Chirurgia di San Giorgio di Nogaro.

Con il forte sostegno del Comando Supremo e l'aiuto della famiglia reale, nelle figure del Duca e della Duchessa di Aosta, il Prof. Tusini riuscì in breve tempo a creare un'istituzione che fu visitata e lodata da numerose commissioni italiane e straniere.

Nel corso della sua permanenza a San Giorgio di Nogaro il prof. Tusini risultò instancabile: la direzione della Scuola, l'insegnamento, gli interventi in sala operatoria, la movimentazione dei feriti furono alcune delle attività che lo impegnavano quotidianamente. A ciò va aggiunto il suo impegno in qualità di ispettore consulente della III Armata, incarico che lo vedeva raggiungere giornalmente gli ospedali militari da campo e i posti di medicazione avanzati dislocati lungo tutta la pianura friulana per prestare la propria opera di medico chirurgo.

Alla chiusura dei corsi di medicina e chirurgia di San Giorgio di Nogaro e soprattutto dopo la rotta di Caporetto, il Prof. Tusini si adoperò per salvare il prezioso materiale scientifico
ella Scuola e per riorganizzare il centro dei feriti cranici e midollari.

Per l'impegno profuso nel corso della Grande Guerra al prof. Tusini fu conferita la medaglia d'argento al valore militare appuntatagli al petto dal Duca di Aosta con la seguente motivazione:
"Dal principio della guerra infaticabilmente sollecito nel prestare l'opera propria di chirurgo anche nei posti più avanzati, incurante di ogni pericolo, si prodigò sempre con generoso ed ardente slancio, riuscendo, oltreché di immediato soccorso ai militari feriti, di esempio ai mille giovani medici che furono suoi allievi nella Università
astrense, e dimostrò costantemente altissimo sentimento del dovere e serenocoraggio".

 

Operato

Giuseppe Tusini, il Professore che ha presieduto la Croce Rossa Italiana (C.R.I.) a Pisa nel 1912, è stato un punto di riferimento durante un periodo cruciale della storia italiana. Durante la sua presidenza, la C.R.I. di Pisa ha compiuto azioni significative, come la risposta al terribile terremoto della Marsica nel 1915, fornendo assistenza vitale sotto forma di coperte, vestiario e viveri alle vittime.

Inoltre, sotto la guida di Tusini, la C.R.I. di Pisa ha implementato importanti iniziative, come l'introduzione dell'Istruzione Parascolastica C.R.I.G. nel 1915, un programma che ha sicuramente avuto un impatto positivo sulla comunità giovanile.

Durante la prima guerra mondiale, la C.R.I. di Pisa ha continuato a svolgere un ruolo cruciale nel fornire assistenza medica e umanitaria. Le II.VV. (Infermiere Volontarie) e gli aiuto infermieri hanno operato su treni ospedale e in vari istituti sanitari, dimostrando un impegno eccezionale. Il lavoro straordinario svolto dalle II.VV. di Pisa è stato riconosciuto con numerose medaglie al merito, confermando l'eccellenza del loro operato.

Clarice Borella in Pierini è stata nominata ispettrice delle II.VV. di Pisa nel 1917, dimostrando il riconoscimento del talento e dell'impegno all'interno dell'organizzazione.

Inoltre, Beatrice Giglioli e Teresa Fiorio, aiuto infermiere della C.R.I. di Pisa, hanno fornito il loro servizio prezioso su un treno ospedale nel 1917, dimostrando l'impegno costante della C.R.I. di Pisa nel fornire assistenza in situazioni di emergenza e di conflitto.

In sintesi, sotto la guida di Giuseppe Tusini, la C.R.I. di Pisa ha svolto un ruolo vitale nel fornire assistenza e supporto durante periodi di crisi e conflitto, dimostrando l'importanza del lavoro umanitario e della dedizione alla comunità.

 

Fonti:
Daniela Baldo, Massimiliano Galasso, Daniele Vianello Studenti al fronte Edizione Il Leggio; Senato della Repubblica - Senatori d' Italia; “La Croce Rossa – La sua storia cronologica nella provincia di Pisa” Tipografia Fracassi, di Casciana Terme nel 2001.
 
Ricerca storica: Roberto Marchetti
 
 
 
 * Il Prof. Tusini, dopo l'esperienza della Scuola di Medicina e Chirurgia di San Giorgio di Nogaro, il 26 luglio 1917 venne nominato professore di Clinica chirurgica e medicina operatoria all'Università di Parma. Assumendo questo incarico, probabilmente lascia la presidenza dell CRI a Pisa. Al suoi posto viene nominato il Prof. Francesco Pardi che resterà in carica fino al 1925.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Siluet
Foto: Dario Bocciardo. rielaborazione di un immagine concessa dalla famiglia 

 

Prof. Bocciardo Dario Adolfo 

Presidente dal 1910 al 1912

consiglieri i signori;
dott. Bertini Luigi
dott. Casaretti Vittorio
dott. Ferrani Ercole
dott. conte Giuli Giuseppe
avv. Garducci Alberto
avv. Angelo Luschi 
cav. Niccolai Giuseppe
cav. Nissim Alessandro
comm. dott. Guglielmo Romiti
Tenente Vaccaneo
 
 
 
Biografia 
 

Il Prof. Dario Bocciardo: Medico, Accademico e Presidente della Croce Rossa

Nel contesto delle elezioni del Presidente e del Consiglio della "Croce Rossa", tenutesi domenica 30 gennaio 1910, emergono figure di spicco che hanno lasciato un'impronta significativa nel panorama sociale e accademico del loro tempo. Tra queste, spicca il Prof. Dario Bocciardo, uomo di medicina e di notevole impegno accademico.

Nato a Genova il 24 febbraio 1872, Bocciardo si distinse fin da giovane per il suo interesse verso le scienze mediche. Dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Pisa il 26 novembre 1902, iniziò la sua carriera come assistente alla Clinica Medica dell'ateneo pisano, ruolo che ricoprì con dedizione dal 1903 al 1913.

La sua passione per la ricerca e l'insegnamento lo portò ad ottenere la nomina a libero docente di Patologia Speciale Medica Dimostrativa presso la stessa università nel 1906, mantenendo tale posizione fino al 1913. Durante questo periodo, Bocciardo dimostrò non solo competenza accademica, ma anche un forte interesse nel supportare l'avanzamento scientifico della sua epoca.

La sua residenza al numero 10 di Lungarno Mediceo fu testimone non solo dei suoi impegni accademici, ma anche del suo coinvolgimento in altri ambiti, incluso quello militare. Infatti, Bocciardo servì come Ufficiale di Complemento di Cavalleria, mostrando così un'impeccabile dedizione al servizio sia nella medicina che nella difesa del proprio Paese.

Tuttavia, la sua figura non si limitò al mondo accademico e militare. Un aspetto affascinante della sua storia è il suo coinvolgimento nella nascente industria tecnologica. Bocciardo fu uno dei sostenitori dei fratelli Guido e Ugo Antoni, i quali svilupparono la prima macchina ad ali battenti, chiamata "Volumano", brevettata nel 1906. Questa collaborazione suggerisce un interesse pionieristico nell'innovazione tecnologica, che va al di là dei confini tradizionali della medicina e dell'accademia.

La sua vita, purtroppo, fu interrotta presumibilmente nel 1919, lasciando dietro di sé un legato di contributi accademici, militari e interessi multidisciplinari. Il Prof. Dario Bocciardo rimane quindi una figura emblematica del suo tempo, che ha influenzato non solo il campo della medicina, ma anche quello della ricerca scientifica e della tecnologia emergente, contribuendo così al progresso della società.

 

Operato

Nel 1910, il Prof. Dario Bocciardo è stato scelto come Presidente della Croce Rossa Italiana di Pisa, un incarico che ha ricoperto con dedizione fino al 1912.
Durante il suo mandato, la C.R.I. ha compiuto passi significativi nel migliorare i servizi sanitari locali. Nel corso dell'anno, è stata acquisita una tenda ospedaliera, seguita dall'istituzione di un corso per infermieri e infermiere a partire dall'agosto.

Nell'estate del 1910, Pontedera è stata colpita da un'epidemia di tifo, che ha richiesto una risposta urgente. La Croce Rossa Italiana di Pisa ha svolto un ruolo fondamentale nell'assistenza alle vittime e nella distribuzione di medicinali per contenere la diffusione della malattia.

Nel 1911, l'Italia è stata coinvolta nella Guerra Italo-Turca per la Libia, un periodo di grande tensione e sacrificio. Durante questo conflitto, la C.R.I. è stata al fianco dei soldati italiani, offrendo supporto medico e umanitario.

Un momento significativo del suo mandato è stato il 7 dicembre 1911, quando la nave "Menphi" ha salpato da Napoli per Tripoli, trasportando la duchessa D'Aosta insieme ad altre crocerossine, tra cui la I.V. Clarice Borella in Pierini di Pisa. Queste donne coraggiose hanno offerto il loro servizio di assistenza ai soldati italiani feriti per tre mesi, dimostrando la generosità e il coraggio della Croce Rossa Italiana di Pisa sotto la guida del Prof. Dario Bocciardo.
 
Roberto Marchetti.

 

Fonte: Fonte: Il giornale di Pisa del 6 febbraio 1910 fascicolo n. 7; 

La Croce Rossa – La sua storia cronologica nella provincia di Pisa” Tipografia Fracassi, di Casciana Terme nel 2001.

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 

Emilio Bartalini

Foto da confermare. Dal web

 

Cav. Magg. Dott. Emilio Bartolini

Presidente dal 1893 al 1909.

 

Biografia

Emilio Bartolini, noto come Cavaliere Maggiore Dottore Emilio Bartolini, è stato una figura di spicco nella storia della Croce Rossa e del servizio pubblico in Italia. Nato in una data non specificata, Bartolini ha lasciato un segno indelebile come presidente della Croce Rossa dal 1893 al 1909.

Il suo ascenso alla presidenza della Croce Rossa è stato caratterizzato da eventi significativi. Nel marzo del 1894, il professor Cavaliere Barduzzi Domenico dimise dalla carica di Presidente, aprendo la strada per l'elezione di Bartolini. Durante un'adunanza del sotto-comitato della Croce Rossa, presieduta dal vicepresidente Professore Emilio Bianchi, Bartolini è stato eletto Presidente, mentre il dottor Ercole Ferrari e Leonardo Nissim sono stati nominati consiglieri.

La sua leadership è stata messa alla prova in momenti critici, come durante il terremoto che ha colpito la Sicilia il 28 gennaio 1908. In quell'occasione, il Tenente Colonnello Medico Emilio Bartolini si è distinto per il suo impegno e la sua dedizione. Come Presidente della locale Sezione della Croce Rossa, Bartolini ha coordinato tempestivamente gli sforzi di soccorso. Non appena ha ricevuto gli ordini di mobilitazione della Sezione pisana, si è attivato prontamente per organizzare e inviare personale e materiale nelle regioni colpite dalla tragedia, come la Sicilia e la Calabria.

La sua gestione durante questa catastrofe nazionale ha attirato elogi e riconoscimenti. Il Mattaccino Corriere Pisano, nel numero 1 dell'anno V edizione del 2-3 gennaio 1909, lo ha definito un "benemerito Presidente", sottolineando la sua grande leadership e la sua efficace risposta alla crisi.

Nonostante le informazioni sulla sua vita siano limitate, l'eredità di Emilio Bartolini come figura chiave nella storia della Croce Rossa e come leader durante momenti critici della storia italiana rimane indelebile. La sua dedizione al servizio pubblico e al benessere degli altri ha lasciato un segno duraturo nella memoria di coloro che hanno beneficiato del suo impegno e della sua generosità.

 

Operato

l'opera di Emilio Bianchi si staglia come un faro di assistenza e cura nel periodo tumultuoso alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX. Come Presidente della Croce Rossa Italiana (C.R.I.) di Pisa, il Cavaliere Maggiore Dottor Emilio Bartalini ha guidato con dedizione e competenza l'organizzazione fino al 1909, navigando attraverso sfide e imprevisti.

Negli anni che vanno dal 1897 al 1909, la C.R.I. di Pisa ha dimostrato una ferma volontà di servire la comunità. Dalle partecipazioni alle manovre dell'VIII Corpo d'Armata, all'acquisto di attrezzature mediche vitali come la tenda di medicazione e l'ambulanza da montagna, l'organizzazione ha sempre risposto con prontezza e impegno alle necessità emergenti.

Il 1907 è stato un anno particolarmente attivo per la sezione femminile della C.R.I. di Pisa, con l'organizzazione di numerose feste di beneficienza e l'istituzione del Corpo Infermiere Volontarie, testimoniando l'importante ruolo delle donne nell'opera di soccorso e assistenza.

Ma è stato nel tragico dicembre del 1908, durante il devastante terremoto di Messina e Calabria, che la C.R.I. di Pisa ha dimostrato il suo valore umanitario. Con il pronto soccorso istituito nella stazione ferroviaria e l'invio tempestivo di aiuti e rifornimenti alle zone colpite, l'organizzazione si è distinta per la sua prontezza d'azione e la solidarietà dimostrata verso i più bisognosi.

Infine, nel 1909, ha preso il via il primo Corso per Infermiere Volontarie presso la C.R.I. di Pisa, segnando un ulteriore passo avanti nell'educazione e nella formazione del personale sanitario volontario.

Attraverso questi anni di sacrificio e impegno, l'opera di Emilio Bianchi e della Croce Rossa Italiana di Pisa ha lasciato un'impronta duratura di umanità e solidarietà nella storia della città e del Paese.

Roberto Marchetti
 
 

Fonte: Il Ponte di Pisa, Anno II Num.10 18 marzo 1894; “La Croce Rossa – La sua storia cronologica nella provincia di Pisa” Tipografia Fracassi, di Casciana Terme nel 2001.

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti

 

 

 

 

 

 

 

 Domenico Barduzzi 1
Foto: wikipedia

 

Prof. Cav. Barduzzi Domenico.

Presidente dal 1889 al 1893

 

Biografia

Domenico Barduzzi nacque il 5 agosto 1847 a Brisighella, in provincia di Ravenna, da Carlo e Angela Tani. Dopo aver completato gli studi classici a Faenza e a Firenze, si iscrisse al corso di medicina presso l'Università di Pisa, dove fu allievo del naturalista P. Sani, noto per la sua posizione antidarwiniana. Barduzzi si laureò con lode nel 1873.

Durante il suo percorso accademico, Barduzzi frequentò le cliniche come allievo e collaboratore di importanti figure mediche dell'epoca, tra cui il dermatologo A. Michelacci e il venereologo P. Pellizzari. Inoltre, lavorò come assistente dell'anatomopatologo G. Pellizzari.

Nel 1875, Barduzzi divenne assistente di P. Landi presso la clinica chirurgica di Pisa, ma mantenne il suo interesse per lo studio della dermo-sifilopatia, pubblicando numerosi lavori in questo campo. Nel 1882 ottenne la docenza all'Università di Modena.

Nel 1881, Barduzzi fu nominato direttore delle Terme di Castrocaro, e nel 1884 si classificò al terzo posto in un concorso per la cattedra di dermosifilopatia presso l'Università di Pisa. Nel 1885 divenne direttore sanitario delle terme di San Giuliano.

Nel 1886 vinse il concorso per la nomina di professore presso la facoltà medica di Siena, ottenendo la cattedra di clinica dermosifilopatica. A Siena, Barduzzi svolse un ruolo attivo, ricoprendo incarichi come rettore dell'Università, assessore per l'igiene e le finanze, prosindaco, direttore della scuola degli infermieri e presidente del Consiglio dei clinicì. Contribuì significativamente alla trasformazione dell'ospedale di Santa Maria della Scala in un policlinico e fondò la scuola libera di agraria. Inoltre, fu presidente dell'Accademia dei fisiocritici per venticinque anni.

Nel 1922, a causa del raggiungimento dei limiti di età, Barduzzi lasciò l'insegnamento, ma il Monte dei Paschi di Siena istituì per lui la cattedra di storia della medicina. Continuò ad occuparsi di questa materia per il resto della sua vita. Domenico Barduzzi morì a Siena il 27 febbraio 1929

Il Barduzzi fu un appassionato cultore della dermo-sifilopatia, dell'idrologia e della storia della medicina. Su questi argomenti egli scrisse numerosi lavori, attendendo a questi studi anche nel breve periodo in cui esercitò la chirurgia nella clinica dip. Landi.

La sua produzione scientifica è vastissima, assommando a non meno di 300 pubblicazioni. In dermatologia e venereologia il Barduzzi pubblicò opere di carattere generale, come: Dermatologia propedeutica,ossia avviamento allo studio delle malattie cutanee,Milano 1882; 
Lezioni sulle malattie veneree,Pisa 1885; Avviamento pratico allo studio della dermatologia,Torino 1888; 
Note di dermatologia e sifilografia,Siena 1888; Nuovi metodi di cura delle malattie della pelle,Milano 1891; 
Lezioni cliniche sulle dermatosi vaiuolose e vacciniche,Napoli 1912.
 
Egli fu anche autore di lavori sperimentali, note cliniche, comunicazioni scientifiche, tra i quali si ricordano: 
Dermatosi della gravidanza,Forfl 1874; 
Sopra un caso di sclerodertnia, in Clinica delle malattie della pelle,Firenze 1876, pp. 199-218; 
Classificazione delle dermatosi e delle sifilidi, Livorno 1883.

Numerose furono anche le pubblicazioni del Barduzzi sulle malattie degli organi genitourinari e, in particolare, sulla venereologia. Egli studiò la patologia e la clinica della sifilide, e di tale malattia sostenne la possibilità di contagio per via ematica. Per la sua opera in tale campo egli può essere considerato uno dei fondatori della moderna dermo-sifilopatia. Dei suoi lavori si ricordano:

Opportunità delle operazioni chirurgiche nella sifilide, Pisa 1879; 
La sifilide ereditaria tardiva,in Collezione italiana di letture sulla medicina,s. 3, Milano 1884, lettura VII, pp. 235-260; 
Sulla sifilide ereditaria,Milano 1887.

In idrologia, il Barduzzi sostenne l'utilità dell'idroterapia condotta sul luogo stesso delle sorgenti, e fu convinto assertore della necessità della vigilanza chimica e batteriologica delle acque. Affermò che l'idroterapia deve essere condotta secondo la conoscenza fisiochimica delle acque. Per le sue numerose pubblicazioni (tra le quali si ricordano: La terapia chirurgica e la terapia idrominerale nelle malattie delle donne,Firenze 1896; Del valore della balneoterapia e specialmente di quella solfòrosa nella sifilide' Siena 1896; Del valore delle cure termali nella sifilide,Siena 1898), per i suoi interventi con comunicazioni e relazioni ai più importanti congressi, contribuì a valorizzare il patrimonio termale italiano.

Cultore anche di storia della medicina, il Barduzzi pubblicò tra l'altro un Manuale di storia della medicina (volumi, Torino 1923-1927).

 

Operato

Domenico Barduzzi ha assunto la carica di presidente del Comitato di Sezione della Croce Rossa Italiana (C.R.I.) di Pisa nel corso del suo mandato, che si estenderà fino al 1893. La sua leadership è stata caratterizzata da un impegno costante nell'assistenza sanitaria e nell'organizzazione delle attività della C.R.I. a livello locale.

Nel maggio del 1889, Barduzzi è stato uno dei presidenti dei Sotto Comitati Regionali, di Sezione e Locali d'Italia convocati al Quirinale su invito di Sua Maestà il Re. Questa riunione testimonia il riconoscimento dell'importanza della Croce Rossa e il ruolo significativo che Barduzzi e gli altri presidenti hanno svolto nel panorama nazionale.

Inoltre, nel giugno dello stesso anno, si è tenuta una conferenza al R. Teatro Ernesto Rossi di Pisa, presieduta dal Vice Presidente della C.R.I. di Pisa, Avv. Prof. Emilio Bianchi. Barduzzi, come presidente del Comitato di Sezione, ha sicuramente partecipato a questo evento, dimostrando il suo interesse e coinvolgimento nel dibattito riguardante il passato e il futuro della Croce Rossa Italiana.

Un altro importante risultato raggiunto durante il mandato di Barduzzi è stata l'installazione di un ospedale territoriale di 120 posti letto presso l'ex convento di S. Giovannino nel 1892, con la direzione del Dott. Enrico Burci. Questo ospedale ha rappresentato un importante punto di riferimento per l'assistenza sanitaria nella provincia di Pisa, contribuendo al benessere e alla cura dei malati e dei feriti.

In sintesi, Domenico Barduzzi ha svolto un ruolo significativo nel promuovere e consolidare le attività della Croce Rossa Italiana a Pisa, attraverso il suo impegno nel coordinamento delle iniziative locali, la partecipazione a eventi nazionali e il sostegno all'espansione dei servizi sanitari nella provincia.

Roberto Marchetti

 

  

Fonte: Treccani; Il Ponte di Pisa, Anno II Num.10 18 marzo 1894; “La Croce Rossa – La sua storia cronologica nella provincia di Pisa” Tipografia Fracassi, di Casciana Terme nel 2001.

 

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 

 

“Ugo Antoni è stato e resterà nella mente e nel cuore di chi ha avuto l’onore e il piacere di conoscerlo, una figura di altezza morale e intellettuale di primissimo piano; un pioniere del volo fra i più illuminati; un anticipatore di teorie che trovano conferma nelle attuali e più progredite applicazioni aerodinamiche; un gentiluomo dal volto sorridente e dal cuore sempre giovane che ispirava confidenza e simpatia a prima vista.”
(Ricordo del gen. B.A. Gabriele Casini, comandante la 46a Aerobrigata Trasporti Medi, in occasione della scomparsa di Ugo Antoni il 15 novembre 1967).

Ugo Antoni 1

Ugo Antoni nacque a Pisa il 26 ottobre 1884 da Giuseppe e Vittoria Libera Fascetti. Trasferitosi in tenera età nella provincia, a Peccioli, dove il padre esercitava la professione di veterinario, il giovane Ugo visse a stretto contatto con la natura e proprio tra queste ridenti colline pisane iniziò ad interessarsi al fenomeno del volo. Aveva appena otto anni, quando dopo una lunga e attenta osservazione dei volatili, si costruì due ali rudimentali di canne e stoffa che si fece legare al torace dalla sorella Clara per buttarsi giù dalla sommità di un grosso fico. Il capitombolo che ne seguì… non lo scoraggiò, anzi proseguì con passione quasi morbosa nei suoi esperimenti, realizzando dei modelli “tutta ala” con i quali fece volare, e questa volta con successo, il suo primo passeggero: un ignaro gattino che aveva legato al centro delle ali.
 Questa prima fase della vita di Ugo Antoni è fondamentale per comprendere le sue successive realizzazioni, tutte ispirate al principio del moto esistente in natura. Ugo analizzò infatti non solo le ali dei pennuti, dei coleotteri e dei pipistrelli, ma anche le pinne dei pesci e perfino le membrane di certi semi che le piante abbandonano al vento per riprodursi molto più lontano. Si rese conto che c’era un legame tra loro, ossia una conformazione che, con le dovute differenze, risolveva la necessità del massimo rendimento con il minimo sforzo da compiere.

2b

Terminato il servizio militare nella Guardia di Finanza a Sondrio, Ugo raggiunse il fratello maggiore Guido a Cagliari dove lavorava come disegnatore presso l’Ufficio Mappe Catastali. Fu assunto anche lui al Catasto e poté così rendere partecipe il fratello dei risultati delle sue lunghe ricerche. Insieme decisero che fosse giunto il momento di passare alla realizzazione pratica.
Appoggiandosi all’officina dell’ing. Cagnoni, costruirono una prima macchina ad ali battenti che battezzarono e brevettarono nel 1906 come “Volumano”. Le prime prove dettero risultati così incoraggianti che decisero non solo di potenziarla – accoppiando alle ali un aerostato fusiforme e successivamente un motore a scoppio – ma addirittura di lasciare l’impiego e di tornare in continente per cercare persone disposte a sostenerli.

3b

Fu quindi scontato il loro ritorno a Pisa, dove era disponibile una rinomata Università presso cui vi erano ancora amici e compagni di studi sia del padre che dello zio. Guido, che aveva maggiore senso pratico di Ugo, si mosse per primo esponendo le loro teorie in Sapienza. I due fratelli trovarono subito l’appoggio del prof. Dario Bocciardo, titolare della cattedra di fisiologia, e di altri esponenti del mondo accademico come il prof. Aducco e l’on. prof. Angelo Battelli, che videro negli studi di Ugo la base di partenza per una serie di realizzazioni pratiche. Lo stesso cardinale Pietro Maffi, da sempre attento a qualsiasi innovazione scientifica, mise a loro disposizione la limonaia dell’Arcivescovado per impiantare una prima officina.
Successivamente ebbero modo di esporre le loro teorie dinanzi al Re, Vittorio Emanuele III, il quale concesse l’uso del Prato degli Escoli nella Tenuta Reale di San Rossore per condurre gli esperimenti sulle ali battenti e, poco più tardi, per costruire e collaudare il loro primo vero aereo. Era il 1907, anno in cui nacque a Pisa la prima società a carattere aeronautico, denominata dapprima Sindacato Nautico Pisano e poi nel 1909 Società di Aviazione Antoni. Ne facevano parte, oltre ai già citati esponenti del mondo accademico, numerosi cittadini che vi avevano investito i loro risparmi.

38b

Punto focale della teoria di Ugo era la constatazione che l’ala degli uccelli, proprio grazie al suo spessore ma soprattutto alla sua elasticità, aveva una capacità portante e propulsiva, sia durante il battito che nel volo librato. Si trattava quindi di riprodurre meccanicamente tale fenomeno sulle ali degli aerei. L’inventore pisano non tralasciò tuttavia alcun aspetto del moto nei fluidi e nel 1908 progettò e costruì presso i Cantieri Gallinari di Livorno un originale modello di sommergibile, munito di pinne battenti come i pesci. Le prove ufficiali si svolsero a Livorno il 14 febbraio 1909 alla presenza di autorità nazionali e straniere con risultati lusinghieri.

4 b

Ma furono soprattutto gli studi sul volo degli uccelli che portarono Ugo Antoni a costruire insieme al fratello un’ala a curvatura e profilo variabili dietro comando meccanico del pilota che venne brevettata in tutte le principali nazioni, Stati Uniti compresi. Tale modello, via via migliorato, conferiva al velivolo una grande stabilità ed una grande sicurezza specie alle basse velocità, consentendo di decollare e atterrare in spazi brevissimi.
Nel maggio del 1910 i due fratelli pisani poterono collaudare così il loro vero primo aereo sul Prato degli Escoli a San Rossore per poi trasferirlo presso l’Aerodromo di Cameri, a Novara, per i collaudi ufficiali. I risultati furono incoraggianti, tanto che la Società di Aviazione Antoni decise di costruire altri velivoli di questo tipo e di dotarsi di un proprio campo di volo con relativa scuola di pilotaggio. Dopo vari sopralluoghi, fu scelta una vasta aerea di prato in località San Giusto in Cannicci, a sud della città di Pisa, dove nel giugno del 1911 sorse quello che sarebbe poi divenuto l’attuale aeroporto di San Giusto. Nel contempo la Società Antoni si trovò nella necessità di impiantare anche una propria officina, la prima di questo tipo realizzata a Pisa, non potendosi più appoggiare ai Cantieri Gallinari a causa del loro fallimento.
Nella nuova officina vennero costruiti i nuovi modelli di velivolo monoposto e biposto, tra cui l’eccellente “Modello 1912”, che consentirono alla scuola di pilotaggio di decollare. Il primo pilota a brevettarsi fu il pisano Armando Jacoponi il 26 agosto 1912, seguito da altri allievi, tutti istruiti dai “maestri aviatori” – come si diceva allora – della Società: Alfredo Cavalieri e Nino Cagliani.

7b

A conferma dell’interesse suscitato da questo originale tipo di velivoli, la Società Antoni ricevette la visita ufficiale del ten.col. Cordero di Montezemolo che, per incarico del Ministero della Guerra, consegnò di persona l’ordine per due monoplani “Modello 1911”. Anche diversi aviatori, reduci dalla Guerra di Libia, si recarono sul campo di San Giusto per provare i monoplani Antoni, rimanendo tutti soddisfatti per le loro eccellenti qualità.
Il”Modello 1912”, in particolare, si rivelò da subito un ottimo velivolo, tanto che i costruttori pisani pensarono di pubblicizzarlo attraverso un’impresa clamorosa che potesse compiere. Dopo aver pensato a vari raid, decisero di farlo volare da Pisa a Bastia in Corsica per tentare di battere il record mondiale di traversata marittima detenuto fin dal 1909 da Louis Blériot con la traversata della Manica. Ci avevano già provato, senza successo, l’americano Mc Curdy con un volo da Key West all’Avana conclusosi con un tonfo in acqua a circa due terzi del percorso, e il francese Edoard Bagué che perse addirittura la vita durante il secondo tentativo di un volo da Nizza alla Corsica.
L’impegnativo incarico della traversata venne così affidato allo spericolato Nino Cagliani, che il 9 ottobre 1912, con un superbo volo di un’ora e 43 minuti, atterrò felicemente a Bastia, polverizzando il precedente primato di Blériot. 

4b

L’impresa ebbe risonanza internazionale e all’aviatore furono riservate trionfali accoglienze anche a Pisa. Non altrettanto ai due costruttori, che furono esclusi da qualsiasi festeggiamento senza ricevere alcun riconoscimento ufficiale, se non quello degli abitanti della borgata di San Giusto che donarono loro una medaglia d’oro a ricordo dell’eccezionale impresa. In pratica, il fronte “anti-Antoni” si era già messo in moto da tempo: a livello societario per estrometterli dalla conduzione dell’impresa e sfruttare commercialmente le loro realizzazioni, e a livello industriale per il pericolo che la diffusione del loro originale modello di ala rappresentava per gli altri costruttori. Prova ne fu la mancata omologazione del raid da parte dell’Aero Club d’Italia, a differenza dell’Aero Club di Francia che prontamente lo omologò, e il fallimento, dopo appena due mesi dal prestigioso raid, della Società di Aviazione Antoni.
Malgrado fino a quel momento i due costruttori pisani avessero potuto vantare una capace officina aeronautica, due ottimi modelli di velivolo immessi sul mercato, sperimentazioni aerodinamiche d’avanguardia ed una scuola di volo dotata di istruttori esperti, senza aiuti governativi la loro impresa non potè durare a lungo.
 La mancanza di acquirenti dei velivoli fu purtroppo una nota costante dell’attività societaria dei due fratelli pisani benché i loro modelli non avessero nulla da invidiare agli altri aerei dell’epoca, anzi, per certe soluzioni erano nettamente superiori.

A questo punto nella travagliata vicenda dei fratelli Antoni si inserì l’armatore genovese Francesco Oneto, che nel 1913 acquistò dal fallimento quanto c’era di utilizzabile della società, affidandone la direzione al più capace Ugo. Venne realizzato il primo velivolo biplano e riaperta la scuola di San Giusto, tentando con dei raid dimostrativi di risvegliare l’interesse da parte delle autorità militari. Degni di nota furono il volo Pisa-Isola d’Elba-Pisa nel 1914 in occasione delle celebrazioni napoleoniche, e il volo Pisa-Genova-Pisa con atterraggio e successivo decollo da una strada del Lido di Albaro.
Purtroppo neanche queste due imprese servirono per far acquistare qualche velivolo Antoni, poiché i responsabili militari del tempo anziché valorizzare prototipi nazionali si rivolsero sul mercato francese. A nulla valse anche il successivo tentativo dell’armatore Oneto di concedere all’amministrazione militare, a titolo gratuito, il terreno per impiantare una scuola di pilotaggio a fianco di quella già esistente a San Giusto, nella speranza che vedendo volare i velivoli Antoni e con l’approssimarsi ormai dell’entrata in guerra dell’Italia potesse nascere una proficua collaborazione. Anzi, fu l’inizio di una serie di screzi e di incomprensioni che portarono dapprima al divieto per tutti i piloti militari di provare i velivoli Antoni e successivamente alla chiusura d’autorità della scuola civile. Unica consolazione per Oneto fu quella di inserire la propria officina di Pisa nel gruppo di aziende fornitrici del Ministero della Guerra, ottenendo la riparazione e la costruzione su licenza dei velivoli francesi Farman e Blèriot.
La prematura scomparsa nel 1918 dell’armatore Oneto fece approdare a Pisa l’imprenditore genovese Rinaldo Piaggio che rilevò l’officina aeronautica impiantata dagli Antoni. Ciò portò ad una prima separazione tra i due fratelli: Ugo accettò la direzione tecnica del reparto aviazione della SIPE (Società Italiana Prodotti Esplodenti) a Forte dei Marmi dove trasferì alcuni dei suoi velivoli; Guido invece, dopo aver peregrinato nel nord Italia alla ricerca di sostenitori, riuscì a costituire nel 1922 una nuova società, la SIBA (Società Italiana Brevetti Antoni), con sede legale a Firenze ed officina con relativa scuola di pilotaggio sul campo di Coltano, non molto distante da San Giusto.

Superate  non poche difficoltà, tra cui un incidente di volo a Forte dei Marmi che costrinse Ugo a letto per lungo tempo, i due fratelli ripresero a lavorare insieme sul campo di Coltano realizzando due nuovi interessanti velivoli: il biplano Antoni 25 e il biplano a cabina chiusa per trasporto passeggeri Antoni 26 che furono collaudati con successo dal celebre pilota fiorentino Vasco Magrini.
Ma anche questa volta, nonostante la stima e l’appoggio di personalità come Guglielmo Marconi e Gabriele D’Annunzio, i due velivoli rimasero allo stato di prototipi. Proprio il “poeta soldato” in una lettera indirizzata al col. Moizo scrisse a favore di Ugo: “…So che ella protegge e difende ogni sforzo condotto con piena coscienza ed alto favore. Le sarò grato italianamente se vorrà aiutare questo costruttore geniale a vincere i soliti ingombri.”
E di “ingombri” ce ne furono davvero tanti, non ultimo il progressivo deteriorarsi dei rapporti tra i due fratelli fino a quando, nel 1926, Ugo, ormai esacerbato dalle continue azioni di Guido per appropriarsi delle sue invenzioni, abbandonò la SIBA proseguendo da solo i suoi studi ed esperimenti. Fu la fine di ogni rapporto tra i due fratelli che, dopo un ultimo quanto gelido incontro avvenuto a Roma nel 1944, non si videro mai più.
Messo a punto un nuovo e più perfezionato tipo di ala a profilo variabile, Ugo cercò di farlo installare su di un velivolo civile di serie per dimostrare, anche ai più scettici, il miglioramento delle prestazioni ottenibile. Non riuscendo a trovare interlocutori validi in Italia, convinse la società inglese Gloster e nel 1933 si trasferì in Gran Bretagna, dove fondò la società Antoni Safety Aircraft. Le dimostrazioni in volo furono condotte dal pilota Vasco Magrini, utilizzando un monorotore Breda 15 dotato della nuova ala Antoni, e successivamente dal collaudatore della Gloster Stocken, ottenendo in entrambi i casi risultati superlativi.
Purtroppo il sogno di Ugo di veder adottata la sua ala ebbe breve durata e al 33° volo il velivolo, ai comandi di un nuovo pilota inglese, andò distrutto contro un filare di alberi in fondo al campo di Brockwort. Proprio quel giorno era atteso il Ministro dell’Aria inglese per assistere alle prove…
L’inventore pisano gridò subito al complotto e lo stesso fece alcuni anni più tardi, quando il suo Breda 15, ricostruito e collaudato con successo a Guidonia (Roma) nel 1938 da Vasco Magrini e dal cap. Sergio Sostegni, scomparve nel nulla… sul campo romano.
Ugo però non si arrese e tentò ogni altra strada per dimostrare la validità delle sue invenzioni. Nel 1941 presentò tutti i suoi studi al direttore della società Siemens in Italia, ing. Michele Auteri, il quale ne informò tempestivamente la direzione di Berlino. Questa segnalò le invenzioni dell’ Antoni al Ministero dell’Aeronautica del 3° Reich che organizzò subito un incontro a Roma con un loro tecnico. Dopo aver visionato modelli e disegni, il funzionario inviato non ebbe esitazioni nell’affermare che la concezione Antoni era la più interessante e ben studiata tra le oltre cinquemila invenzioni che negli ultimi anni aveva esaminato. Propose ad Antoni di recarsi a Berlino, dove il Ministero dell’Aeronautica stava organizzando un convegno delle più importanti industrie costruttrici di velivoli, in modo da illustrare personalmente le sue invenzioni e concordare una immediata applicazione della sua ala sugli aeroplani di serie allora in costruzione. Tutto era pronto per il viaggio a Berlino quando il precipitare degli eventi bellici vanificò irrimediabilmente questa importante occasione.
Del carteggio con la Luftwaffe trovarono traccia poco dopo gli americani e lo interessò al punto che nell’immediato dopoguerra fecero più volte visita a casa di Ugo Antoni, fotografando e sequestrando disegni e documenti di ogni tipo.
Nel contempo il fratello Guido, resosi conto degli insuccessi a catena delle sue iniziative in campo aeronautico, pensò bene di dedicarsi ad altre attività e sfruttando la laurea ad honorem in ingegneria, soffiata ad Ugo…, divenne imprenditore edile a Firenze dove risiedeva.
Le ultime realizzazioni di una certa rilevanza del geniale Ugo Antoni furono invece nel campo della nautica, con esperimenti riusciti di navigazione subacquea nell’ambito della Mostra d’Oltre Mare di Napoli del 1954.
Quando però nel 1956 apparve sul mercato il caccia imbarcato statunitense F-8 “Crusader”, dotato di un dispositivo alare simile a quello da lui ideato, Ugo si ricordò delle visite fatte dagli ufficiali statunitensi presso la sua abitazione, protestando energicamente perfino con la Casa Bianca, ma senza ottenere alcun risultato essendo ormai scaduto il relativo brevetto.

5b

Su Ugo Antoni scese a quel punto, inesorabile, l’oblio e solo nel 1962, in occasione del cinquantenario del raid Pisa-Bastia, l’inventore venne ricordato almeno nella sua città, potendo tenere una lezione presso l’aula magna della Facoltà di Ingegneria a senato accademico riunito e presso il Comando della 46a Aerobrigata su quello storico aeroporto di San Giusto che aveva fondato nel 1911 con il fratello Guido.
 
Qualche anno più tardi, il 15 novembre 1967 Ugo Antoni si spense nella sua abitazione di Sant’Angelo a Lucca, portandosi con sé quello straordinario bagaglio di entusiasmo e di genialità ma anche di illusioni e di amarezze che avevano caratterizzato la sua luminosa esistenza.

Fonte: centroaeronauticoantoni

Ricerca storica: Roberto Marchetti 

 

 

 

 

 


 

Siluet  Domenico Barduzzi 1 bartalini emilio Siluet Tusini Giuseppe 2 pardi francesco
On. Gen. Francesco Villani  
Dal 25 agosto 1888 al 1889
 Prof. Domenico  Barduzzi 
Dal 1889 al  marzo1894
 Ten. Col. Emilio Bartalini  
Dal marzo 1894 al 1910
(Foto da verificare)
 Prof. Dario  Bocciardo 
Dal 1910 al 1912
  Prof. Giuseppe Tusini  
Dal 1912 al 1917
 
 
  Prof. Francesco Pardi  
Dal 1917 al 1925
 
 
⟐ Pistoia 16 giugno 1827
⨢ Marina di Pisa
  23 settembre 1902
 
⟐ Brisighella 5 agosto 1847
⨢ Siena 27 febbraio 1929
 
⟐ -
⨢ -
 
⟐ Genova 24 febbraio 1872
⨢ Pisa 1919 (Da verificare)
 
⟐ Sarzana 8 marzo 1866
⨢ Milano 23 maggio 1940
 
⟐ Trujillo (VE) 6 aprile 1869
⨢  Pisa  9 dicembre 1942
 
           
Siluet Pietro Feroci  Aldo Marcozzi 1  Siluet  pardi francesco 1 Siluet 
10° 11° 12°
Prof. F.  Nanetto 
(Da verificare) 
Dal 1925
al 7 febbraio 1931
Grand. Uff. Pietro Feroci  
Dal 8 febbraio 1931
al 30 luglio 1935
Prof. Aldo  Marcozzi 
Dal 30 settembre 1935
al 10 maggio 1939
Prof. Carlo Maracarli  
Dal 11 maggio 1939
al 13 giugno 1940
Prof. Francesco  Pardi 
Dal 14 giugno 1940
al 3 dicembre 1942
Prof. Alberto  Marrassini 
Dal 10 dicembre 1942
al 31 agosto 1943
⟐ -
⨢ -
 
⟐ Pisa 17 gennaio 1866
⨢ Pisa 14 luglio 1937
 
⟐ Roma 13 dicembre 1898 
⨢ -
⟐ Bagni di S. Giuliano
   8 agosto 1882 
⨢ -
⟐ Trujillo (VE) 6 aprile 1869
⨢  Pisa  9 dicembre 1942
 
⟐ Pisa 2 novembre 1875
⨢ Pisa 31 agosto 1943
 
           
Siluet  Siluet  Siluet  Arnaldo Dello Sbarba 1  quaratesi castello  Siluet
13° 14° 15° 16° 17° 18°
Cav. Dott. Renato Falconcini 
Dal 01 settembre 1943
al 12 dicembre 1944
(dati da verificare)
Prof. Vincenzo  Rossi 
Dal 13 dicembre 1944
al 28 giugno 1949
Avv. G. Brunori 
Vice Presidente reggente
dal 29 giugno 1949
al 20 novembre 1949
On. Cav. Gr. Croce
Avv. Arnaldo Dello Sbarba 
Dal 21 novembre 1949
al 28 gennaio 1958
March. Avv. Castello Quaratesi 
Dal 28 marzo 1958
al 7 febbraio 1963
Gen. Brig. C.C. (A) Avv. Carlo  Cagiati 
Dal 2 aprile 1963
al 25 agosto 1970
⟐ -
⨢ -
 
 
⟐ Maddaloni 6 febbraio 1890
⨢ Pisa il 28 giugno 1949
 
⟐ -
⨢ -
 
⟐ Volterra, 12 agosto 1873
⨢ Pisa 28 gennaio 1958
 
⟐ Roma 15 luglio 1895
⨢ Pisa 7 febbraio 1963
 
⟐ Roma 4 novembre 1894
⨢ Pisa 2 marzo 1981
 
           
 supino roberto Renato Tortorella 1  Antonio Cerrai       
19° 20°   21°      
Avv. Roberto  Supino 
Dal 26 agosto 1970
al 10 settembre 1975
Cav. Gr. Croce Avv. Renato Tortorella 
Dal 11 settembre1975
al 10 gennaio1998
Cav. Uff. Antonio Cerrai 
Dal 11 gennaio 1998
     
⟐ Pisa 7 giugno 1904
⨢ Pisa 31 dicembre 1987
⟐ Tricase (LE)
   23 febbraio 1922
⨢ Pisa 24 gennaio 2014
⟐Cascina 4 gennaio 1963        
           

 

 

Bibliografia

Emilio Avv. Prof.  Bianchi, La Croce Rossa Italiana. Il suo Passato e il suo Avvenire, Conferenza pubblica tenuta nel R. Teatro Ernesto Rossi il 16 giugno 1889, Pisa, Tipografia T. Nistri e C,  s.d.,
Ministero per i Beni e le Attività culturali Biblioteca Universitaria di Pisa, Un secolo di associazionismo nel territorio pisano (1850-1950), Pisa, Edizioni ETS,  2000.
Vasco Galardi, La storia cronologica della CRI nella provincia di Pisa; dal 12 maggio 1820 all 23 dicembre 2000, Casciana Terme, Tipografia Fracassi, 2001. 
Antonio Cerrai e Giuseppe A. Cacciatore, Storia del Comitato di Pisa di , nella raccolta “Storia della Croce Rossa in Toscana dalla nascita al 1914. I. Studi” a cura di Fabio Bertini Costantino Cipolla Paolo Vanni, Milano, Edizioni Franco Angeli, 2023.
 
 

 

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